2009-06-24 14:52:12

Sussidio dei vescovi di Abruzzo e Molise per vivere con fede il tempo del terremoto


Offrire ai fedeli delle “schede per la riflessione personale e comunitaria” che aiutino a “vivere con fede il tempo del terremoto”. Sono queste le ragioni che hanno spinto la Conferenza episcopale abruzzese-molisana a realizzare, in collaborazione con la Caritas, un sussidio intitolato “Il Dio Vicino”, che sarà distribuito a partire da domani a tutte le diocesi della Regione ecclesiale. “Uno strumento – si legge nell’introduzione - già utilizzato dopo il terremoto del 1980 in Irpinia e che l’Ufficio catechistico regionale ha deciso di riproporre per riflettere alla luce della Parola di Dio sul sisma che ha devastato L’Aquila e molte parti dell’Abruzzo”. Ciascuna scheda comprende tre punti: i fatti, il confronto e l’azione. Il sussidio vuole essere, uno strumento di riflessione sulla Parola ma anche su come affrontare i tempi della ricostruzione. Le tematiche si raggruppano intorno a tre momenti: il terremoto, l’emergenza e la ricostruzione. “Di fronte al terremoto molti - credenti e non credenti - si sono chiesti: «Dov’era Dio quella notte? Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente?». È questa “antica e sempre nuova domanda sul dolore, specialmente sul dolore innocente” che apre il sussidio “Il Dio Vicino” realizzato dalla Ceam. “Una domanda – si legge - che è risuonata anche sulle braccia della croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34). La risposta è certo avvolta dal silenzio e dalla discrezione ma la Parola di Dio ci spinge ad andare oltre la domanda del Crocifisso, ad accompagnare ancora la sua storia verso l’ora luminosa della Pasqua”. Da qui l’invito rivolto alle comunità a “esercitarsi nella scoperta dei Suoi segni, partecipando alla sofferenza degli altri verso una sofferenza attiva”. Senza però dimenticare come il numero delle vittime sia stato “accresciuto da una serie di cause dovute certamente all’egoismo e alla mano dell’uomo”. Il sussidio si sofferma anche su uno dei principali problemi che sta emergendo nelle zone colpite dal sisma: la disgregazione di comunità e paesi. “Nell’ora dell’emergenza – scrivono - contro il rischio della disgregazione, che è il risultato dell’isolamento egoistico e del disimpegno rispetto ai problemi altrui, la carità cristiana significa comunione e corresponsabilità. Chi si isola per pensare a sé e risolvere solo i propri problemi è come un membro del corpo che volesse funzionare senza l’armonia con tutti gli altri”. In un contesto in cui la realtà è difficile e “le avverse condizioni climatiche - col freddo, col caldo - hanno reso difficoltosa la vita nelle tende alcuni fuggono da questa realtà, e altri sono tentati di guardare al futuro con avidità” ma seppur nell’emergenza il “cristiano deve ricordare che è l’uomo della speranza”, fuggendo la tentazione della disperazione, per la quale il male presente è talmente grande, da schiacciare ogni possibilità di risurrezione e di vita”. Da evitare è anche la tentazione della temerarietà “l’atteggiamento di chi specula sull’emergenza a proprio vantaggio”. Contro questa presunzione la speranza cristiana diventa “non solo appello a confidare in Dio, ma protesta contro calcoli utilitaristici che distruggono la comunione”. Il sussidio della Ceam mette in guardia i fedeli da una ricostruzione che “non sia solo materiale” in cui si riflettono “i proprio modi di vivere i valori”. Da qui l’invito ai cristiani impegna­ti nella ricostruzione a perseguire come obiettivo primario “la ricostruzione della comunità, che abbia reali possibilità di vita e in cui ciascuno ritrovi se stesso. (R.P.)







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