2009-06-09 14:51:10

Sri Lanka: cristiani e buddisti insieme per ricostruire il Paese dopo la guerra


“Cristiani e buddisti dovrebbero collaborare nel promuovere l’ahimsa, la dottrina della non violenza, e alleviare così le sofferenza di tutti quelli che hanno patito la brutalità della guerra”. Padre Sarath Iddamalgoda, sacerdote impegnato nella difesa dei diritti umani, individua nella cooperazione tra le due comunità di fedeli una strada per ricostruire il Paese. Il giorno in cui la comunità buddista dello Sri Lanka celebra la festa di Poson, l’inizio della diffusione della religione sull’isola, “è un’occasione ideale - dice padre Iddamalgoda - per buddisti e cristiani per riflettere sulla comune responsabilità verso la vita della società srilankese”. Il sacerdote, presidente dell’associazione Sramabimani KendrayaVihara, caratterizzata da momenti di incontro e dialogo dedicati all’importanza della religione e della dottrina della non violenza., ha promosso insieme ad altri religiosi cristiani un’iniziativa per testimoniare vicinanza e solidarietà verso la comunità buddista. Per tre giorni si sono uniti alla celebrazioni organizzando una Poson Bathi Gee, manifestazione per le strade di Kelaniya, la città che ospita il tempio buddista di padre Iddamalgoda spiega ad AsiaNews che il valore dell’ahimsa “è dimenticato da molti in questo momento di post-conflitto in cui è immerso il Paese. La popolazione si lascia ispirare dall’ideologia singalese-buddista piuttosto che dei valori centrali del buddismo”. Da questa constatazione è nata l’idea dei tre giorni di Poson Bathi Gee promossi da cristiani. Suor Noel Christine Fernando, coordinatrice della Sramabimani Kendraya, spiega che l’iniziativa è utile “per aiutare i fedeli buddisti a riscoprire l’importanza e la rilevanza della loro religione nella esistenza quotidiana” e così sottrarsi al rischio di “vivere una vita artificiale in un ambiente estraneo alla tradizione buddista, segnato dalla violenza sociale”. (R.P.)







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