2009-06-05 12:38:59

Guatemala: appello dei vescovi alle autorità perché si affrontino subito i gravi problemi del Paese


La Conferenza episcopale del Guatemala, ieri, in una dichiarazione a firma del Presidente e del Segretario generale dell’episcopato, rispettivamente mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu e mons. Gonzalo de Villa, vescovo di Sololá-Chimaltenango, esprime “grande preoccupazione di fronte all’attuale situazione del Paese” segnato da “un clima di tensione, scontro e polarizzazione”, tutte conseguenze – si legge nel documento delle disuguaglianze sociali, etniche ed economiche nonché della mancanza di etica e della prevalenza dell’interesse individuale egoistico di molti”. I vescovi richiamano poi l’attenzione sull’aumento degli attentati e delle morti violente che considerano “una chiara manifestazione della perdita del senso sacro della vita” e si dicono indignati di fronte all’impunità, con la quale si tenta di nascondere le continue azioni criminali. “Ciò riflette - scrivono i presuli - la denunciata debolezza del nostro sistema giudiziario che va cambiato”. Pertanto da loro giunge un appello ad una presa di coscienza da parte delle autorità e ad un urgente cambiamento di rotta. “Come tutti i cittadini - scrivono ancora i presuli- anche noi esigiamo che le istituzioni dello Stato guatemalteco facciano uno sforzo particolare per realizzare indagini trasparenti ed imparziali per chiarire tutti i crimini e processare i loro responsabili”. L’episcopato si sofferma poi sulla situazione socio-economica del paese chiedendo una maggiore e più responsabile attenzione per i bisogni della popolazione, in particolare la salute, gli alloggi, il lavoro, l’educazione e le questioni agricole e ambientali. “Per evitare qualsiasi estremismo e consolidare una pace autentica - scrivono i vescovi - riprendendo le parole che Giovanni Paolo II pronunciò nella capitale il 7 marzo 1983 - non c’è nulla di meglio che restituire la dignità a coloro che patiscono l’ingiustizia, il disprezzo e la miseria”. Di fronte a tutte le insidie che questi fatti rappresentano per la convivenza nazionale, l’episcopato guatemalteco richiama le autorità alla saggezza, al senso del bene comune e al rifiuto di ogni violenza. “Coloro che credono in Cristo – conclude il documento - affidano a Lui la loro speranza, in Lui ripongono la forza e non nelle armi, pertanto occorre manifestare la nostra decisione di voler raddrizzare il corso della nostra storia con fede, coraggio, unità e fraternità. (L.B.)







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