Libano: la coalizione filoccidentale vince le elezioni
All’indomani delle elezioni in Libano, il ministero degli Interni di Beirut ha annunciato
che sono 71 i seggi assegnati alla coalizione filo-occidentale 14 Marzo, formazione
di Saad Hariri figlio dell’ex premier ucciso nel 2005, 57 quelli ottenuti dall’Alleanza
guidata da Hezbollah. Nonostante l’apertura del movimento sciita ad un governo di
unità nazionale, “non è discussione – dice Hezbollah – il ruolo di partito di resistenza,
la legittimità del suo arsenale o il fatto che Israele sia uno Stato nemico”. Intanto
osservatori locali hanno denunciato irregolarità nel corso del voto. In ogni caso,
la situazione politica è ancora difficile da decifrare nel suo complesso e richiede
molta prudenza, come conferma mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti,
intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Il risultato
non possiamo dire sia stato un successo per una parte e una sconfitta per l’altra.
L’opinione pubblica si aspettava un certo equilibrio. Anche perché il Libano non può
andare avanti a senso unico, nel senso che tutto il sistema libanese è basato sul
consenso e sulla partecipazione di tutte le fazioni. Possiamo dire che il risultato
è normale per le attese libanesi.
D. – Abbiamo assistito
ad un inusuale fair-play da parte dei leader libanesi di fronte a questi primi risultati.
Tuttavia, Hezbollah ha anche ricordato che nessuno dovrà cercare di disarmarla. Quindi,
resta comunque una certa pace armata in Libano...
R.
– Non poteva andare meglio. Io penso che non poteva uscire il risultato di un solo
colore, perché il Libano non è come i Paesi occidentali. Qui si tratta di comunità,
si tratta di comunità confessionali. Quindi, la politica è amalgamata con le comunità
confessionali. E per me il risultato è quello normale per il Libano, altrimenti le
cose potrebbero ancora peggiorare. Siamo allo stesso punto: è necessario che i libanesi
abbiano fiducia gli uni negli altri perché il Paese possa andare avanti.
D.
– Quali sono le speranze del cittadino medio libanese per quanto riguarda il futuro
del Paese? Dopo l’ultima violenta situazione bellica, adesso sembra esserci una certa
pace e la voglia di ripresa del Libano è molto forte...
R.
– Il problema libanese non è soltanto un problema interno. Purtroppo, quando noi parliamo
di maggioranza o di opposizione, si tratta in fondo di un conflitto regionale e internazionale,
un conflitto tra sunniti e sciiti. Quindi, siamo quasi telecomandati dalle intese
regionali e internazionali. Purtroppo, è così, e dato che il Libano è l’unico Paese
democratico, l’unico Paese dove c’è libertà di espressione, tutti si esprimono attraverso
il Libano. Il problema non è soltanto puramente interno, il problema è regionale e
internazionale. Speriamo, quindi, che i libanesi possano avere fiducia gli uni degli
altri e guardare agli interessi del Paese. Questa è la nostra speranza.