Benedetto XVI nella solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo scaccia la paura. Al
Regina Caeli aggiunge: la Chiesa è un corpo vivo, la cui vitalità è frutto dello Spirito
La Chiesa è oggi in festa per la solennità di Pentecoste. Benedetto XVI ha presieduto
stamani la Santa Messa nella Basilica Vaticana per celebrare la discesa dello Spirito
Santo su Maria e sugli Apostoli nel Cenacolo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua si realizza
quanto Gesù aveva promesso ai discepoli: il battesimo nello Spirito Santo e l’effusione
di una potenza dall’alto per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni.
Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio di dar vita ad un popolo nuovo e nasce
la Chiesa. Nell’omelia il Santo Padre si è soffermato sulle immagini con cui viene
rappresentato lo Spirito Santo. Al Regina Caeli ha aggiunto che lo Spirito Santo è
l'anima della Chiesa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
(Musica)
Riferendosi
al racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, Benedetto XVI ricorda che
lo Spirito Santo è rappresentato dalle immagini della tempesta
e delfuoco. La tempesta è descritta come “vento impetuoso”. Questa
metafora – osserva il Santo Padre - “fa pensare all’aria, che distingue il nostro
pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere”. L’aria e lo Spirito Santo – aggiunge
il Papa - sono entrambi indispensabili per la vita:
“Quello
che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale;
e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi,
così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza
spirituale”.
Al parallelismo tra aria e Spirito
Santo il Papa accosta poi un’altra similitudine: “Allo stesso modo in cui non bisogna
assuefarsi ai veleni dell’aria - e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi
una priorità - altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo Spirito”. La metafora
del vento impetuoso di Pentecoste – aggiunge Benedetto XVI - fa pensare a quanto invece
sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore,
quella spirituale, “l’aria salubre dello spirito che è l’amore”.
“Sembra
invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre
società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo
per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo
è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto
delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà”.
Il
Pontefice si sofferma poi sul fuoco, l’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo
negli Atti degli Apostoli:
“Il vero fuoco, lo
Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli
dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono
di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte
in croce”.
Dio vuole continuare a donare questo
“fuoco” ad ogni generazione umana ed essendo Spirito “soffia dove vuole”. La via che
Dio ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra” – spiega il Papa - è “Gesù, il suo
Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto”. Ma l’uomo oggi “sembra affermare se
stesso come dio”. Vuole trasformare il mondo “escludendo, mettendo da parte o addirittura
rifiutando il Creatore dell’universo”:
“L’uomo
non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero,
adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio,
conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo
della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa
del padre”. Questo allontanamento non si traduce solo in
una deriva spirituale ma anche in un pericolo per l’intera umanità: “Nelle
mani di un uomo così, il ‘fuoco’ e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi:
possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia.
A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica,
utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.
Ricevere
il dono dello Spirito significa comprendere il significato del vivere in comunità
alla luce della Scrittura. Nel racconto che descrive la Pentecoste si sottolinea che
i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo luogo – spiega
il Santo Padre – è il Cenacolo dove “Gesù aveva fatto coi i suoi apostoli l’Ultima
Cena, dove era apparso loro risorto”. “Gli Atti degli
Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento
interiore dei discepoli: ‘Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera’
(At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito
Santo; e presupposto della concordia è la preghiera”.
Questo
presupposto – aggiunge il Papa – vale anche per la Chiesa di oggi: “Se
vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva
commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa
attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. Perché
la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla
libertà di Dio – che la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla
preghiera”.
Lo Spirito Santo vince la paura.
I discepoli – ricorda Benedetto XVI - si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto
del loro Maestro e “vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa
sorte”. A Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini “uscirono
fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo
crocifisso e risorto”. Non avevano alcun timore – sottolinea il Santo Padre - perché
si sentivano nelle mani del più forte:
“Sì, cari
fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere
e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada,
il suo amore infinito non ci abbandona”.
Non
si può aver timore – afferma il Papa - se ci si affida a questo amore infinito:
“Lo
dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido
slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi,
alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa
che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano
della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore”. Al
Regina Caeli Benedetto XVI sottolinea poi come lo Spirito Santo, “disceso sulla Chiesa
nascente”, l'ha resa missionaria, inviandola ad annunciare a tutti i popoli la vittoria
dell'amore divino sul peccato. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui
- si chiede il Papa - a che cosa si ridurrebbe la Chiesa?
“Sarebbe
certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale,
forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti
la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura
e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata
e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto
frutto dell’invisibile Spirito divino”. Ricordando
che quest'anno la solennità di Pentecoste cade nell'ultimo giorno del mese di maggio,
in cui abitualmente si celebra la festa mariana della Visitazione, il Pontefice fa
notare che la giovane Maria è “icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza
dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato”. Dopo il Regina Caeli,
il pensiero del Santo Padre è andato infine ai giovani dell'Abruzzo che in questi
giorni si stanno raccogliendo numerosi intorno alla Croce delle Giornate Mondiali
della Gioventù, portata in pellegrinaggio nella loro regione da un gruppo di volontari.
"In
comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto, chiediamo
a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e
di speranza". (Musica)