Le truppe inglesi terminano la loro missione in Iraq
A fine giugno le forze di sicurezza irachene saranno completamente responsabili di
quanto avviene nelle principali città del Paese. Un’assunzione di responsabilità da
parte dell’esercito iracheno che in molti non ritengono tuttavia pronto ad affrontare
la situazione. Da domani inoltre anche il contingente britannico terminerà ufficialmente,
dopo sei anni, le proprie operazioni militari in Iraq. A preoccupare maggiormente
gli analisti è stato l’intensificarsi degli attacchi dei terroristi negli ultimi giorni.
Fonti del Pentagono riferiscono comunque che l’attività della guerriglia si è ridimensionata.
Sulla situazione irachena Stefano Leszczynski ha intervistato Fuad Allam,
giornalista esperto di Paesi arabi per il quotidiano 'La Repubblica':
R. – Possiamo
dire che comunque la violenza è diminuita in questo ultimo anno o anno e mezzo. E'
migliorata l’economia in funzione della sicurezza. E’ certo che c’è un rischio che
questa violenza diventi endemica. Ma credo che sia un Paese che abbia riconquistato
una sorta di autonomia nei confronti del controllo territoriale.
D.
– La fine delle operazioni da parte del contingente britannico non dovrebbe provocare
un grosso squilibrio al punto in cui siamo arrivati oggi?
R.
– A mio avviso no, anche perché sono aumentate le truppe irachene. Credo che comunque
capiremo se questa partenza delle truppe britanniche prima e americane poi si tradurranno
in una relativa calma. Comunque, statisticamente, dai dati che abbiamo la violenza
è diminuita in quest’ultimo anno e mezzo. Non bisogna dimenticare che il conflitto
si sta spostando in una zona molto più pericolosa, verso Pakistan e Afghanistan.
D.
– Se sul fronte della sicurezza la situazione è un po’ più tranquilla, sul versante
politico sembra ancora molto complessa. Quale sarà la direzione che prenderà in futuro
lo Stato iracheno?
R. – Il problema di ogni Stato
federale è basato su questo: il federalismo funziona quando esiste una identità nazionale
relativamente forte. E’ evidente che lì si è assistito alla costruzione di un nuovo
Iraq attraverso una forma di neocomunitarismo, perché poi il Paese è stato diviso
in funzione dell'appartenenza etnica e religiosa. Un equilibrio politico va trovato.