India: arcivescovo dalit chiede pari dignità tra cristiani e indù
“Sono il primo arcivescovo dalit dell’India e ho il dovere di assicurare che la larga
parte di cristiani che si trovano nella condizione di dalit possano godere i privilegi
dei fuori casta delle altre religioni”. Mons. Marampudi Joji, arcivescovo cattolico
di Hyderabad e vice-presidente esecutivo della Federazione della Chiese dell’Andhra
Pradesh (Apfc), spiega le ragioni del suo impegno, e di quello di tutti i cristiani
dello Stato indiano, a difesa dei diritti dei cosiddetti intoccabili. Lo scorso 6
giugno, mons. Joji ha guidato una delegazione di 40 membri della Apfc che ha incontrato
Yeduguri SandintiRajasekhara Reddy, governatore dello Stato che da poco ha iniziato
il suo secondo mandato di governo. L’Apfcha ha chiesto a Rajasekhara Reddy d’impegnarsi
per la difesa della libertà di religione e di conversione, affinché i dalit cristiani
ottengano gli stessi diritti di quelli accordati ai fuori casta indù, buddisti e sikh.
Il governatore ha risposto assicurando la sua intenzione di discutere il tema con
l’autorità centrale di New Delhi ed in particolare con il ministro della Giustizia
e con quello della Giustizia sociale e lo sviluppo. Rajasekhara Reddy ha inoltre dato
la sua disponibilità a guidare una delegazione dei leader della Chiese a New Delhi
che dovrebbe incontrare il premier Singh, il 19 o il 20 giugno. Un decreto presidenziale
del 1950, riferisce l’agenzia Asianews, stabilisce che ai cosiddetti fuori casta siano
riservate quote nell'istruzione e nella pubblica amministrazione. Tali prerogative
non sono previste per i dalit cristiani e i musulmani e vengono tolte a coloro i quali
si convertono al cristianesimo o all'islam. Mons. Joji attribuisce questa situazione
“ad una sbrigativa interpretazione del decreto presidenziale” che di fatto “viola
nella lettera e nello spirito alcuni articoli della Costituzione come il 15 ed il
25”. L’impegno dell’Apfc per i cosiddetti intoccabili rappresenta una sfida culturale
oltre che civile per la Chiesa indiana. Racconta l’arcivescovo di Hyderabad: “Quando
la Santa Sede ha annunciato che io, che sono dalit, sarei diventato arcivescovo, la
società ha reagito polemicamente. Solo la Chiesa ci tratta come un'unica famiglia
senza nessuna discriminazione. Invece, nella società indiana, il problema dei dalit
ha un peso socio-economico e la Corte suprema ha stabilito in modo categorico che
la conversione al cristianesimo - ha detto - non fa cadere la distinzione di casta”.
(A.D.G.)