Messico: i vescovi di Acapulco chiedono giustizia per l’uccisione di un sacerdote
e due seminaristi
Per i quattro vescovi della provincia di Acapulco, in Messico, la “violenza che regna
in alcune regioni dello Stato di Guerrero tocca soprattutto gente innocente”. Così,
dopo l’uccisione lo scorso 13 giugno di un sacerdote, padre Habacuc Hernández Benítez
e due seminaristi, Eduardo Oregón e Silvestre González, si esprimono i presuli della
famosa città di Acapulco, arcivescovo Felipe Aguirre Franco e gli altri vescovi Chilpancingo-Chilapa,
Ciudad Altamirano e Tlapa. I vescovi osservano che questa violenza ha un’origine precisa:
“Il crimine organizzato che si è praticamente costituito come un potere” autonomo
e che “semina insicurezza e paura tra la popolazione”. Ricordando che il 5 luglio
la nazione messicana dovrà eleggere i deputati del Congresso federale, i presuli ribadiscono
l’importanza di affrontare ora, durante la campagna elettorale il tema della sicurezza
per ottenere dai candidati gli impegni necessari. Fra questi si sottolinea una lotta
alla criminalità che sia “integrale”, e cioè che tenga conto non solo della componente
repressiva e preventiva, “ma anche di quella che riguarda i diritti umani”, “il contrasto
della corruzione, l’attenzione ai problemi economici dei messicani”, e soprattutto,
“l’educazione nei valori necessari per una sana convivenza sociale”. Nell’affrontare
anche la questione dell’impunità i presuli ripetono ancora una volta che si attendono
dalle autorità, in merito alla morte del sacerdote e dei seminaristi, un’inchiesta
seria e trasparente anche perché, come scrive la stampa locale in questi giorni, in
realtà le tre persone uccise furono in pratica giustiziate alle spalle mentre transitavano
a bordo di un piccolo veicolo in un settore dove i narcotrafficanti la fanno da padrone.
La difesa della vita, si ricorda, è il supremo valore comune che tutti devono difendere
e dunque ogni cittadino si deve sentire responsabile, in un periodo di elezioni, ad
esprimere la propria opinione al riguardo. E’ una questione di “responsabilità cittadina”,
spiegano i vescovi dello Stato di Guerrero e poi aggiungono: “Questa responsabilità
si espleta con la partecipazione matura nelle prossime elezioni federali cominciando
per una adeguata analisi della diverse proposte dei candidati e dei partiti”. Infine,
i vescovi rilevano che i livelli di corruzione sono talmente alti che le stesse autorità
della nazione che combattono questo fenomeno rischiano in prima persona e perciò,
precisano, occorre che la Chiesa approfondisca nell’ambito laicale la formazione
a partire della dottrina sociale: “si tratta, concludono i presuli, di aprire alla
speranza e al servizio del bene comune i giovani che delusi non credono nella politica
e che per la stessa ragione si sottraggono allo sviluppo e alla partecipazione”. (A
cura di Luis Badilla)