Corte dei Conti: in Italia la corruzione è una tassa da oltre 60 miliardi di euro
La Commissione Europea ha deciso di deferire l'Italia, insieme con Australia, Irlanda
e Spagna, alla Corte di Giustizia Europea per non aver recepito la direttiva sulla
revisione dei conti. La normativa impone a tutti gli Stati membri di istituire sistemi
esterni di controllo della qualità, nonchè il controllo pubblico sulla professione
di revisore contabile. Sempre oggi il procuratore generale della Corte dei Conti,
Furio Pasqualucci, nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio
2008, ha affermato che il fenomeno della corruzione all’interno della Pubblica Amministrazione
“è rilevante e gravido di conseguenze”. Si tratta di una vera e propria “tassa immorale
e occulta”. Secondo il procuratore è più che ragionevole temere che il suo impatto
sociale “possa incidere sullo sviluppo economico del Paese anche oltre la stima effettuata
dal Servizio anticorruzione del ministero della Pubblica Amministrazione nella misura
prossima a 50-60 miliardi di euro all’anno”. L'evasione fiscale è “un vero e proprio
tesoro che ove acquisito all'erario risolverebbe non pochi problemi consentendo una
sollecita riduzione del debito, una riduzione della pressione fiscale e un incremento
delle spese in conto capitale tale da rilanciare l'economia”, afferma ancora il procuratore
generale della Corte dei Conti. Il presidente di sezione della Corte dei Conti, Gian
Giorgio Paleologo, nella relazione sul rendiconto generale dello stato per il 2008
ha sottolineato poi come durante lo scorso anno sia “aumentato in misura consistente
il gettito delle addizionali regionali e comunali (rispettivamente del 10,6% e del
21,6%) nonostante il rallentamento del ciclo economico”. (A.L.)