Nuovo appello di Benedetto XVI per la pace in Medio Oriente: Gaza abbandonata a se
stessa
Mai più guerra e violenza in Terra Santa. L’udienza ai membri della Roaco, la Riunione
delle Opere in Aiuto delle Chiese Orientali, ha offerto questa mattina a Benedetto
XVI l’occasione per riflettere su uno dei punti nevralgici del pianeta, il Medio Oriente,
dove il destino della Chiesa locale è strettamente intrecciato con le vicissitudini
del conflitto israelo-palestinese. Con molta schiettezza, il Papa si è soffermato
sulla situazione della Striscia di Gaza e sul fenomeno degli immigrati, chiedendo
sia affrontato con “competenza” e grande solidarietà. Il servizio di Alessandro
De Carolis.
Primo, evitare
tutto ciò che inutile. Secondo, analizzare con “sobrietà” la situazione - che sia
la crisi economica mondiale, il dramma degli immigrati o il conflitto infinito in
Medio Oriente - per poi intervenire sui bisogni reali, la cui soluzione rappresenta
la prima pietra della pace. E’ la concretezza a caratterizzare in larga parte il discorso
del Papa alla Roaco, un insieme di agenzie ecclesiali che fanno dell’azione solidale
tra i cristiani dell’Oriente del mondo la loro cifra missionaria. I luoghi dove la
fede cristiana è diventata storia sono stati al centro dei pensieri di Benedetto XVI
che - parlando in quattro lingue - ha ricordato il pellegrinaggio di un mese e mezzo
fa e i suoi “molti momenti di grazia, quando - ha detto - ho potuto incoraggiare e
confortare la comunità cattolica in Terra Santa, esortando i suoi membri a perseverare
nella loro testimonianza - una testimonianza riempita dalla fedeltà, dalla celebrazione,
e, a volte da grandi sofferenze”: “I renew my prayer and
my appeal… Rinnovo la mia preghiera e il mio appello perché non vi
sia più guerra, non più violenza, non più ingiustizia. Desidero assicurarvi che la
Chiesa universale resta al fianco di tutti i nostri fratelli e sorelle che vivono
in Terra Santa”. Poco prima, parlando della conclusione
ormai imminente dell’Anno Paolino, il Papa aveva ribadito che la carità “è la fonte
feconda di tutto il servizio nella Chiesa, la sua misura, il suo metodo e la sua verifica”.
Un metro sul quale, ha proseguito, la Roaco e la Congregazione per le Chiese Orientali
fondano le loro iniziative, pensate per dare “sostegno spirituale e materiale”
alla vita ecclesiale nei Paesi d’Oriente. Tuttavia, ha obiettato Benedetto XVI, questo
“movimento di carità” che dal Papa cerca di giungere alle comunità più piccole e lontane
non è esente dal dovere del raziocinio, di un’organizzazione curata e lungimirante
capace di cogliere, ha sostenuto, le giuste priorità”: “Aus
dem Geist des Glaubens... In spirito di fede, con analisi competenti
e la dovuta sobrietà si possono correggere delle decisioni inutili e si possono affrontare
i bisogni attuali; per esempio la situazione dei rifugiati e dei migranti, un problema
soprattutto nelle Chiese Orientali, e la ristrutturazione della Striscia di Gaza,
che è ancora abbandonata a se stessa, dove si deve anche tenere conto della legittima
preoccupazione dello Stato di Israele per la sua sicurezza”. Poi,
un nuovo pensiero all’Anno Sacerdotale. “Mi preme raccomandarvi - ha affermato il
Pontefice - di considerare col massimo favore la cura dei sacerdoti e il sostegno
ai seminari. “Quando - ha soggiunto - venerdì scorso, solennità del Sacratissimo Cuore
di Gesù, ho inaugurato questo singolare anno giubilare”: “Ho
affidato al Cuore di Cristo e della Madre Immacolata tutti i sacerdoti del mondo,
con un pensiero speciale per quelli che in Oriente come in Occidente stanno vivendo
momenti di difficoltà e di prova. Colgo la presente occasione per chiedere anche a
voi di pregare per i presbiteri. Vi domando di continuare a sostenere anche me, Successore
dell’apostolo Pietro, perché possa svolgere appieno la mia missione al servizio della
Chiesa universale”.