2009-06-17 15:27:54

Iran: non si ferma la protesta


Il candidato sconfitto alle elezioni presidenziali iraniane, Mir Hossein Mussavi, ribadisce, sul suo sito web, la richiesta di annullamento del voto del 12 giugno e di una nuova consultazione. E l’opposizione in Iran si dà appuntamento oggi pomeriggio di nuovo in piazza, mentre continuano gli arresti di esponenti riformisti e censure. Dal canto suo, il presidente rieletto, Mahmud Ahmadinejad, afferma che “la causa rivoluzionaria ha vinto” nelle presidenziali. Intanto, il mondo riflette sulle parole di Obama: “c'è poca differenza tra le politiche del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e del suo rivale alle elezioni Mir Hossein Mussavi”. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

L'appuntamento è per le 17, di nuovo in piazza nel centro di Teheran, mentre si viene a sapere di manifestazioni con incidenti avvenute negli ultimi giorni anche in altre città. Per domani il riformista Mussavi chiede una giornata di lutto per le vittime con marce e raduni. Da parte sua il parlamento annuncia un’inchiesta sull’assalto notturno a un dormitorio per studenti. Intanto, il governo cancella gli accrediti degli inviati stranieri, proibisce di seguire le manifestazioni e accusa alcuni media stranieri di farsi ''portavoce'' dei ''rivoltosi'': il Ministero degli Esteri iraniano avverte che a questi ''nemici'' sarà inflitto ''uno scacco matto''. D’altra parte, il giro di vite sull’informazione si stringe anche per il web: i pasdaran, nel loro primo intervento pubblico dalla fine delle elezioni, minacciano di intervenire se non verranno rimosse da siti web e blog notizie che "diffondano tensione". Ma non è solo censura mediatica: proseguono fermi e arresti. In mattinata è toccato a un noto professore universitario di sociologia, Hamid Reza Jalaipur, e al direttore del giornale economico Sarmayeh (l'economista e analista politico Said Laylaz). Intanto la stampa estera riporta le parole di Obama: il presidente degli Stati Uniti che aveva lanciato inviti al dialogo all’Iran, ribadisce, in un’intervista alla Cnbc, la profonda preoccupazione per le incertezze e le violenze post elettorali citando per la prima volta in questi ultimi giorni i nomi dei due protagonisti. Spiega che in entrambi i casi si tratta di politiche all’interno di un regime ostile agli Stati Uniti che hanno a cuore che il regime non abbia un'arma nucleare e non fomenti il terrorismo. Obama in ogni caso ribadisce con forza il principio universale in base al quale "le voci devono essere ascoltate e non soppresse''.

 
Ad Ahmad Rafat, giornalista iraniano, Stefano Leszczynski, ha chiesto quali siano le differenze tra i due schieramenti che si fronteggiano in Iran in questi giorni:RealAudioMP3

R. – Visto che nell’ultimo anno la crisi economica in Iran è stata molto forte, con un’inflazione sopra il 25 per cento, credo che le questioni economiche siano uno dei motivi principali del perché la gente in Iran abbia votato Mussavi. Nella politica estera - alla quale credo si riferisca il presidente Obama - io non ho dubbi che, per esempio, su una questione cruciale come il nucleare, Mussavi, Ahmadinejad e chiunque altro venga eletto presidente in Iran, nella fase attuale, porterebbe avanti la stessa politica.

 
D. – Quindi, quando si parla di un esponente della corrente moderata per Mussavi, in sostanza, ci si riferisce alla capacità di comunicare e di dialogare in maniera politica senza esasperare più di tanto le tensioni?

 
R. - Devo precisare che Mussavi si autodefinisce un conservatore moderato. Non si è mai definito riformatore nel senso di appartenere a quell’ala che fa riferimento a Khatami ma si è spostato dall’altra parte per salvare il Paese dalla grave crisi economica.

 
D. – Tuttavia, quello che sta facendo in questi giorni in Iran appare, almeno agli occhi dell’Occidente e del resto del mondo, piuttosto rivoluzionario…

 
R. - C’è stata una rottura nell'“establishment” e questa spaccatura esiste e diventa ogni giorno più profonda. Adesso dipende da come i riformatori, chi vuole veramente cambiare, possano utilizzare questo. Quello che Mussavi ha fatto e sta facendo in questi giorni nelle piazze di Teheran è esattamente quello che conservatori come lui hanno fatto trent’anni fa durante il regime dello Shah prima del ritorno di Khomeini.

 
D. - Questa crisi potrebbe sfuggire di mano ai suoi leader e trasformarsi in qualcosa di diverso?

 
R. – Ci sono tutte le condizioni perché succeda. Io credo che il prossimo venerdì sia una giornata decisiva, sempre seguendo il calendario religioso. Se in massa si contesterà Khamenei durante la preghiera, se la gente farà sentire la sua voce anche a lui, la risposta che lui darà può essere decisiva per quello che potrà succedere. O vinceranno le trattative e i manifestanti dovranno rientrare in casa perché perderanno una guida oppure da venerdì in poi la faccenda si farà molto più seria.







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