2009-06-01 15:00:22

Comece: costruire una migliore casa europea


Settimana elettorale per i Paesi dell’Unione Europea: giovedì 4 giugno - con il voto di Regno Unito e Paesi Bassi - prende il via il processo elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, che si concluderà domenica 7 giugno. L’appuntamento con le urne riguarda 375 milioni di elettori chiamati a designare 736 eurodeputati per il prossimo quinquennio. In occasione di questa importante tornata elettorale, la Comece, Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, ha pubblicato una dichiarazione dal titolo “Costruire una migliore casa europea”. Un documento sul quale si sofferma il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, delegato della Cei alla Comece, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3



R. – La casa europea deve essere migliore nella misura in cui si rispettano i diritti fondamentali della persona umana, nella misura in cui si rispettano anche le diversità tra i popoli. La casa non può essere solo abitata dalla tecnocrazia e dalla burocrazia, che pure sono importanti: la casa deve essere abitata dai popoli, dalle loro culture, nel rispetto reciproco, e soprattutto affermando quei grandi principi che costituiscono la civiltà europea, basata e fondata sul cristianesimo e, dunque, il rispetto della vita umana, il rispetto della giustizia, la solidarietà sociale. Ecco, tutto questo fa migliore la nostra casa europea.

 

D. – Voi vescovi della Comece, vescovi europei, sottolineate che votare è un diritto, ma anche una responsabilità per i cristiani. Eppure sappiamo quanta disaffezione in molti Paesi ci sia verso le istituzioni europee. Come vincere questa barriera?

 

R. – Siamo ben consapevoli del venir meno di un certo entusiasmo nei confronti dell’Unione Europea. Ne prendiamo atto. Ma nello stesso tempo, dobbiamo davvero affermare l’importanza fondamentale dell’Europa. Non c’è futuro per i nostri popoli senza l’Unione Europea. Questo vuol dire, ad esempio, riconoscere la difesa della pace, garantita, assicurata in questi 64 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Questo è un valore così importante che non può essere trascurato. I grandi valori, come quello della pace, ma anche aspetti concreti dal punto di vista economico, meritano davvero di essere evidenziati e, dunque, da parte anche delle nostre popolazioni dobbiamo dare il nostro contributo responsabile proprio per quella migliore casa europea di cui parliamo.

 

D. – Cosa si aspettano i vescovi dal Parlamento europeo?

 

R. – I vescovi si aspettano in modo particolare l’attenzione all’uomo europeo, alla tradizione europea. E allora la protezione del Creato, il promuovere la pace, una maggiore solidarietà.

 

D. – A Montecassino, pochi giorni fa, il Papa ha rinnovato l’esortazione all’Europa a non disperdere i suoi valori, le sue radici cristiane, il suo patrimonio inestimabile. In che modo i vescovi e i fedeli possono raccogliere questa sfida in un’Europa un po’ smarrita?

 

R. – Queste radici debbono essere riconosciute, ma debbono essere anche valorizzate nell’oggi. Non è solo un riferimento al passato nell’insegnamento di Papa Benedetto XVI, ma è anche davvero una realtà vissuta oggi. Se le nostre chiese riescono davvero a dimostrare che quelle radici da cui sgorga la tradizione culturale europea sono ancora vitali, allora credo che i popoli europei prenderanno atto di questa vitalità, di questo dinamismo. E’ la nostra anima! Non possiamo abbandonare l’Europa alla tecnocrazia, perdendo l’anima.








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