Il neopresidente del dicastero vaticano degli Operatori Sanitari, mons.Zygmunt
Zimowski: lavoriamo per una cultura della vita
Il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari ha organizzato questa
mattina nella sua sede una riunione allargata per preparare gli avvenimenti dei prossimi
mesi che segneranno la vita del dicastero, in particolare la 18.ma Giornata del malato,
dell’11 febbraio 2010. Una giornata si inserirà nel quadro di due anniversari: i 25
anni del dicastero vaticano e dell’enciclica di Giovanni Paolo II Salvifici Doloris
sul significato salvifico della sofferenza, pubblicata l’11 febbraio 1984. La riunione
di questa mattina è stata presieduta dal nuovo presidente del dicastero, mons.
Zygmunt Zimowski - finora vescovo di Radom, in Polonia - che per 19 anni, fino
al 2002, ha lavorato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, al fianco dell’allora
cardinale Jospeh Ratzinger. Al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile
della sezione francese della nostra emittente, mons. Zimowski parla degli impegni
del suo nuovo incarico e delle figure che lo hanno ispirato:
R. - Quando
ho ricevuto questa nomina ho pensato subito alla persona di Giovanni Paolo II, perché
gli sono stato vicino, ho pranzato molte volte con lui e ho visto questo uomo da vicino.
Mi ha colpito una volta la frase che ha detto: “Io mi ricordo poco la mia mamma, ma
so e mi ricordo che ha sofferto tanto”. E pensando alla persona di Giovanni Paolo
II mi sono sempre ricordato questa frase, pensando che proprio la sua mamma, tramite
le sofferenze, ha aiutato sempre Giovanni Paolo II, guardandolo dal cielo. Ho sempre
pensato che proprio la mancanza della sua mamma era la causa della sua pietà mariana,
perchè quando lui non ha più avuto con sé la madre, la madre terrestre, si è rivolto
alla Madre celeste, alla Madonna. Per quanto riguarda i prossimi impegni, prima di
tutto vorrei citare le parole del servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, tratte dall’Enciclica
Evangelium vitae, dove il Santo Padre ha ribadito che la vita dell’uomo proviene
da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, è partecipazione del suo soffio vitale:
lui dice che dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta
sin dall’origine nel cuore dell’uomo, nella sua coscienza. La domanda “che hai fatto?”,
con cui Dio si rivolge a Caino, dopo che questi ha ucciso suo fratello Abele, traduce
l’esperienza di ogni uomo nel profondo della sua coscienza: egli viene sempre richiamato
alla inviolabilità della vita, della sua vita, di quella degli altri. Oggi, purtroppo,
siamo testimoni che questa inviolabilità della vita non è rispettata. Noi dobbiamo
combattere per la cultura della vita: dal concepimento fino al naturale tramonto.
Questo è il testamento del Santo Padre. D. - Lei di recente
ha preso la parola all’incontro che si è svolto a Ginevra nella sede dell’Organizzazione
mondiale della sanità. Si è trattato di un dibattito di grande attualità... R.
- Il tema di questo incontro era molto importante: la crisi mondiale e la vita umana.
Dovevamo discutere del fatto che questa crisi colpisce i più bisognosi, i malati e,
in modo particolare, i bambini. L’attuale crisi economica ha evidenziato il disagio
della cancellazione o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna,
soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò metterà drammaticamente a rischio i
loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie
endemiche, epidemiche e virali. Sappiamo quanto bisognosi sono i bambini africani.
Penso che anche il nostro dicastero vorrebbe fare qualche atto visibile, forse qualche
ospedale o un’altra struttura sanitaria, per mostrare la nostra sensibilità ai più
bisognosi, specialmente ai bambini. D. - Il suo dicastero festeggerà
tra breve i suoi 25 anni di esistenza e lei ne assume la guida dopo aver collaborato
a lungo a fianco tanto del precedente Pontefice quanto di colui che gli è succeduto.
Si aspetta degli avvenimenti di rilievo nei prossimi mesi? R.
- Dobbiamo preparare bene questo anniversario, ricordando anche l’enciclica Salvifici
Doloris, che parla del senso della vita umana e della sofferenza. Penso che sia
la prima Enciclica di questo tipo nella storia della Chiesa. Questo documento esce
dal cuore di Giovanni Paolo II. Dobbiamo coinvolgere tutto il mondo, specialmente
Roma, che è la diocesi del Santo Padre. Vogliamo invitare il Santo Padre a presiedere
la Santa Messa proprio in occasione della 18.ma Giornata del malato o in Basilica
o in Piazza San Pietro. Vogliamo invitare tanti sofferenti, tanti bisognosi, abbandonati,
le persone che vogliono offrire le loro sofferenze per la Chiesa, per il Santo Padre,
che è molto attaccato oggi dal mondo e questo attacco non è giusto.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)