2009-06-17 15:44:24

Vertice Ue-Pakistan: fondi per l’emergenza umanitaria nella valle dello Swat


L'Unione Europea si impegnerà ad aiutare il Pakistan a far fronte all'emergenza umanitaria nelle zone tribali della valle del Swat, dove è in corso un'offensiva dell'esercito pakistano contro i talebani che ha creato centinaia di migliaia di rifugiati. Secondo l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, sono oltre due milioni i civili fuggiti dagli scontri nel nordovest del Pakistan. Al vertice Ue-Pakistan di oggi a Bruxelles, la Ue si dovrebbe impegnare per altri 45 milioni di euro oltre i 200 già stanziati.

Iraq, inchiesta sul carcere di Baghdad
Il primo ministro iracheno, Nouri al-Maliki, ha ordinato la creazione di una commissione d'inchiesta sulle condizioni di detenzione di una grande prigione di Baghdad, dove 300 detenuti hanno cominciato ieri uno sciopero della fame in segno di protesta proprio per il trattamento al quale vengono sottoposti nel carcere, anche se è stata smentita la morte di uno dei prigionieri. Il portavoce del movimento radicale sciita di Moqtada Sadr fa sapere che lo sciopero continua e che “le condizioni dei detenuti peggiorano”. Intanto, dopo quasi vent'anni, il governo iracheno limita la distribuzione di aiuti alimentari solo agli strati più poveri della popolazione, sotto il milione e mezzo di dinari, circa mille euro. La distribuzione risale al 1990, in seguito all'imposizione da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu di sanzioni economico-commerciali all'allora regime di Saddam.

Al Cairo, riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi
Oggi, al Cairo, riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi per discutere delle iniziative di pace per il Medio Oriente proposte dagli Stati Uniti. Si tratta di un evento che riveste particolare importanza alla luce delle recenti aperture del governo israeliano sulla possibile creazione di uno Stato palestinese e delle continue esortazioni internazionali alla ripresa dei negoziati. Qual è la posizione del mondo arabo sul futuro dei rapporti israelo-palestinesi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. - È vero che Netanyahu finalmente ha pronunciato questa famosa parola sullo Stato palestinese, chiedendo però contemporaneamente due precondizioni molto forti: la prima è quella dello Stato demilitarizzato, la seconda - ancora più pesante - è che Gerusalemme non si tocca. Nessuno, nel mondo palestinese, accetterà mai di iniziare un negoziato vero con queste due precondizioni.

 
D. - Il ruolo degli Stati Uniti acquista importanza nella mediazione internazionale che necessariamente dovrà esserci?

 
R. - Credo di sì. Gli Stati Uniti hanno deciso di svolgere, in questa fase, un ruolo importante in questo processo di pace, e dobbiamo metterci in testa che è un processo lungo. Israele ha una politica che avanzava in direzione diametralmente opposta al processo di pace, e non dimentichiamo che l’autorità palestinese vive una crisi profonda ormai da mesi, con Fatah e Hamas che non trovano un accordo. Di fatto, però, l’impegno su campo che sta mettendo l’amministrazione americana - attraverso la presenza di George Mitchell - sta comunque cambiando lo scenario.

 
D. - Ci si chiede anche quale sia la compattezza da parte israeliana nel portare avanti il dialogo, e se non siano destabilizzanti situazioni di contorno: prima tra tutte, quella iraniana…

 
R. - Oggi, c’è un punto chiave di tutta la situazione, che è la questione degli insediamenti: se Israele ha intenzione di andare avanti in quella massiccia, nuova ondata di costruzioni che il governo ha annunciato, o se vuole aderire al blocco che l’amministrazione americana ha chiesto. Questo, evidentemente, è assolutamente destabilizzante per il governo Netanyahu, perché aderire al blocco che l’amministrazione americana chiede significherebbe la fine di questo governo. E tutto questo s’inserisce anche nel contesto più vasto, internazionale, ovvero ciò che sta avvenendo in Iran. Di certo, c’è un Medio Oriente in movimento: si stanno mischiando di nuovo le carte, e credo che questa possa essere un’opportunità importante per ricominciare a ragionare su come dare pace e stabilità a questa regione del mondo.

 
Nel 2010 in Italia deficit al 6% e debito al 115%: i dati dell'Ocse
Nel 2010 il deficit italiano “raggiungerà il 6% del Pil, il debito pubblico supererà il 115% e continuerà a crescere, nonostante un certo sforzo di consolidamento fiscale”. È quanto scrive l'Ocse nel nuovo rapporto sull'Italia. Il servizio di Anna Villani:RealAudioMP3

La contrazione del Prodotto interno lordo italiano (pil) “continuerà fino alla fine di quest'anno, con un ritorno molto lento alla crescita nel 2010”. L’Ocse parla di una “recessione sorprendentemente forte” che ha colpito il Paese e prevede per il 2009 un calo del Pil del 5,3% e per il 2010 un rialzo di appena lo 0,4%”. L'organismo fa poi una raccomandazione: anche in un periodo di crisi “le riforme strutturali non dovrebbero essere dimenticate”, l'Italia dovrebbe proseguire sulla strada dei progressi fatti negli anni scorsi nella liberalizzazione dei servizi e dovrebbe “migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione”. Il processo di liberalizzazione, afferma l'Ocse, “dovrebbe essere completato ed esteso ad altre aree, ad esempio: trasporti e servizi locali, per migliorare “l'efficienza generale”. Suggerisce “vari meccanismi di controllo”. Inoltre, decisa crescita della disoccupazione nel 2009 fino al 10%. L'Ocse avverte: “è incerta la reazione del mercato del lavoro alla crisi''. E poi “c'è la possibilità di riconsiderare la struttura proprietaria della Banca d'Italia, ora formalmente posseduta dalle banche che controlla”. Sulle tasse si auspica una nuova Ici. Nella scuola il 52% d'insegnanti superano i 50 anni, mentre solo il 3% ha un'età inferiore ai 30 anni. La scuola italiana va incontro a ''cambiamenti molto rilevanti'', ma manca una valutazione del sistema educativo, necessaria “a più livelli”. Istituito con la Convenzione sull'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel 1960, dell’Ocse fanno parte 30 Paesi e compie periodici monitoraggi sulle presunte violazioni delle linee guida internazionali.

Ulster
Centoquindici romeni, tra i quali donne e bambini, si sono rifugiati in una chiesa a Belfast, terrorizzati da una serie di attacchi razzisti contro le loro case, iniziati mesi fa ma diventati sempre più violenti nell'ultima settimana. Le 20 famiglie sono state ora trasferite in un centro sociale della zona. Il Consiglio cittadino di Belfast, la polizia e i servizi sociali si riuniranno in giornata per discutere della vicenda che ha suscitato la condanna del vicepremier dell'Irlanda del Nord, Martin McGuinness, che ha parlato di “episodio assolutamente vergognoso”, e del sindaco, Naomi Long. Lunedì sera, una marcia in sostegno agli immigrati era stata attaccata con lancio di bottiglie da giovani che facevano il saluto nazista.

Grecia
Un poliziotto in abiti civili che sorvegliava un testimone in un processo di terrorismo è stato ucciso stamane a colpi d'arma da fuoco in un quartiere del centro di Atene. L'agente, indicano fonti della polizia, si trovava nella sua auto davanti alla casa della persona protetta, nel quartiere di Ano Patissia, ed è stato raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco sparati da due sconosciuti su una moto. Il testimone protetto sarebbe, secondo i media, una donna testimone in un processo contro il gruppo Lotta del popolo rivoluzionario (Ela), una formazione armata apparsa nel 1971 che da tempo non faceva più parlare di sè. La polizia ritiene che successori di Ela sarebbero i Nuclei Rivoluzionari (Rn), anch'essi negli ultimi tempi inattivi in Grecia dove invece hanno compiuto azioni soprattutto altre organizzazioni, come Lotta rivoluzionaria (Ea) e Setta dei rivoluzionari. Inoltre, ha rivendicato varie azioni fra cui una che portò al ferimento grave di un agente.

Spagna
Il governo del premier socialista, Josè Luis Zapatero, è stato nuovamente sconfitto ieri sera al Congresso dei deputati su una mozione presentata dall'opposizione per chiedere l'abolizione di tre ministeri: lo riferisce oggi la stampa spagnola. La mozione - non vincolante per il governo, ma politicamente significativa - è stata approvata con 173 voti a favore e 170 contrari. Il governo monocolore socialista è senza maggioranza in parlamento da marzo dopo avere perso l'appoggio dei nazionalisti baschi del Pnv, senza per ora soluzioni di ricambio. La mozione presentata dalla sinistra repubblicana catalana di Erc è stata appoggiata dal Partido Popular e dai nazionalisti baschi, catalani, galiziani e delle Canarie. Con il Psoe di Zapatero, precisa il quotidiano Publico, si sono schierati la sinistra di Iu, i nazionalisti della Navarra e il piccolo partito centralista Upyd. Nel documento, il parlamento ha chiesto l'abolizione dei Ministeri della cultura, della Casa e delle Pari opportunità per ridurre la spesa dello Stato ed evitare doppioni con le comunità autonome (le regioni).

Russia e Cina non trovano l’accordo sui prezzi: rinviate le forniture di gas
Le forniture di gas russo alla Cina non prenderanno il via come previsto nel 2011 per il persistere di disaccordi sui prezzi. Lo ha detto oggi un rappresentante del colosso energetico russo Gazprom, in concomitanza con la visita a Mosca del presidente cinese, Hu Jintao. “I negoziati andranno avanti, al momento non vi è accordo sui prezzi, e non si parla più del 2011” per l'avvio delle forniture, ha detto Aleksandr Ananenko di Gazprom, come riferisce l'agezia Itar-Tass.

Indonesia: esplosione in miniera uccide 17 minatori
Sono morti 17 minatori, altri 20 risultano dispersi per l’esplosione accidentale verificatasi in una miniera abusiva di carbone nel distretto di Sawah Lunto, nell'ovest dell'isola di Sumatra. Nove operai sono stati invece ricoverati ed il bilancio del Ministero della sanità riferisce di 23 minatori ancora intrappolati nelle profondità della miniera, nella quale e vittime utilizzavano metodi tradizionali per le attività di scavo. La deflagrazione, provocata dal metano, ha aperto un cratere nella zona, dove si levano fiamme, che divampavano fino a 50 metri di altezza. L'Indonesia è il secondo Paese esportatore di carbone nel mondo, dopo l'Australia.

India
Tre dirigenti del partito comunista indiano-marxista (Cpm) sono stati uccisi oggi in un attacco portato nel villaggio di Bhankshol (Stato del West Bengala) da un presunto commando del partito comunista indiano-maoista (Cpi). Se la responsabilità dell'episodio avvenuto stamani venisse confermata, si tratterebbe della terza operazione delle organizzazioni maoiste in tre giorni che ha provocato vittime e gravi danni. Ieri, infatti, in un'imboscata quattro agenti di polizia sono stati uccisi ed altri due gravemente feriti a Beherakhand, nel distretto di Palamau. Lunedì scorso, invece, più di 100 militanti del Cpi hanno fatto saltare in aria tre edifici governativi a Chakrabanda, villaggio nel distretto di Gaya, nello Stato del Bihar, e ingaggiato uno scontro a fuoco con la polizia che si è però risolto senza vittime. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 168

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