Dopo le sanzioni Onu la Corea del Nord minaccia il ricorso alle armi
La Corea del Nord “si oppone e denuncia” la nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza
dell'Onu e afferma che produrrà nuove armi nucleari. La presa di posizione giunge
a distanza di poche ore dal voto all'unanimità del Consiglio di sicurezza, che ha
rafforzato ieri le sanzioni contro Pyongyang a seguito dei test missilistici e nucleari
condotti nelle scorse settimane. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Un nuovo
atto di forza, quello della Corea del Nord, che non solo si oppone alla risoluzione
su nuove e più forti sanzioni, approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza
dell’Onu, ma alza ulteriormente il tiro. Continueremo il nostro programma nucleare
- fanno sapere le autorità di Pyongyang - aggiungendo che ci saranno risposte militari
contro ogni azione guidata dagli Stati Uniti, che preveda un isolamento del Paese.
Nella stessa nota, a firma del Ministero degli esteri nordcoreano, si afferma
inoltre che il programma dell'arricchimento dell'uranio finalizzato alla costruzione
di armi atomiche ha registrato dei progressi. Una risposta durissima, dunque,
al Palazzo di Vetro. Solo ieri, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva
espresso soddisfazione per l’inasprimento delle sanzioni, parlando di “un segnale
forte e chiaro” della comunità internazionale, mostratasi compatta nel condannare
gli esperimenti nucleari e missilistici che nelle scorse settimane avevano scosso
il mondo. Intanto, la Corea del Sud ha rafforzato la sua presenza militare
sulla frontiera marittima, mentre da Washington è giunta la comunicazione di un probabile
nuovo test nucleare nei prossimi giorni. Notizia, questa, che ha allarmato il Giappone,
che sta pensando a ulteriori nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang.
Afghanistan La
Commissione elettorale afgana ha ufficializzato le 41 candidature per le elezioni
presidenziali che si terranno il 20 agosto prossimo. Intanto, sul terreno non si placano
le violenze. Un kamikaze si è fatto esplodere a bordo di un veicolo uccidendo 17 persone,
tra cui 8 civili, nei pressi di una base militare delle forze internazionali nella
provincia meridionale di Helmand.
Pakistan Sono tre le vittime nell’attentato
di oggi a Kohat, nella parte nordoccidentale del Paese. Ieri altri attacchi erano
stati rivendicati dai talebani, mentre nelle ultime 24 ore si sono succeduti anche
diversi scontri nella valle dello Swat, dove sono rimasti uccisi 52 talebani e 12
soldati afgani.
Italia-Br Il processo alle nuove Brigate Rosse. Sono
14 le condanne inflitte dai giudici della Corte d'Assise di Milano nei confronti di
17 imputati. Le pene variano dai 15 anni ai 10 giorni, tre le assoluzioni. Centomila
euro è la cifra che alcuni imputati dovranno versare al giuslavorista Pietro Ichino,
nel mirino del gruppo, anche la Presidenza del consiglio, costituitasi parte civile,
otterrà un rimborso di un milione di euro. Dopo la sentenza, amici e parenti degli
imputati si sono spostati verso la prigione di San Vittore, dove hanno inscenato una
protesta contro le condizioni carcerarie dei loro congiunti.
Italia-Gheddafi Il
leader libico, Gheddafi, ha lasciato l’Italia dopo quattro giorni di permanenza a
Roma. Nella sua tenda piantata a Villa Pamphili, si è svolto l’incontro con l’amministratore
delegato di Eni, Paolo Scaroni, per discutere dei rapporti tra il gruppo petrolifero
italiano e la Libia. Accese erano state ieri le polemiche dopo la decisione del presidente
della Camera, Fini, di annullare un incontro con il leader libico atteso per due ore.
Un ritardo che, fonti ufficiali di Tripoli, hanno imputato alla preghiera del venerdì.
In serata, la vicenda si è risolta in un incontro privato, nella tenda di Gheddafi,
tra il premier Berlusconi e lo stesso colonnello.
G8-crisi economica I
ministri per lo sviluppo del G8 e i rappresentanti di Brasile, Cina, India Messico
Sudafrica ed Egitto si sono riuniti ieri a Roma per valutare l’impatto della crisi
economica e finanziaria sui Paesi in via di sviluppo. Tra le proposte avanzate per
migliorare l’efficacia della cooperazione: la riduzione del 50% delle commissioni
applicate alle rimesse dei migranti e l’impegno ad investire nelle risorse agricole
e ambientali delle economie emergenti. Sui risultati del vertice, Stefano Leszczynski
ha intervistato Stefano Manservisi, direttore generale per lo sviluppo
della Commissione europea:
R. - Le conclusioni
sono: rispettiamo e aggiungiamo anche altre risorse e mettiamo più coerenza nella
nostra azione con i Paesi più poveri e nella lotta contro la povertà. Non può che
essere, in termini politici, un grandissimo risultato. Si tratta ora di tradurlo in
pratica. D. - C’è anche una condizione, rafforzare prima le
economie più forti che sono state indebolite dalla crisi per poter poi aiutare i Paesi
in via di sviluppo…
R. - Nel nostro approccio politico
economico, ideale e intellettuale, non ci sono due fasi, in realtà c’è un continuum.
Bisogna aver chiari degli obiettivi di policy. Vedere, ad esempio, se le scelte politiche
che si fanno da noi sono protezioniste, se sono di chiusura nei confronti degli scambi
di civiltà, di cultura, di mobilità anche di persone: se sono delle scelte di esclusione
non risolveranno né la nostra crisi, né quella dei Paesi in via di sviluppo. Ovviamente,
tutto questo richiede a volte ai partner in via di sviluppo la volontà di essere anche
più responsabili, cioè di essere parte di questo gioco di decisione. D.
- In tutta questa situazione globale entra anche il tema dei flussi migratori o ne
resta fuori, nel senso che in questa situazione avere ancora un concetto di “fortezza
Europa” appare ormai superato…
R. - Devo dire che
le questioni migratorie non sono state discusse se non da un punto di vista interessante:
quello di come cogliere l’impatto che i cambiamenti ambientali hanno sui flussi migratori,
cioè quanto inducono di movimenti. Da parte della grande maggioranza si è considerato
che si tratta di un problema importante da affrontare con la politica di sviluppo,
quindi è un buon messaggio. D’altra parte, sono d’accordo nel dire che non si risolve
la crisi con una “fortezza Europa”, né in termini economici, né in termini umani.
Filippine Nelle
Filippine, sei soldati sono rimasti uccisi nell’attacco condotto dai ribelli del gruppo
di Abu Sayyaf, che tengono in ostaggio dal febbraio scorso l’operatore della Croce
Rossa, l’italiano Eugenio Vagni. Undici i feriti. L’agguato è avvenuto mentre i militari
stavano tornando alla loro base nell'isola meridionale di Jolo. È il secondo scontro
a fuoco in pochi giorni tra le forze governative filippine ed i membri dell'organizzazione
che si ritiene collegata ad al Qaeda.
Thailandia Due morti e 20 feriti
è il bilancio di un attacco condotto contro un bus da presunti ribelli islamici nel
sud del Paese.
Pirateria Nuovo episodio di pirateria. Un cargo battente
bandiera di Antigua e Barbuda è stato sequestrato ieri nel Golfo di Oman da pirati,
presumibilmente somali. A bordo ci sono oltre 200 persone.
Nigeria Un
attacco a due impianti petroliferi della compagnia francese Chevron, nel sud della
Nigeria, è stato reso noto sul web dal Mend, il Movimento per l'emancipazione del
Delta del Niger. Nel mirino un gasdotto e un oleodotto.
Usa Una fuga
di idrogeno sarebbe all’origine del rinvio del lancio della navetta spaziale Endeavour
in programma per oggi da Cape Canaveral, in Florida. Sette gli astronauti previsti
a bordo per la missione diretta verso la Stazione spaziale internazionale (Ssi). (Panoramica
internazionale a cura di Benedetta Capelli)
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della Radio Vaticana Anno LIII no. 164 E'
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