La via dell’amore ci conduce a Dio: il commento di mons. Bruno Forte alle parole
del Papa sul Mistero della Trinità
Dagli atomi alle galassie, dalle particelle minuscole all’universo, “tutto proviene
dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore”: è una delle belle immagini
che Benedetto XVI ha utilizzato ieri all’Angelus nella Solennità della Santissima
Trinità. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, il Papa ha inoltre affermato
che “l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità,
di Dio-Amore”. Una considerazione sulla quale si sofferma l’arcivescovo di
Chieti-Vasto, Bruno Forte, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – L’ispirazione
profonda delle parole di Papa Benedetto sulla Trinità è certamente la teologia agostiniana.
Sappiamo quanto Joseph Ratzinger ami Sant’Agostino, quanto vi abbia lavorato; e nel
“De Trinitate” ci sono pagine straordinarie in cui Agostino presenta la Trinità alla
luce della contemplazione del mistero dell’amore. In altre parole, Agostino dice:
“Vides Trinitatem si caritatem vides” – vedi la Trinità se vedi l’amore. Dunque, l’amore
dove ci sono sempre i due – l’amante e l’amato – e il loro vincolo di unità è la chiave
per entrare, sia pure con la modestia delle nostre capacità e restando in punta di
piedi sulla soglia, nel mistero divino di un Dio che è l’eterno amante, il Padre,
e l’eterno amato, il Figlio e il loro vincolo d’amore, lo Spirito. Questo messaggio
forte, con il linguaggio della scienza e della biologia, che Papa Benedetto ha voluto
darci parlando della Trinità inscritta nel genoma umana, cioè nella vocazione stessa
dell’uomo a essere se stesso e ad esserlo nell’amore.
D.
– Siamo nell’Anno dell’astronomia e il Papa ieri ha sottolineato che l’Universo proviene
e tende verso l’amore: sembra riecheggiare Dante: “L’amor che move il sole e l’altre
stelle” …
R. – Questo è certamente un’eco presente
nella profonda cultura teologica, letteraria, spirituale di Papa Benedetto. E naturalmente,
in questa contemplazione della rete di rapporti che regge l’universo e che è fondamentalmente
una rete di sinergie, dunque di relazioni d’amore – potremmo dire – c’è il seguire
ancora la via agostiniana delle “vestigia Trinitatis”. Agostino si concentrerà poi
in modo speciale sulla psicologia dell’uomo e dunque vedrà la Trinità attraverso un’analisi
dell’intelligenza, della memoria, dell’amore. Benedetto estende questa lettura dell’impronta
trinitaria nell’essere umano all’armonia e alla sinergia che reggono tutte le forze
dell’universo.
D. – Per spiegare l’inspiegabile mistero
della Trinità, Benedetto XVI ha fatto riferimento a ciò che è immediatamente comprensibile,
sperimentabile da ogni uomo: l’amore …
R. – Credo
che questa via sia la via privilegiata per entrare nel mistero della Trinità. Come
tale ce l’ha presentata ieri Papa Benedetto e credo che questo sia molto bello perché
abbia anche un forte impatto catechetico-pastorale. E in questo, Papa Benedetto, libero,
naturalmente, rispetto ad Agostino, dai vincoli dell’influenza del pensiero essenzialistico
del mondo antico, si apre ad una prospettiva più personalistica ed esistenzialistica
e ci aiuta a contemplare la Trinità lungo la via dell’amore in maniera semplice e
profonda. Credo che sia un apporto bello al kerygma, all’annuncio del Dio-amore che
è l’annuncio del Dio-Trinità.