Il cardinale Sandri all'incontro della Roaco: i cristiani restino in Terra Santa come
testimoni del passaggio del Signore in mezzo a noi
La situazione dei cristiani in Terra Santa e il viaggio apostolico compiuto da Benedetto
XVI dall’8 al 15 maggio scorsi in Giordania, Israele e Territori Palestinesi sono
stati i temi al centro, questa mattina, dell’incontro della Roaco, in corso a Roma.
Il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa - ha spiegato il cardinale Leonardo
Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - si è distinto per “l’incontro
con la Chiesa locale” ed è stato caratterizzato dall’esortazione rivolta ai cristiani
a rimanere quali “pietre vive laddove tutto parla del passaggio del Redentore”. Durante
l’odierno incontro della Roaco, comitato che riunisce le Opere di aiuto alle Chiese
Orientali, è stata anche ribadita l’importanza del sostegno ai cristiani di Terra
Santa, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco, il cardinale Leonardo
Sandri:
R. – Quest’anno
abbiamo scelto, come tema, la Terra Santa e la Bulgaria. Particolare attenzione è
riservata ovviamente al viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa nel mese di maggio
e soprattutto ai suoi discorsi, ai suoi interventi. Il Papa ha portato la Terra Santa
in una maniera molto più specifica all’attenzione di tutti i cattolici del mondo,
di tutti i cristiani. Quindi noi vogliamo – alla luce dei suoi discorsi – rinnovare
ancora l’impegno di vicinanza e di solidarietà con i nostri fratelli che vivono nella
terra del Signore. D. – Come si può rinvigorire quest’impegno? R.
– Occorre che tutta la Chiesa metta in pratica una grande generosità e carità, affinché
tutti questi nostri fratelli, che oggi stanno purtroppo lasciando la terra del Signore,
rimangano come testimoni viventi del Suo passaggio in mezzo a noi. D.
– Testimoni viventi ed anche ponti per promuovere la pace…
R. – Se c’è
la parola di Gesù, cioè se ci sono cristiani – i cristiani sono la parola vivente
di Gesù - c’è lì la radice della pace. Gesù è venuto a noi come principe della pace
a portare la pace e ad unire tutto quello che era diviso. E’ venuto ad abbattere tutti
i muri che separano gli uomini.
Sostenere la comunità cattolica significa
garantire a tutta la Terra Santa un indispensabile contributo nel presente e nel futuro.
Offrire specialmente ai giovani adeguate condizioni di abitazione, formazione e lavoro
vuol dire difendere la dignità di tutti. Per far attecchire il seme di una società
nuova in Terra Santa si deve anche promuovere un autentico dialogo tra cristiani,
ebrei e musulmani, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco il Patriarca
di Gerusalemme dei latini, mons. Fouad Twal:
R. – Credo
che nessuno sia disposto a preparare le valige e a partire con un popolo: né l’israeliano,
né il palestinese, né il musulmano, né il cristiano. Noi siamo invitati a vivere insieme.
Sarebbe meglio vivere nel segno del dialogo, della collaborazione, del rispetto piuttosto
che affrontare altri mesi di conflitto, di violenza. La Chiesa è sempre stato un elemento
di pace, di collaborazione, di pacificazione. Speriamo di poter andare avanti con
questa missione. D. – Un “dialogo di vita” che emerge particolarmente
nel settore della formazione… R. – Specialmente in Giordania
e in Palestina, noi che viviamo con i musulmani vediamo che le nostre scuole diventano
luoghi di dialogo, di vita, quando i giovani giocano e studiano insieme. Attraverso
i giovani siamo in contatto con le famiglie musulmane, quelle stesse famiglie che
vengono da noi con tanta fiducia. Questo è il metodo più sicuro per preparare – anche
dopo vent’anni – le persone a conoscersi, a rispettarsi, ad amarsi. L’insegnamento
offerto dalla scuola cattolica non deve essere uno scopo in se stesso, ma un mezzo
per trasmettere i nostri valori di rispetto, dignità, dialogo attraverso i giovani. D.
– Un altro strumento per aiutare i giovani è quello di costruire case, comprare abitazioni
da destinare ai cristiani… R. – Questi sforzi servono a limitare,
frenare l’immigrazione: tante giovani coppie non possono neanche celebrare il loro
matrimonio o creare una famiglia, perché non dispongono neanche dei mezzi per costruire
una casa. Noi, attraverso l’aiuto di queste organizzazioni, possiamo assicurare un’abitazione
per le giovani coppie cristiane. E’ questo uno dei tanti mezzi per dare speranza ai
giovani ed evitare o limitare il fenomeno dell’immigrazione. D.
– Quali frutti hanno portato la visita del Santo Padre in Terra Santa ed il discorso
del presidente statunitense Obama al Cairo? R. – Sono due eventi
che possono cambiare la situazione attuale, come anche il futuro. La visita del Santo
Padre ha seminato tanto. Ha seminato pace, dialogo e riconciliazione. Speriamo di
poter raccogliere questi frutti in futuro, per il bene di tutti gli abitanti e per
il bene della pace in Terra Santa. D. – Anche il discorso di
Obama può rivelarsi fruttuoso... R. – Obama è venuto dopo il
Santo Padre per parlare dell’ipotesi di due Stati: ormai l’idea è stata lanciata e
farà il suo cammino. Forse ci arriveremo, e speriamo, un giorno, di poter beneficiare
della pace di due Stati uno accanto all’altro.