2009-06-16 15:00:48

Bolivia: il cardinale Terrazas su missione della Chiesa e difesa dell’infanzia


In occasione della festa del Corpus Domini il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, ha esposto nell’omelia diversi temi importanti, partendo dapprima proprio dalla missione permanente della Chiesa in Bolivia. “Siamo in un periodo di missione, - ha esordito il cardinale Terrazas - una missione che dobbiamo svolgere ogni giorno, una missione che deve aprirci gli occhi alla fede perché la nostra speranza possa incontrare la certezza. Noi non parliamo o cantiamo per divertirci, non facciamo processioni per riempire un giorno festivo, ma in realtà cantiamo, preghiamo e facciamo processioni e pellegrinaggi perché crediamo che questo Dio continui a fare di noi parte integrante del suo Regno, Egli vuole che sia ovunque e in tutte le persone”. “Noi crediamo in un Dio che non ha bisogno di utilizzare grandi eventi, che non ha bisogno di spaventarci con bombe o cose simili. Non possiamo dare la colpa a Dio per tutti i problemi del mondo. La conseguenza — ha proseguito il porporato — è che dobbiamo agire diversamente, non possiamo esigere da Dio che risolva tutti i nostri problemi, non possiamo incolparlo per tutto ciò che sta accadendo, come spesso ci capita fare facilmente”. Dopo il monito spirituale il presidente della Conferenza episcopale della Bolivia si è soffermato sui recenti casi di nuova influenza denominata A, verificatisi sul territorio: “Ci troviamo di fronte alla minaccia di questa grande pandemia e la tentazione è quello di dire: perché Dio permette tutto questo. Questo Dio che ci ama sta aspettando i segni propri del discepolo, occorre dare maggiore attenzione per evitare che questa infermità continui, bisogna prendere le giuste precauzioni che le autorità sanitarie ci chiedono. Dio — ha aggiunto il presidente dei vescovi boliviani — sta aspettando da noi che diveniamo una sorta di missionari della vita e della salute”. Infine, una riflessione amara è andata a tutti quei bambini sfruttati dagli adulti per il lavoro minorile: “Il regno di Dio si esprime quando sentiamo affetto e amore per quelle migliaia di bambini che lavorano in strada o che vanno a lavorare come se fossero adulti, che hanno perso il tempo della loro infanzia, che sono minacciati da molte cose, - ha concluso il cardinale nell’omelia rilanciata dall’Osservatore Romano - però non solo dobbiamo congratularci per la giornata del bambino lavoratore, ma dobbiamo pensare che nel piano di Dio, nel Regno di Dio non è previsto che bambini così piccoli non abbiano la possibilità di essere liberi e che non venga riconosciuta la loro dignità”. (A.V.)







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