Seggi aperti in Libano dove circa tre milioni di elettori sono chiamati ad eleggere
i 128 deputati del nuovo parlamento. A vigilare sul voto, che si chiuderà alle 19
ora locale, circa 50mila agenti e oltre 2mila osservatori internazionali. Si profila
un serrato testa a testa tra la coalizione filo-occidentale “Fronte del14 marzo” e
l'alleanza guidata dal movimento sciita Hezbollah. Il servizio di Benedetta Capelli:
E’ molto
alta l’affluenza alle urne e al momento non si segnalano incidenti. Il premier libanese
Siniora ha parlato di situazione “sotto controllo” mentre l’ex presidente americano
Jimmy Carter, il cui centro è impegnato a monitorare il voto insieme agli osservatori
dell’Unione Europea e della Lega Araba, ha espresso preoccupazione per la futura accettazione
dei risultati da parte di alcuni partiti. Esperti di politica interna hanno parlato
di elezioni dall’esito molto incerto che potrebbe aprire due scenari: un governo di
unità nazionale oppure una crisi sempre più lacerante. In ballo 128 seggi, equamente
divisi tra cristiani e musulmani, sulla base di una griglia messa a punto al termine
della guerra civile 1975-90 che prevede una divisione delle più alte cariche dello
Stato in base alle principali confessioni religiose: il presidente deve essere un
cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita, mentre il presidente del
Parlamento uno sciita. Leggermente favorita la coalizione filo-occidentale “Fronte
del 14 marzo” composta dai sunniti di Saad Hariri, figlio dell’ex premier ucciso in
un attentato a Beirut nel 2005, alleato con i drusi di Walid Jumblatt e una parte
delle componenti cristiane. Una coalizione che prende il suo nome dalla grande manifestazione
avvenuta proprio in seguito all’uccisione di Hariri e sempre legato alle iniziative
seguite alla morte dell’ex premier è il nome dell’altra formazione in lizza: “L’Alleanza
dell’8 marzo”, in quella data, infatti, il movimento sciita Hezbollah convocò un grande
raduno filo-siriano. Di questa coalizione fanno parte il movimento di Amal e i cristiani
guidati dall'ex capo di Stato maggiore, Michel Aoun. Non manca la preoccupazione per
un’affermazione di questa parte politica che, secondo alcuni analisti, potrebbe fare
del Paese dei cedri una repubblica islamica condizionata da Iran e Siria. Ipotesi,
tuttavia smentita da Hezbollah che si è detto disponibile, in caso di vittoria, a
formare un governo allargato all’opposizione. Prima del voto il patriarca maronita,
cardinale Nasrallah Sfeir, ha invitato i libanesi a scegliere in modo consapevole
perché il Libano “rimanga una nazione totalmente libera, sovrana e indipendente”.