I leader religiosi al G8: ripartire dai valori spirituali per affrontare le emergenze
del XXI secolo
“In un momento di crisi economica che fa crollare molte sicurezze avvertiamo in modo
ancora più acuto il bisogno di un orientamento spirituale”: è l’esortazione contenuta
nel documento finale dei 129 partecipanti al IV Summit dei leader religiosi che si
è concluso ieri a Roma. Il documento verrà consegnato ai leader politici che si riuniranno
all’Aquila dall’8 al 10 luglio per il Vertice del G8. Il servizio di Giovanni Ruggero:
Con rispetto
e deferenza, gli uomini e le donne di fede si rivolgono ai potenti della terra. Le
religioni vogliono aggiungere la loro voce. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della
Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Cei - che ha organizzato il vertice
- spiega che il compito delle religioni non è quello di indicare ricette; tuttavia
l’incontro dei leader vuole dire a tutti gli uomini della politica, dell’economia
e della cultura, che c’è bisogno di una risurrezione spirituale. Hanno così discusso
insieme cattolici e induisti, ebrei e musulmani, scintoisti e buddisti per elaborare
il documento che sarà sottoposto all’attenzione dei leader del G8. Di
fronte alle molteplici questioni di carattere politico, economico, sociale ed ecologico
che interrogano l’umanità – si legge nel documento approvato a Roma – c’è bisogno
della sapienza spirituale di cui le grandi religioni sono depositarie, per orientare
le culture e fondare eticamente le risposte alle sfide del mondo contemporaneo. Il
summit di Roma guarda in faccia alle povertà della terra e le denuncia, in particolare
pone l’attenzione su tre emergenze: l’Africa, prima di tutto. E’ nostro auspicio -
si legge nel documento - che la comunità internazionale, ponga l’Africa al centro
delle politiche di aiuto allo sviluppo, trovando nuove fonti di finanziamento alla
cooperazione e favorendo il coinvolgimento degli Stati e delle società civili dei
Paesi africani in una prospettiva di rinascita dell’intero continente. Poi
i cambiamenti climatici, che rendono sempre più urgente e attuale un impegno per la
salvaguardia del Creato. Occorre intervenire – scrivono i leader religiosi – per modificare
gli stili di vita, affinché si invertano le tendenze distruttive degli equilibri ambientali
che osserviamo con crescente preoccupazione. L’uomo – ammonisce e ricorda il documento
– ha ricevuto la Terra in affidamento da Dio; ogni generazione la riceve in prestito
e ha il compito di lasciarla integra ai suoi figli. Infine la guerra, chiamata “la
madre di tutte le povertà”: da Roma un appello perché sia bandita dalla politica degli
Stati come soluzione dei conflitti. Nessuna guerra è inevitabile, la pace è sempre
possibile: sia questa la nuova consapevolezza di tutti. La pace è la prima ed essenziale
giustizia per ogni popolo della terra.