2009-06-01 13:44:55

Per il mese di giugno, il Papa chiede ai fedeli di pregare affinché i Paesi più poveri siano liberati dal peso del debito estero. Il commento di Sergio Marelli


“Perché l’attenzione internazionale verso i Paesi più poveri susciti un più concreto aiuto, in particolare per sollevarli dallo schiacciante onere del debito estero”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di giugno. Il Papa torna quindi a chiedere un supplemento di solidarietà verso chi è nel bisogno, specie in un periodo di crisi economica. Sul richiamo del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv:RealAudioMP3

R. - Penso che sia una costante dei messaggi dei Pontefici, che all’avvicinarsi dei grandi appuntamenti internazionali - in questo caso il vertice del G8 all’Aquila, che si terrà il prossimo 6-8 luglio - richiamano questa necessità di preoccuparsi anche dei Paesi poveri. Mi sembra che quest’anno, in questa congiuntura economica finanziaria così grave, tale richiamo sia oltremodo opportuno. Pensare di trovare delle soluzioni a questa crisi, che si è abbattuta anche su noi, in Italia, senza pensare a delle soluzioni globali che coinvolgano anche i Paesi poveri sia, fondamentalmente, come pensare a una “non soluzione”.
 
D. - Nel recente discorso ad otto ambasciatori ricevuti in Vaticano per le lettere credenziali, il Papa ha messo l’accento su due punti: solidarietà verso i più bisognosi e sobrietà nello stile di vita. E’ lungo queste due direttrici che si può davvero invertire la rotta?
 
R. - E’ un messaggio che noi accogliamo con grande favore perché Focsiv con i suoi volontari, in qualche modo, ha sempre cercato di incarnare esattamente questa idea, cioè che insieme alle grandi scelte che bisogna fare - la cancellazione del debito, stanziare risorse adeguate per aiutare i Paesi poveri, mettere in atto dei meccanismi e riformare le strutture perché ci sia più giustizia a livello planetario - occorra anche un atteggiamento personale. Molti cittadini che incontriamo nel nostro lavoro ci dicono: “Ma noi che cosa possiamo fare?” Il nostro messaggio è sempre quello che Benedetto XVI ha ricordato: ci vogliono le grandi scelte ma occorrono anche delle scelte di vita quotidiane, piccole, costanti, che vengono fatte a livello individuale… quello che il Papa definisce giustamente “uno stile di vita più sobrio”, perché questo livello di consumi non ci consentirà di lasciare alle generazioni prossime un futuro che sia sostenibile.
 
D. - Nella Messa di Pentecoste il Papa ha sottolineato che, accanto a un inquinamento ecologico, c’è anche un “inquinamento del cuore e dello spirito”. Non è possibile un’economia senza etica, ci ricorda il Papa…
 
R. - L’etica viene prima di tutto. I fondamenti dei valori devono essere quelli che orientano e che guidano le scelte in tutti i campi della vita politica e sociale. Un’economia e una finanza che non siano ispirate e orientate al bene comune e, quindi, a dei valori etici, portano a dei risultati e a delle situazioni che purtroppo oggi stiamo constatando anche noi nei nostri Paesi ma che, soprattutto, stanno vivendo i Paesi poveri e le popolazioni povere del Sud del mondo. La massimizzazione del profitto, anche a costo di violare, di calpestare i diritti umani, è una di quelle storture che portano a un sistema malato. Porta a quelle che Giovanni Paolo II chiamava le “strutture di peccato”. Penso che riporre l’etica, oggi, nei fondamenti delle scelte personali e delle scelte collettive sia il grande imperativo e la grande urgenza cui giustamente la Chiesa ci richiama.







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