2009-06-08 18:28:57

Libano: la coalizione filoccidentale vince le elezioni


All’indomani delle elezioni in Libano, il ministero degli Interni di Beirut ha annunciato che sono 71 i seggi assegnati alla coalizione filo-occidentale 14 Marzo, formazione di Saad Hariri figlio dell’ex premier ucciso nel 2005, 57 quelli ottenuti dall’Alleanza guidata da Hezbollah. Nonostante l’apertura del movimento sciita ad un governo di unità nazionale, “non è discussione – dice Hezbollah – il ruolo di partito di resistenza, la legittimità del suo arsenale o il fatto che Israele sia uno Stato nemico”. Intanto osservatori locali hanno denunciato irregolarità nel corso del voto. In ogni caso, la situazione politica è ancora difficile da decifrare nel suo complesso e richiede molta prudenza, come conferma mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Il risultato non possiamo dire sia stato un successo per una parte e una sconfitta per l’altra. L’opinione pubblica si aspettava un certo equilibrio. Anche perché il Libano non può andare avanti a senso unico, nel senso che tutto il sistema libanese è basato sul consenso e sulla partecipazione di tutte le fazioni. Possiamo dire che il risultato è normale per le attese libanesi.

 
D. – Abbiamo assistito ad un inusuale fair-play da parte dei leader libanesi di fronte a questi primi risultati. Tuttavia, Hezbollah ha anche ricordato che nessuno dovrà cercare di disarmarla. Quindi, resta comunque una certa pace armata in Libano...

 
R. – Non poteva andare meglio. Io penso che non poteva uscire il risultato di un solo colore, perché il Libano non è come i Paesi occidentali. Qui si tratta di comunità, si tratta di comunità confessionali. Quindi, la politica è amalgamata con le comunità confessionali. E per me il risultato è quello normale per il Libano, altrimenti le cose potrebbero ancora peggiorare. Siamo allo stesso punto: è necessario che i libanesi abbiano fiducia gli uni negli altri perché il Paese possa andare avanti.

 
D. – Quali sono le speranze del cittadino medio libanese per quanto riguarda il futuro del Paese? Dopo l’ultima violenta situazione bellica, adesso sembra esserci una certa pace e la voglia di ripresa del Libano è molto forte...

 
R. – Il problema libanese non è soltanto un problema interno. Purtroppo, quando noi parliamo di maggioranza o di opposizione, si tratta in fondo di un conflitto regionale e internazionale, un conflitto tra sunniti e sciiti. Quindi, siamo quasi telecomandati dalle intese regionali e internazionali. Purtroppo, è così, e dato che il Libano è l’unico Paese democratico, l’unico Paese dove c’è libertà di espressione, tutti si esprimono attraverso il Libano. Il problema non è soltanto puramente interno, il problema è regionale e internazionale. Speriamo, quindi, che i libanesi possano avere fiducia gli uni degli altri e guardare agli interessi del Paese. Questa è la nostra speranza.







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