2009-05-30 15:14:59

Le truppe inglesi terminano la loro missione in Iraq


A fine giugno le forze di sicurezza irachene saranno completamente responsabili di quanto avviene nelle principali città del Paese. Un’assunzione di responsabilità da parte dell’esercito iracheno che in molti non ritengono tuttavia pronto ad affrontare la situazione. Da domani inoltre anche il contingente britannico terminerà ufficialmente, dopo sei anni, le proprie operazioni militari in Iraq. A preoccupare maggiormente gli analisti è stato l’intensificarsi degli attacchi dei terroristi negli ultimi giorni. Fonti del Pentagono riferiscono comunque che l’attività della guerriglia si è ridimensionata. Sulla situazione irachena Stefano Leszczynski ha intervistato Fuad Allam, giornalista esperto di Paesi arabi per il quotidiano 'La Repubblica':RealAudioMP3

R. – Possiamo dire che comunque la violenza è diminuita in questo ultimo anno o anno e mezzo. E' migliorata l’economia in funzione della sicurezza. E’ certo che c’è un rischio che questa violenza diventi endemica. Ma credo che sia un Paese che abbia riconquistato una sorta di autonomia nei confronti del controllo territoriale.

 
D. – La fine delle operazioni da parte del contingente britannico non dovrebbe provocare un grosso squilibrio al punto in cui siamo arrivati oggi?

 
R. – A mio avviso no, anche perché sono aumentate le truppe irachene. Credo che comunque capiremo se questa partenza delle truppe britanniche prima e americane poi si tradurranno in una relativa calma. Comunque, statisticamente, dai dati che abbiamo la violenza è diminuita in quest’ultimo anno e mezzo. Non bisogna dimenticare che il conflitto si sta spostando in una zona molto più pericolosa, verso Pakistan e Afghanistan.

 
D. – Se sul fronte della sicurezza la situazione è un po’ più tranquilla, sul versante politico sembra ancora molto complessa. Quale sarà la direzione che prenderà in futuro lo Stato iracheno?

 
R. – Il problema di ogni Stato federale è basato su questo: il federalismo funziona quando esiste una identità nazionale relativamente forte. E’ evidente che lì si è assistito alla costruzione di un nuovo Iraq attraverso una forma di neocomunitarismo, perché poi il Paese è stato diviso in funzione dell'appartenenza etnica e religiosa. Un equilibrio politico va trovato.







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