Mons. Zimowski all'Assemblea mondiale della sanità: urge "codice etico comune" per
garantire assistenza sanitaria ai Paesi poveri senza abusi
Stabilire un “codice etico comune” che difenda, su scala internazionale, il principio
dell’equità nel campo delle cure sanitarie e che tuteli dalle sperequazioni soprattutto
le fasce povere del pianeta. E’ quanto ha chiesto il presidente del Pontificio Consiglio
per la Pastorale della Salute, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, intervenuto nei giorni
scorsi ai lavori della 62.ma Assemblea mondiale della sanità a Ginevra. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Il settore
della salute non è immune da abusi e ingiustizie. Lo sanno bene i Paesi più poveri,
che devono fare i conti con governi sprovvisti di mezzi per affrontare il deficit
sanitario e con aiuti internazionali via via più asfittici, a causa della crisi economica
globale ma anche di logiche affaristiche che non si fanno scrupoli di lucrare dove
annida la miseria. A denunciarlo con forza è stato mons. Zimowski, a capo della delegazione
vaticana presente a Ginevra per la recente Assemblea mondiale della sanità. “L’attuale
crisi economica - ha osservato il presule - ha fatto affiorare lo spettro della cancellazione
o di una drastica riduzione dei programmi di assistenza esterna, soprattutto nei Paesi
in via di sviluppo. Ciò - ha proseguito - metterà drammaticamente a repentaglio i
loro sistemi sanitari, che sono già al collasso per la forte incidenza di malattie
endemiche, epidemiche e virali”. Riferendosi a una ricerca del
’98, condotta dal Pontificio Consiglio del quale ha assunto da poco la guida, mons.
Zimowski ha rimarcato che “una delle sfide maggiori è l’applicazione del principio
di equità”. Ebbene, ha constatato, dieci anni dopo questa sfida è, purtroppo, “ancora
attuale” e per questo la Santa Sede appoggia l’appello levato da Ginevra perché i
governi nazionali sviluppino “strategie tendenti a migliorare la salute pubblica,
con uno sguardo particolare alle ingiustizie nel campo della salute”. I “più vulnerabili”
a causa della crisi economica, “alimentata - ha affermato il rappresentante vaticano,
"da bramosie ed egoismi” - sono certamente i bambini, milioni dei quali “non raggiungono
il loro pieno potenziale a causa delle grandi differenze” esistenti in campo sanitario.
Dunque, ha concluso il presule, “è necessario ‘un codice etico comune’, le cui norme
non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate - ha detto - nella
legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano” poiché,
ha soggiunto, “la giustizia non si può creare nel mondo solo con modelli economici
buoni”, pur necessari.