Iran: Ahmadinejad contro Obama. La protesta non si ferma
“Chi è dietro ai brogli elettorali è responsabile del bagno di sangue”. È quanto scrive
l'ex candidato moderato alle presidenziali iraniane, Mussavi, nel suo sito. A Teheran
resta alta la tensione, dopo le manifestazioni di ieri che hanno provocato la morte
di diverse persone. Il Parlamento dell’Ue esprime la sua “forte protesta e condanna
della repressione dei manifestanti da parte delle autorità iraniane”. Da parte sua,
il presidente rieletto, Ahmadinejad, attacca apertamente il presidente americano.
Il servizio è di Salvatore Sabatino:
“Barack Obama è come Bush, pretendo
delle scuse dagli Stati Uniti”. L’affondo del presidente iraniano Ahmadinejad nei
confronti di Washington è senza appello. Il capo della Casa Bianca, insomma, è caduto
– per il leader conservatore - nella trappola dell’Europa, accusata di aver
inasprito i toni di condanna verso Teheran subito dopo le elezioni. Ribadito, dunque,
il concetto del complotto, che nei giorni scorsi aveva indotto il ministro degli Esteri
iraniano Mottaki ad attaccare apertamente la Gran Bretagna, con l’accusa di aver organizzato
le manifestazioni di piazza. Obama, dal canto suo, aveva scelto la strada della prudenza,
lasciata solo di fronte alle violenze degli ultimi giorni, che hanno provocato oltre
20 morti, almeno secondo fonti ufficiali. Intanto le contestazioni continuano: questa
mattina i leader dell'opposizione riformista iraniana hanno annunciato che, nonostante
la repressione violenta, andranno avanti nella protesta, per contestare la legittimità
del risultato elettorale che ritengono sia viziato da brogli. Da segnalare, infine,
che il leader dell'opposizione iraniana, Mir Hossein Mousavi, ha detto di aver
ricevuto delle pressioni perché ritiri la sua richiesta di annullamento dei risultati
delle elezioni presidenziali.
Le grandi manifestazioni
di protesta degli ultimi giorni in Iran hanno colto di sorpresa anche i più attenti
osservatori. Ma chi sono questi manifestanti? Fabio Colagrande lo ha chiesto
ad Antonello Sacchetti, grande conoscitore dell’Iran ed autore di numerose
pubblicazioni sulla Repubblica Islamica: R.
– Credo tutte le persone che ovviamente hanno votato per Moussavi, che sono state
tantissime; probabilmente sono state più di quel 32% che stabilisce il dato ufficiale
delle elezioni. Sono le persone che probabilmente appartengono a certi ceti: soprattutto
urbani e sociali. Vengono soprattuto da Teheran nord, cioè la parte più ricca e benestante
della città, anche quella più istruita, che ha uno stile di vita molto differente
dalle persone che hanno forse sostenuto altri candidati, soprattutto Ahmadinejad.
Credo che però sia anche un popolo molto composito questo delle manifestazioni: ci
sono, all’interno, sicuramente quelle persone scontente per il voto, gli oppositori
tout court, persone che sono schierate contro questo sistema politico. In questo momento
è anche un po’ difficile capire esattamente come si sta svolgendo questa cosiddetta
“onda verde”.
D. – Guardiamo invece all’altro fronte, a coloro che stanno
reprimendo queste proteste di piazza a Teheran. Da una parte le forze di resistenza,
dall’altra i guardiani della rivoluzione; chi sono queste milizie?
R.
– Sono le milizie nate proprio subito dopo la rivoluzione. L’Iran non aveva una tradizione
militare nella sua storia; molto spesso era ricorsa a truppe straniere. La rivoluzione
ha fatto questo, ha cioè creato delle milizie popolari, volontari, e sono quelle che
poi hanno combattuto moltissimo negli otto anni di guerra con l’Iraq. Queste milizie
– la maggior parte è composta da persone provenienti dagli strati sociali più bassi
– esprimono, però, in questo momento, un fronte generazionale; per queste persone
l’ascesa al potere di Ahmadinejad ha rappresentato il culmine, il traguardo di un
percorso politico.