Rinviato per ora lo sfruttamento dell’Amazzonia peruviana. Su proposta dell’esecutivo
di Lima, guidato dal presidente Garcia, il parlamento ha approvato ieri la revoca
di due decreti legge che avrebbero consentito l’utilizzo delle risorse naturali, da
parte di varie multinazionali, di terre dove vivono alcune tribù indigene che le considerano
sacre. Il voto è arrivato dopo settimane di violente manifestazioni degli indios,
alle quali si sono opposte le forze dell’ordine, durante le quali vi sono state anche
numerose vittime. Sugli interessi internazionali che si stanno giocando in Amazzonia,
Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente Gianluca Franchillucci,
impegnato proprio nella regione con l’organizzazione non governativa “Perigeo Onlus”:
R. – L’Amazzonia
è aggredita dalle multinazionali del legname, dai narcoterroristi, e sta scomparendo
a ritmi vertiginosi. Le comunità locali stanno in tutti i modi cercando di difendersi
da questa aggressione, dicendo che “ciò che difendiamo noi è utile per tutto il mondo”.
Purtroppo si tratta di una battaglia impari, perché, da quello che sappiamo noi, gli
interessi economici sull’Amazzonia sono talmente grandi che difficilmente verrà fermato
questo sfruttamento.
D. – Quindi c’è il rischio che
culture autoctone scompaiano per sempre?
R. – Sì,
anche le culture autoctone stanno scomparendo a ritmi vertiginosi, purtroppo. Tutti
i popoli tribali di quest’area sono minacciati e non c’è nessuna volontà - tranne
quella di pochissimi missionari, di poche altre persone - di difenderli. La speranza
è che non cali l’attenzione su questa parte del pianeta così importante.
D.
– In questa situazione, qual è l’apporto dei missionari che operano in loco?
R.
– Ho incontrato vari missionari francescani che stanno proprio tentando di contribuire
fattivamente a questa difesa. In particolare, c’è uno di loro che sta aiutando le
comunità del Rio Tambo a difendere la propria terra, i propri diritti. Altri religiosi
stanno lavorando con le comunità native in un’ottica di pace, perché la situazione
è veramente molto tesa. Quindi, i missionari francescani stanno facendo da mediatori
tra le parti, però con un intento chiaro in difesa della terra, dell’Amazzonia e dei
nativi. Noi speriamo veramente che la situazione si normalizzi, perché abbiamo visto
che gli indios sono pronti a tutto, pronti anche a morire per la loro terra.
D.
– Che cosa rappresenta l’Amazzonia, non solo come patrimonio naturale, ma anche culturale?
R.
– L’Amazzonia, oltre che un patrimonio ambientale, indispensabile per la vita del
mondo, perché è veramente il “polmone della Terra”, rappresenta l’umanità più antica,
rappresenta un modo di comprendere la natura e rappresenta anche, per noi cattolici
– così per me che vivo quest’esperienza – una frontiera molto importante, perché qui
c’è veramente tanto bisogno di pace, di considerazione, ed i popoli nativi hanno tanto
bisogno di qualcuno che li aiuti in questo confronto con l’aggressione: perché è stata
proprio un’aggressione, quella che è avvenuta in questi ultimi 500 anni, da parte
del mondo occidentale. Dopo tante ingiustizie, dopo tante stragi, tanti genocidi,
io penso che dobbiamo qualcosa a questa gente, che dobbiamo iniziare a difenderli
seriamente non solo a parole ma con i fatti.