2009-06-21 14:36:17

La piaga della fame nel mondo e quella della crisi economica: i poveri gridano aiuto. Intervista con Sergio Marelli


A soffrire la fame nel mondo è oltre un miliardo di persone, un sesto della popolazione del pianeta. Le stime rese note nei giorni scorsi dalla Fao, l’agenzia Onu per l’agricoltura e l’alimentazione, lanciano un drammatico allarme alla solidarietà internazionale: in un anno, il numero delle persone che patiscono per la fame è aumentato di cento milioni e se non s’interverrà in maniera concreta la cifra è destinata a salire ancora. La stessa Banca Mondiale stima che entro il 2015 moriranno di fame da 200 a 400 mila bambini in più all’anno. Il commento di Sergio Marelli, presidente di Focsiv, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. - Per la seconda volta consecutiva negli ultimi cinque anni, la Fao incrementa di 100 milioni alla volta il numero delle persone che soffrono la fame, e questo mentre la comunità internazionale ed i governi continuano a sostenere di perseguire le politiche per il raggiungimento degli "Obiettivi del millennio" che - ricordo a tutti - nel loro primo obiettivo hanno invece proprio quello di dimezzare il numero degli affamati. Quindi, è un dato di grande preoccupazione ed è anche un dato che dovrebbe far riflettere molto sul fatto che, in un solo anno, 100 milioni di persone sono cadute in questa nuova schiavitù della fame. Penso che è un dato che dovrebbe imporre un grande cambiamento della politica internazionale.

 
D. - Tuttavia, anche il rapporto della Fao sottolinea l’effetto negativo giocato dalla crisi economica globale su questa situazione...

 
R. - E’ fuori dubbio. Questa crisi economica - che è l’ultima di una serie iniziata con quella dei cambiamenti climatici e poi continuata, soprattutto nel 2007-2008, con l’impennata dei prezzi delle derrate agricole e dei prodotti alimentari - ha sicuramente colpito, in maniera straordinaria, soprattutto i Paesi poveri. E’ per questo che, nonostante qualcuno dicesse e sostenesse che non ci sarebbe stato un effetto della crisi finanziaria sulle popolazioni povere, questi dati dicono il contrario e soprattutto impongono che oggi bisogna investire proprio su quelle popolazioni, in cooperazioni internazionali, se non si vuole che questa spirale della fame e della povertà domani, e non ho dubbi, abbia anche delle ripercussioni sulle economie ricche dei nostri Paesi. Un dato per tutti: assieme all’aumento del numero delle persone che soffrono la fame, tutti stiamo assistendo anche ad un’impennata del numero delle persone costrette a migrare da queste situazioni che ormai non sono più vivibili.

 
D. - Lo scorso anno, proprio qui a Roma, al World Food Summit, c’erano state grandi promesse di finanziamenti e d’investimenti nel contrastare la povertà, soprattutto nel settore dell’agricoltura, da parte degli Stati. Come mai, questi finanziamenti alla fine ancora non sono arrivati?

 
R. - Intanto, va ricordato che gli impegni assunti all’ultimo vertice mondiale dell’alimentazione erano ben inferiori di quanto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, aveva richiesto; egli chiedeva a quel vertice 10 miliardi di dollari, ma ne sono stati impegnati meno della metà. Ed oggi soprattutto ne sono stati stanziati, per quest’iniziativa, un solo miliardo; iniziativa sostenuta in modo particolare dall’Unione Europea proprio per far fronte a questa crisi alimentare, a questa risorgenza del fenomeno della fame.







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