Bolivia: il cardinale Terrazas su missione della Chiesa e difesa dell’infanzia
In occasione della festa del Corpus Domini il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo
di Santa Cruz de la Sierra, ha esposto nell’omelia diversi temi importanti, partendo
dapprima proprio dalla missione permanente della Chiesa in Bolivia. “Siamo in un periodo
di missione, - ha esordito il cardinale Terrazas - una missione che dobbiamo svolgere
ogni giorno, una missione che deve aprirci gli occhi alla fede perché la nostra speranza
possa incontrare la certezza. Noi non parliamo o cantiamo per divertirci, non facciamo
processioni per riempire un giorno festivo, ma in realtà cantiamo, preghiamo e facciamo
processioni e pellegrinaggi perché crediamo che questo Dio continui a fare di noi
parte integrante del suo Regno, Egli vuole che sia ovunque e in tutte le persone”.
“Noi crediamo in un Dio che non ha bisogno di utilizzare grandi eventi, che non ha
bisogno di spaventarci con bombe o cose simili. Non possiamo dare la colpa a Dio
per tutti i problemi del mondo. La conseguenza — ha proseguito il porporato — è che
dobbiamo agire diversamente, non possiamo esigere da Dio che risolva tutti i nostri
problemi, non possiamo incolparlo per tutto ciò che sta accadendo, come spesso ci
capita fare facilmente”. Dopo il monito spirituale il presidente della Conferenza
episcopale della Bolivia si è soffermato sui recenti casi di nuova influenza denominata
A, verificatisi sul territorio: “Ci troviamo di fronte alla minaccia di questa grande
pandemia e la tentazione è quello di dire: perché Dio permette tutto questo. Questo
Dio che ci ama sta aspettando i segni propri del discepolo, occorre dare maggiore
attenzione per evitare che questa infermità continui, bisogna prendere le giuste
precauzioni che le autorità sanitarie ci chiedono. Dio — ha aggiunto il presidente
dei vescovi boliviani — sta aspettando da noi che diveniamo una sorta di missionari
della vita e della salute”. Infine, una riflessione amara è andata a tutti quei bambini
sfruttati dagli adulti per il lavoro minorile: “Il regno di Dio si esprime quando
sentiamo affetto e amore per quelle migliaia di bambini che lavorano in strada o che
vanno a lavorare come se fossero adulti, che hanno perso il tempo della loro infanzia,
che sono minacciati da molte cose, - ha concluso il cardinale nell’omelia rilanciata
dall’Osservatore Romano - però non solo dobbiamo congratularci per la giornata del
bambino lavoratore, ma dobbiamo pensare che nel piano di Dio, nel Regno di Dio non
è previsto che bambini così piccoli non abbiano la possibilità di essere liberi e
che non venga riconosciuta la loro dignità”. (A.V.)