2009-06-06 13:15:21

Religioni, credenti e società: tema dell’intervento del cardinale Tauran al Colloquio internazionale sull’insegnamento delle religioni


La dimensione del dialogo interreligioso è al centro dell’intervento che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha tenuto al Colloquio internazionale sull’insegnamento delle religioni, che si è svolto in questi giorni a Montauban, in Francia. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

“Viviamo tutti in società pluriculturali e plurireligiose”, ha detto il cardinale Tauran per poi ricordare che “le religioni sono capaci del meglio come del peggio: possono mettersi al servizio di un progetto di santità o di un progetto di alienazione”. Riferendosi a quanti danno vita ad azioni terroristiche dicendosi ispirati da motivi religiosi, il cardinale Tauran riconosce che tutto ciò alimenta “il paradosso che le religioni vengano percepite come pericolo”. A questo proposito, parlando di islam, il cardinale Tauran sottolinea che “tutto ciò non riguarda il vero islam praticato dalla maggioranza dei fedeli di questa religione”. “La religione non è un momento particolare della storia - dice il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso - appartiene alla natura dell’uomo”. Ci sono comunque contesti, orientamenti e pratiche particolari: il cardinale ricorda una certa filosofia illuminista in base alla quale solo la ragione può accedere alla verità; o un certo programma della Rivoluzione francese che voleva costruire una società senza Dio, per non parlare del “buio che l’umanità ha conosciuto con i due totalitarismi del secolo scorso”.

 
Guardando all’oggi il prelato sottolinea che nonostante queste sfide “la questione di Dio è emersa più forte che mai” e che assistiamo a un ritorno del fatto religioso, a una rinascita di sacralità. “La religione è divenuta un fattore capitale nella vita culturale, politica, economica così come anche nell’insegnamento”, nella formazione della persona. Semmai - spiega il porporato - in alcune società occidentali si abbassa il livello della partecipazione a livello comunitario e cita l’espressione inglese che riassume il fenomeno: "Believing without belonging", cioè credere senza appartenere, che significa un modo emozionale e individualista di credere. Di fronte a tutto ciò, il cardinale Tauran ribadisce l’importanza della “conoscenza seria della propria tradizione religiosa” e dunque della chiarezza della propria identità, per poi affermare che “la Chiesa è aperta al mondo” e concepisce “il dialogo con i credenti di altre confessioni come una fonte di arricchimento per tutti”. Ma avverte: dialogo interreligioso non significa dire “tutte le religioni insegnano più o meno la stessa cosa”. Piuttosto significa dire: “Tutte le persone che cercano Dio hanno stessa dignità” e significa “fare il possibile per comprendere il punto di vista dell’altro”. Dignità della persona e carattere sacro della vita sono punti fermi per le nostre tradizioni religiose - ricorda il cardnale Tauran - e insieme con gli uomini di buona volontà aspiriamo alla pace. E il porporato cita parole di Benedetto XVI nel primo giorno di febbraio 2007: “La ricerca e il dialogo interreligioso non sono un’opzione ma una necessità dei nostri tempi”.







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