Il Sudan permetterà alle agenzie umanitarie espulse lo scorso marzo di ritornare in
Darfur e riprendere le operazioni di soccorso alle popolazioni locali. Lo ha annunciato
ieri al Palazzo di Vetro, John Holmes, responsabile Onu per gli aiuti umanitari. Secondo
l'esponente delle Nazioni Unite, Khartoum avrebbe detto che "sono benvenute non solo
le ong esistenti, ma anche quelle nuove". Nessuna conferma, al momento, è arrivata
dalle organizzazioni internazionali. Il Sudan - lo ricordiamo - aveva espulso i gruppi
umanitari stranieri dopo il mandato spiccato, nei mesi scorsi, dalla Corte Penale
Internazionale nei confronti del presidente sudanese Omar al-Beshir, per crimini contro
l'umanità proprio in Darfur. Sul significato di un eventuale ritorno delle Ong indipendenti
in Darfur, Giada Aquilino ha raccolto il commento di padre Franco Moretti, direttore
della rivista dei comboniani "Nigrizia": R. – Significherebbe
che una parte maggiore degli aiuti inviati dalla comunità internazionale arriverebbero
a destinazione. Non è detto che la situazione migliorerà drasticamente: rimarranno
sempre tanti profughi, rimarrà sempre questo genocidio in corso. Le sofferenze verranno
un po’ lenite. E’ impossibile per i piccoli organismi non governativi locali che dipendono
dal ministero degli Interni gestire un’emergenza così grande. Si provi a pensare al
campo profughi di Kalma con 170 mila persone, senza mezzi di trasporto,
senza comunicazioni, senza strade, senza punti di incontro, di distribuzione del cibo,
delle medicine e così via. D. – In quali condizioni vive, quindi,
la popolazione del Darfur? Le stime delle Nazioni Unite parlano di almeno 300 mila
morti nel conflitto... R. – Quando visitai un anno fa il Darfur,
gli esponenti delle principali organizzazioni non governative mi riferirono di 450
mila persone morte. Qualcuno già dice che siamo arrivati a metà del genocidio del
Rwanda. Nel 1994 la comunità internazionale disse: “Mai più un Rwanda”, invece si
ripete puntualmente. Io penso che siamo vicini al mezzo milione di morti. E’ un’umanità
sull’orlo della disperazione. Bisogna continuare a urlare contro questo scempio dei
diritti umani in Darfur. Il Darfur è in tutto il Sudan.