2009-06-17 20:00:42

Iran ancora manifestazioni e repressione


Oggi, mentre il presidente Ahmadinejad spiegava come il risultato elettorale abbia confermato la fiducia nel governo, l’opposizione annunciava nuove proteste fin quando non ci sarà un nuovo voto. Nel pomeriggio due le manifestazione, una ei sostenitori di Mussavi e l’altra pro-Ahmadinejad. Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

Ad Ahmad Rafat, giornalista iraniano, Stefano Leszczynski, ha chiesto quali siano le differenze tra i due schieramenti che si fronteggiano in Iran in questi giorni:RealAudioMP3
 
R. – Visto che nell’ultimo anno la crisi economica in Iran è stata molto forte, con un’inflazione sopra il 25 per cento, credo che le questioni economiche siano uno dei motivi principali del perché la gente in Iran abbia votato Mussavi. Nella politica estera - alla quale credo si riferisca il presidente Obama - io non ho dubbi che, per esempio, su una questione cruciale come il nucleare, Mussavi, Ahmadinejad e chiunque altro venga eletto presidente in Iran, nella fase attuale, porterebbe avanti la stessa politica.

 
D. – Quindi, quando si parla di un esponente della corrente moderata per Mussavi, in sostanza, ci si riferisce alla capacità di comunicare e di dialogare in maniera politica senza esasperare più di tanto le tensioni?

 
R. - Devo precisare che Mussavi si autodefinisce un conservatore moderato. Non si è mai definito riformatore nel senso di appartenere a quell’ala che fa riferimento a Khatami ma si è spostato dall’altra parte per salvare il Paese dalla grave crisi economica.

 
D. – Tuttavia, quello che sta facendo in questi giorni in Iran appare, almeno agli occhi dell’Occidente e del resto del mondo, piuttosto rivoluzionario…

 
R. - C’è stata una rottura nell'“establishment” e questa spaccatura esiste e diventa ogni giorno più profonda. Adesso dipende da come i riformatori, chi vuole veramente cambiare, possano utilizzare questo. Quello che Mussavi ha fatto e sta facendo in questi giorni nelle piazze di Teheran è esattamente quello che conservatori come lui hanno fatto trent’anni fa durante il regime dello Shah prima del ritorno di Khomeini.

 
D. - Questa crisi potrebbe sfuggire di mano ai suoi leader e trasformarsi in qualcosa di diverso?

 
R. – Ci sono tutte le condizioni perché succeda. Io credo che il prossimo venerdì sia una giornata decisiva, sempre seguendo il calendario religioso. Se in massa si contesterà Khamenei durante la preghiera, se la gente farà sentire la sua voce anche a lui, la risposta che lui darà può essere decisiva per quello che potrà succedere. O vinceranno le trattative e i manifestanti dovranno rientrare in casa perché perderanno una guida oppure da venerdì in poi la faccenda si farà molto più seria.







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