Domani colletta Cei per il fondo in aiuto alle famiglie in difficoltà
Una Colletta nazionale in tutte le parrocchie: la promuove per domani, domenica 31
maggio, la Conferenza episcopale italiana per dare il via alla costituzione del Prestito
della Speranza, fondo straordinario di garanzia di 30 milioni di euro con cui la Chiesa
italiana vuole sostenere le famiglie che, a causa della crisi, sono più in difficoltà.
Istituito d’intesa con l’Associazione Bancaria Italiana, il fondo sarà operativo a
partire dal prossimo primo settembre. Oltre alle offerte che verranno raccolte nelle
chiese, è possibile contribuire anche con versamenti su conto corrente postale o bancario.
Ma quale è il significato particolare della Colletta di domani? Adriana Masotti
lo ha chiesto a mons. Giampietro Fasani, economo della CEI:
R.
– La colletta è un modo tipicamente cristiano, ecclesiale, per condividere con i fratelli
le difficoltà. Credo anche nel profondo compito educativo della colletta stessa, per
chi vive in una situazione di disagio e quindi sente che tutti i fratelli gli sono
accanto, ma anche per ricordare a chi non è toccato dalla crisi che la solidarietà
è una dimensione tipicamente ecclesiale.
D. – Come partecipare
in concreto a questa colletta e poi quali altre modalità ci saranno per contribuire
al fondo?
R. – Noi speriamo che tutte le Chiese italiane
siano attente a questo invito che la Chiesa ha fatto, perché nelle varie chiese sia
fatta la colletta. Ma poi c’è anche la possibilità di farlo attraverso il conto corrente
bancario e il conto corrente postale.
D. – L’obiettivo
del fondo è sostenere le famiglie. Ma non sarà la diocesi o la parrocchia a versare
alle famiglie direttamente dei soldi, che invece verranno dati in forma di prestito
mensile dalle banche che hanno aderito all’iniziativa. Quindi, stiamo parlando di
un prestito. Perchè non si è pensato invece ad una donazione?
R.
– Il problema è stato studiato e visto sotto molte angolature. Noi crediamo che con
un fondo di 30 milioni di euro la donazione avrebbe potuto aiutare qualche persona.
Con la tecnica del prestito, con un fondo di 30 milioni di euro riusciamo ad utilizzare
180 milioni che le banche mettono a disposizione delle famiglie colpite dalla crisi.
D.
– E’ previsto che la restituzione del prestito avverrà nel momento in cui la famiglia
che l’ha ottenuto potrà godere di nuovo di un reddito certo. Si presuppone perciò
che la crisi attuale sia superabile in tempi abbastanza brevi. Non è un pensiero troppo
ottimistico, una speranza troppo ottimistica?
R. –
Speriamo che non sia ottimistica. Le proiezioni ci danno che questa crisi finanziaria
è in fase di conclusione. Speriamo che la crisi economica segua la crisi finanziaria
e che vada verso una risoluzione. Il problema rimane sicuramente molto aperto, perché
fine della crisi vuol dire che terminano le casse integrazione, che non ce ne saranno
di aggiunte. Vuol dire meno licenziamenti o anche che i cassa integrati potranno tornare
al lavoro, che alcuni licenziati potranno essere riassunti? Noi speriamo che ci possa
essere un’effettiva ripresa del lavoro.
D. – Mons. Fasani
la Chiesa italiana che cosa vuol dire agli uomini e alle donne di oggi con l’iniziativa
del fondo?
R. – La Chiesa vuol dire che è vicina, sa
ascoltare, sa essere presente nei momenti belli, nei momenti duri e che è un sostegno
perchè sa farsi carico dei fratelli che sono nel bisogno. Credo che questo sia il
messaggio più bello di questo tentativo di vicinanza che la Chiesa offre ai propri
fratelli.