Khamenei legittima la vittoria di Ahmadinejad. Proteste vietate
C’era grande attesa in Iran, nel venerdì di preghiera islamico, per quanto avrebbe
detto l’ayatollah, Alì Khamenei. E la guida spirituale della Repubblica islamica,
in un lungo discorso, ha dato il suo assenso alla riconferma elettorale del presidente
Ahmadinejad, duramente contestata dai sostenitori dell’altro candidato Mir Hosni Mussavi.
Intanto, la manifestazione in favore di Mussavi, prevista domani a Teheran, non è
stata autorizzata. Lo ha sottolineato oggi il prefetto della capitale, Morteza Tamaddon,
citato dall'agenzia Isna. Il servizio di Giancarlo La Vella:
“Il popolo
iraniano ha scelto colui che voleva come presidente”. Questa la lapidaria affermazione
della guida spirituale sciita, Ali Khamenei, nel giorno che si attendeva come il momento
risolutivo del violento confronto postelettorale che sta infiammando il Paese e nel
quale i sostenitori di Mussavi continuano ad affermare l’inattendibilità del voto
che avrebbe danneggiato il proprio candidato a vantaggio del presidente uscente Ahmadinejad.
L’ayatollah ha inoltre detto che tutti e quattro i candidati alla presidenza
fanno parte del sistema islamico e di non aver mai preso posizione per alcuno di loro.
Ali Khamenei ha poi chiamato tutti gli iraniani all’unità di fronte agli attacchi
di tutti quei nemici – così li ha definiti – che approfittano delle manifestazioni
che giornalmente si stanno svolgendo dal 12 giugno scorso per attaccare l’Iran. L’esclusione
di qualsiasi broglio elettorale rappresenta, dunque, una sorta di investitura ufficiale
per Ahmadinejad, di fronte alla quale ora i manifestanti dovranno assumersi la responsabilità
degli eventuali disordini che dovessero accadere in futuro. Se ci sono dubbi sull'esito
del voto, ha detto ancora l’ayatollah, la questione va risolta in base alla legge.
Non accetteremo azioni che vanno contro la normativa vigente.
Sul
discorso pronunciato dalla massima autorità iraniana, l’ayatollah Alì Khamenei, durante
la tradizionale preghiera del venerdì, Salvatore Sabatino ha chiesto un commento
al giornalista iraniano Bijan Zarmandili, analista politico della rivista di
geopolitica "Limes":
R. – L’ayatollah
Khamenei ha sottolineato la vittoria elettorale da parte di Ahmadinejad, vittoria
che, lui sa benissimo, è contestata da gran parte del Paese. Quindi, attribuire la
vittoria elettorale ad Ahmadinejad radicalizza questo movimento e a questo punto davvero
nascono anche altri problemi, nel senso che lo scontro, il braccio di ferro, non si
sa quale esito potrà avere.
D. – Khamenei ha anche
parlato di nemici che vogliono minare la fiducia del popolo nel sistema islamico,
creando dubbi sulle elezioni. A chi si riferiva?
R.
– Si può intuire di nuovo l’America, l’Inghilterra qualche volta, Israele: quelli
che tradizionalmente sono considerati nemici della Repubblica Islamica. Sapendo che
davvero questa volta è qualcosa che ha un sapore autenticamente nazionale, è strumentale
dire che ci sono dei nemici esterni.
D. – Il discorso
di Khamenei era molto atteso da tutti gli osservatori. Si è schierato, dunque, di
fatto, con Ahmadinejad. Quali possono essere a questo punto le reazioni internazionali?
R.
– Io ho l’impressione che per lo meno alcuni interlocutori essenziali della Repubblica
islamica, a cominciare dall’amministrazione di Obama, ancora aspettino prima di entrare
nel merito della questione, in un modo più ampio, più preciso, con maggiore chiarezza,
perché davvero la situazione non è chiara, e l’America, soprattutto, non vuole perdere
la possibilità dell’apertura di un dialogo, perché l’apertura di un dialogo con la
Repubblica islamica rientra nella strategia del presidente Obama.