Il maltempo aggrava le condizioni dei terremotati abruzzesi, che chiedono alloggi
più stabili: intervista con Luigi Vicinanza
Ore di pioggia ininterrotta e un fiume di fango hanno aggravato tra ieri e oggi le
già difficili condizioni degli sfollati abruzzesi, che da quasi due mesi vivono nelle
tende dopo il devastante terremoto del 6 aprile scorso. E ininterrotto è anche lo
sciame sismico: quattro le scosse avvertite dalla popolazione locale dalla mezzanotte
di oggi, mentre cresce l'apprensione dei terremotati per un ricovero più stabile,
in una regione spesso gravata da un clima ostico. Fabio Colgrande ha fatto
il punto della situazione con il direttore del quotidiano locale "Il centro", Luigi
Vicinanza:
R. - Il centro
storico de L’Aquila con i suoi monumenti, con la sua storia, è un cumulo di macerie.
Quello che vogliono sapere adesso i cittadini è quando, come, e con quali risorse
reali si ricostruisce questo patrimonio di tutta l’Italia.
D.
- Nonostante l’impegno della Protezione civile, si vivono ancora situazioni di forte
disagio…
R. - La situazione è oggettivamente difficile.
Prendiamo quello che sta succedendo in queste ore: 48 ore e più di pioggia. In alcune
tende dopo 48 ore di pioggia ininterrotta comincia a piovere all'interno. La gente
sta scappando dalle tende.
D. - Sul programma di
ricostruzione si registra del malcontento. Perché secondo lei? R.
- Basta fare alcuni calcoli. Gli sfollati ufficiali, secondo la Protezione civile,
sono 62 mila. Le case promesse dal governo entro settembre-ottobre possono ospitare
13 mila persone. La gente si domanda quale sia il suo futuro reale.
D.
- Dopo la manifestazione che c’è stata venerdì scorso, temete ci possano essere altri
momenti di protesta popolare? R. - Gli abruzzesi hanno dimostrato
grande dignità e grande pazienza di fronte a questa catastrofe naturale. Però la dignità
e la pazienza non vanno scambiate per rassegnazione. C’è il rischio che, rispetto
alle promesse fatte e ai fatti che ci saranno, ci possa essere una differenza. Di
fronte a questa eventuale differenza - e, in quel caso, ad una sorta di "tradimento"
della fiducia - ci potrà essere sicuramente una manifestazione di disagio, di esasperazione,
di rabbia. Bisogna stare molto attenti. In altri terremoti, l’ultimo di Marche ed
Umbria, dopo le tende della prima emergenza sono state fatte le casette di legno,
container, prefabbricati, roulotte e così via. Qui, invece, si sta nelle tende in
promiscuità, in otto persone, in nuclei familiari diversi. E’ questo che aumenta il
disagio e accresce l’esasperazione. E inoltre continua lo sciame sismico che rende
difficile il rientro nelle abitazioni.(Montaggio a cura di Maria Brigini)