All’università “La Sapienza” di Roma un convegno sulle idee per una nuova scuola europea
che valorizzi i giovani
Dare risposte concrete ai cruciali interrogativi sulla scuola italiana ed europea
del futuro, ripensare il sistema formativo, garantendo pluralismo, innovazione, inclusione,
accesso alle nuove tecnologie: questi gli obiettivi al centro del recente convegno
“La Scuola che non c’è. Idee per una nuova scuola europea”, svoltosi a Roma e promosso
dall’Università La Sapienza. Il servizio di Cecilia Seppia:
Nel vortice
dell’attuale crisi finanziaria, secondo quanto denuncia l’ultimo rapporto Eurostat,
è finita anche la scuola italiana. Con una spesa per l'istruzione pari al quattro
per cento del Pil - a fronte di una media europea superiore al cinque per cento -
l'Italia è infatti al 21.mo posto nella classifica dell’Ue. Se si considera poi la
spesa educativa per allievo, gli studenti italiani sono tra i più penalizzati: per
ciascuno di loro si spendono 5900 euro procapite a fronte degli ottomila euro di Paesi
come l’Austria e la Danimarca. Da questo scenario, nasce l’urgenza di ripensare una
scuola che ancora non c’è, che metta in campo più risorse, che sia orientata alle
dinamiche dell’inclusione e del pluralismo; che metta al centro lo studente, offrendo
un sistema formativo valido. Ma in che modo? Romano Boni, ordinario
di Economia aziendale alla Sapienza di Roma: “Bisogna fare
un’analisi delle criticità, dei punti, e vedere gli aspetti finanziari, logistici,
urbanistici sui quali lavorare. E’ questo il nostro obiettivo: quello di proporre
un’alternativa ad un taglio indiscriminato dei fondi, liberare delle risorse per migliorare
e portare avanti questa scuola che non c’è e che ci dovrebbe essere e che vogliamo
che si realizzi. Abbiamo detto: una scuola a tempo pieno, una scuola che stimoli i
ragazzi, una scuola che abbia degli ambienti progettati da architetti. Allora, in
questo modo, avremmo una maggiore possibilità di avere, di cercare e trovare talenti.” Urgono
dunque, cambiamenti radicali, riforme imminenti, a partire dall’innovazione tecnologica,
dall’uso di strumenti avanzati per la formazione e l’insegnamento, sull’esempio di
realtà operative d’eccellenza e già collaudate, come il Chris Cappel College di Anzio.
Che cosa ha in più questa struttura? Risponde il vicepresidente, Franco
Cappelluti: “Ha dei laboratori fantastici. I ragazzi
vengono impegnati dalla mattina alla sera. Abbiamo attività extra curriculari, il
laboratorio di informatica, si prende la patente europea al termine del corso ed abbiamo
anche attività teatrali. C’è poi un laboratorio di musica, una biblioteca multimediale
a disposizione per le ricerche, per le videoconferenze”. Un eccellente
polo del sapere vicino agli standard europei, che mira a valorizzare i talenti naturali
di ogni ragazzo rimuovendo precocemente qualunque tipo di barriera.