2009-06-15 15:37:53

Filippine: attese e speranze per Eugenio Vagni sequestrato da cinque mesi


Il calvario di Eugenio Vagni, l’operatore della Croce Rossa in mano a una banda di sequestratori del gruppo radicale “Abu Sayyaf” nell’isola di Jolo, continua: il volontario, rapito il 15 gennaio con altri due operatori (poi liberati), è sottoposto a marce forzate nella giungla dell’isola ma, secondo informazioni ufficiali delle autorità filippine è vivo, pur sofferente a causa di un’ernia. Il timore attuale, riferiscono fonti locali, è che la sua liberazione possa venire strumentalizzata per vicende politiche interne alle Filippine, e che Vagni sia utilizzato dai ribelli per fini politici. Intanto l’esercito ha potenziato la sua offensiva sull’isola per stanare i gruppi responsabili del rapimento: sull'isola di Jolo si sono intensificati i combattimenti tra ribelli ed esercito: negli ultimi tre giorni almeno 22 persone sono rimaste uccise, e dozzine ferite. “Le truppe non si fermeranno finché non avranno neutralizzato il gruppo di Abu Sayyaf e risolto il problema del rapimento”, ha detto il portavoce dell'esercito filippino. La Chiesa locale - riferisce l'agenzia Fides - ha indetto veglie di preghiera e continua a sensibilizzare la popolazione sui temi della non violenza e della riconciliazione, chiedendo a tutti di contribuire al rilascio di Vagni. I vescovi delle Filippine Sud si sono dichiarati favorevoli a una maggiore visibilità dei militari per le strade e nei “luoghi sensibili”, per scoraggiare i terroristi e mantenere l’ordine pubblico. Molti temono che, visti i rischi e le violenze subite dagli operatori umanitari, molte Ong che operano nella zona possano ritirarsi e abbandonare i progetti avviati, con gravi conseguenze negative per la popolazione locale. Le azioni terroristiche come i sequestri, sottolineano i vescovi, rappresentano un evidente danno per l’intera società e tutti hanno il compito di condannarle e fermarle, nell’interesse comune. (R.P.)







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