Settimana elettorale per i Paesi dell’Unione Europea: giovedì 4 giugno - con il voto
di Regno Unito e Paesi Bassi - prende il via il processo elettorale per il rinnovo
del Parlamento europeo, che si concluderà domenica 7 giugno. L’appuntamento con le
urne riguarda 375 milioni di elettori chiamati a designare 736 eurodeputati per il
prossimo quinquennio. In occasione di questa importante tornata elettorale, la Comece,
Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, ha pubblicato una dichiarazione
dal titolo “Costruire una migliore casa europea”. Un documento sul quale si sofferma
il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio,delegato della Cei alla
Comece, intervistato da Alessandro Gisotti:
R.
– La casa europea deve essere migliore nella misura in cui si rispettano i diritti
fondamentali della persona umana, nella misura in cui si rispettano anche le diversità
tra i popoli. La casa non può essere solo abitata dalla tecnocrazia e dalla burocrazia,
che pure sono importanti: la casa deve essere abitata dai popoli, dalle loro culture,
nel rispetto reciproco, e soprattutto affermando quei grandi principi che costituiscono
la civiltà europea, basata e fondata sul cristianesimo e, dunque, il rispetto della
vita umana, il rispetto della giustizia, la solidarietà sociale. Ecco, tutto questo
fa migliore la nostra casa europea.
D. – Voi vescovi
della Comece, vescovi europei, sottolineate che votare è un diritto, ma anche una
responsabilità per i cristiani. Eppure sappiamo quanta disaffezione in molti Paesi
ci sia verso le istituzioni europee. Come vincere questa barriera?
R.
– Siamo ben consapevoli del venir meno di un certo entusiasmo nei confronti dell’Unione
Europea. Ne prendiamo atto. Ma nello stesso tempo, dobbiamo davvero affermare l’importanza
fondamentale dell’Europa. Non c’è futuro per i nostri popoli senza l’Unione Europea.
Questo vuol dire, ad esempio, riconoscere la difesa della pace, garantita, assicurata
in questi 64 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Questo è un valore così
importante che non può essere trascurato. I grandi valori, come quello della pace,
ma anche aspetti concreti dal punto di vista economico, meritano davvero di essere
evidenziati e, dunque, da parte anche delle nostre popolazioni dobbiamo dare il nostro
contributo responsabile proprio per quella migliore casa europea di cui parliamo.
D.
– Cosa si aspettano i vescovi dal Parlamento europeo?
R.
– I vescovi si aspettano in modo particolare l’attenzione all’uomo europeo, alla tradizione
europea. E allora la protezione del Creato, il promuovere la pace, una maggiore solidarietà.
D.
– A Montecassino, pochi giorni fa, il Papa ha rinnovato l’esortazione all’Europa a
non disperdere i suoi valori, le sue radici cristiane, il suo patrimonio inestimabile.
In che modo i vescovi e i fedeli possono raccogliere questa sfida in un’Europa un
po’ smarrita?
R. – Queste radici debbono essere riconosciute,
ma debbono essere anche valorizzate nell’oggi. Non è solo un riferimento al passato
nell’insegnamento di Papa Benedetto XVI, ma è anche davvero una realtà vissuta oggi.
Se le nostre chiese riescono davvero a dimostrare che quelle radici da cui sgorga
la tradizione culturale europea sono ancora vitali, allora credo che i popoli europei
prenderanno atto di questa vitalità, di questo dinamismo. E’ la nostra anima! Non
possiamo abbandonare l’Europa alla tecnocrazia, perdendo l’anima.