Nepal: marcia ecumenica contro la violenza. Un arresto per l'attentato alla cattedrale
di Kathmandu
“Marcia della pace e della non-violenza, contro la morte, la violenza ed il terrorismo”:
con questo slogan, domenica scorsa, a Kathmandu, in Nepal, si è svolta una manifestazione
ecumenica per la pace. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di migliaia di
cattolici, protestanti, indù e musulmani, è stata organizzata per protestare contro
l’attentato del 23 maggio scorso, avvenuto nella Cattedrale dell’Assunzione, principale
chiesa cattolica del Nepal, e in cui sono morte due persone, mentre altre 15 sono
rimaste gravemente ferite. “La comunità cattolica del Nepal – ha detto mons. Anthony
Sharma, vicario apostolico del Paese, presente alla manifestazione – è sempre stata
al servizio dei poveri e dei bisognosi. Non c’è alcun motivo per odiare la Chiesa.
I luoghi di culto dovrebbero essere sempre rispettati, mai attaccati”. “La marcia
dimostra – ha aggiunto – che c’è unità tra le diverse confessioni cristiane e le altre
religioni”. Nei loro discorsi, - ricordano le agenzie Ucanews e Apic - i leaders religiosi
che hanno partecipato alla marcia hanno chiesto al governo nepalese maggiore sicurezza
per i luoghi di culto cristiani, un risarcimento per i familiari delle vittime, azioni
dirette contro i responsabili dell’attentato e la garanzia di poter esercitare senza
paura il diritto alla libertà religiosa. Sull'attentato a Kathmandou una donna estremista
indù, Sita Thapa Shrestha, ha confessato di aver piazzato l’ordigno nella chiesa dell’Assunzione
il 23 maggio. Fa parte del gruppo estremista "Esercito di difesa del Nepal" che, in
una dichiarazione, ha affermato: “Vogliamo che milioni di cristiani lascino il Paese,
altrimenti piazzeremo bombe in tutte le loro case e le faremo esplodere”. Durante
gli interrogatori, la donna ha dichiarato di aver messo la bomba "perché odio i cristiani
e tutte le altre religioni e amo solo l’induismo”. La polizia - riferisce l'agenzia
AsiaNews - ora è sulle tracce degli altri membri del gruppo. La polizia sospetta che
la ragazza ed il gruppo estremista siano collegati anche all’uccisione di padre John
Prakash. Il sacerdote salesiano, preside della Don Bosco School di Sirsiya, nel distretto
di Morang, è stato assassinato nel luglio scorso ed i responsabili dell’omicidio non
sono ancora stati individuati. Nel 2006 il parlamento del Nepal ha approvato una normativa
che ha trasformato il Paese in uno Stato laico. Attualmente, l’80% dei 28,5 milioni
di nepalesi è di religione indù, mentre i cristiani sono 1,5 milioni, dei quali 7.500
sono cattolici. I musulmani, invece, sono pari al 4% della popolazione. (I.P.)