2009-06-10 16:04:03

Perù: la mediazione della Chiesa per risolvere la crisi in Amazzonia


Non accenna a placarsi la grave crisi sociale e politica del Perú anche se, dopo i giorni di lutto e sangue, con decine di vittime tra manifestanti indigeni e poliziotti, sembrava che si potesse aprire uno spiraglio per una ripresa del dialogo e dei negoziati. Ora la situazione si complica poiché tende a diventare anche una crisi regionale. Da Lima non si risparmiano accuse, neanche tanto velate, contro i Presidenti Hugo Chávez del Venezuela ed Evo Morales della Bolivia, indiziati di “sobillare la protesta”. Intanto però all’interno del Paese il Presidente Alan Garcia, che sino ad oggi sembra irremovibile nel volere applicare a tutti i costi il Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti nella zona amazzonica ove dovrebbe sorgere un’industria petrolifera, ha perso il Ministro incaricato della promozione delle donne, la signora Carmen Vildoso. Da parte sua la chiesa peruviana, molto impegnata dai primi giorni del mese a evitare il peggio, dopo diverse prese di posizioni a favore del dialogo tra le parti, ieri, con una nota del Presidente dell’episcopato mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, ha informato l’opinione pubblica sull’incontro avuto, assieme al cardinale Juan Cipriani, arcivescovo della capitale, con il Primo Ministro Yehude Simons. Alla riunione erano presenti anche i due vice-presidenti e il segretario generale della Conferenza episcopale. L’incontro, voluto dai vescovi, aveva come scopo quello di facilitare la ricerca di soluzioni negoziate senza far ricorso alla violenza sia da parte degli aborigeni, ormai al quinto giorno di mobilitazione, sia da parte delle forze dell’ordine. Il comunicato ribadisce che i presuli hanno insistito sul fatto che sia necessario trovare, per il bene comune, “la riconciliazione e il ristabilimento della pace sociale, impegno che deve mobilitare tutti”. Il Primo Ministro ha chiesto alla chiesa peruviana una sua partecipazione all’interno di un gruppo di lavoro dove si cercheranno le strade migliori per risolvere la controversia. “Noi, aggiunge il comunicato dei vescovi peruviani, abbiamo deciso di prendere parte a questo gruppo, tramite un membro della Conferenza episcopale”. La chiesa in Perú, ha spiegato mons. Cabrejos Vidarte ai giornalisti che lo attendevano dopo l’incontro, è sempre aperta a collaborare e a partecipare in tutto ciò che serve al bene comune. Ritengo che questa visita al Primo Ministro sia un passo importante per dare inizio a un dialogo che possa portare alla soluzione del conflitto”. Infine, il Presidente dell’episcopato ha rivolto un appello a tutti i sacerdoti e religiose affinché non si sottraggano mai al dovere di lavorare “per la pace e contro qualsiasi indizio o segno di violenza. Tutti, come peruviani, dobbiamo lavorare per la riconciliazione. Ci aspettiamo da tutti calma e serenità. Dobbiamo pensare al nostro Paese, il Perú. Non dobbiamo pensare ai gruppi o a determinate persone. Il Perú siamo tutti”, ha concluso l’arcivescovo di Trujillo. Nelle ultime ore la stampa locale ha confermato che il leader della principale organizzazione degli aborigeni (Associazione interetnica della giungla peruviana – Aidesep), Alberto Pizango, ricercato dalla giustizia dopo gli scontri di venerdì e sabato scorso, che hanno causato 35 morti, si è rifugiato nell'ambasciata del Nicaragua a Lima. Secondo alcuni organi di stampa locali, un sacerdote italiano, padre Mario Bartolini, 70 anni, passionista, che vive in Amazzonia da 31, sarà processato con l'accusa di istigazione alla rivolta, e rischia l'espulsione dal Paese. (A cura di Lui Badilla)







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