La Chiesa si prepara alla Pentecoste. Padre Cantalamessa: lo Spirito Santo, presenza
di Cristo risorto nei cuori
La Chiesa universale si prepara, domenica prossima, a festeggiare il giorno di Pentecoste,
che conclude il tempo della Pasqua, a ricordo dell’effusione dello Spirito Santo sugli
apostoli raccolti insieme a Maria nel Cenacolo, a Gerusalemme. Roberta Gisotti
ha intervistato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia
sul significato di questa solennità:
D. – Padre
Cantalamessa, in vista della prossima solennità della Pentecoste, come prepararsi
a quest’evento? Che cosa possiamo attenderci, oggi, quali discepoli di Cristo, dalla
discesa tra noi dello Spirito Santo? R. – Per prepararci abbiamo
un mezzo comune che è la liturgia con le sue letture, i suoi riti, che culmineranno
con la Veglia di Pentecoste e la Festa. Poi, c’è la preparazione naturalmente anche
individuale che consiste nel desiderare lo Spirito. La condizione unica che Gesù ha
posto per avere lo Spirito non è di doverlo pagare - che tanto non si può comprare
- ma è di avere sete: “Chi ha sete venga a me e beva”, dice nel Vangelo di Giovanni.
L’evangelista commenta dicendo: “Egli parlava dello Spirito Santo”. Che cosa ci aspettiamo,
ai nostri giorni, dalla festa di Pentecoste, è una cosa molto semplice: che si verifichi
per noi una nuova Pentecoste cioè che la Pentecoste non sia solo una festa che celebriamo
ma un’esperienza che facciamo. E noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo disperatamente.
Il filosofo Heidegger, diceva, nel secolo scorso: “Solo un Dio ci può salvare”. Io
direi che questo Dio, che ci può salvare, può salvare la nostra società tecnologizzata,
arida. D. – Quindi, padre Cantalamessa, c’è anche il rischio,
per noi cristiani, di mancare questo appuntamento? R. – Sì,
questo rischio c’è in effetti, anche per un equivoco, diciamo, che si trascina. Noi
siamo abituati a considerare, soprattutto nella teologia preconciliare, lo Spirito
Santo come una specie di appendice, un 'optional' che si aggiunge all’organismo cristiano,
ai mezzi della grazia, ma con uno scopo marginale di dare alla Chiesa la forza di
portare il messaggio ai confini della Terra. Questa è una visione molto parziale ed
incompleta. Lo Spirito Santo è la salvezza, è il principio della nuova Alleanza. Certo
che Gesù, sulla Croce, con la sua morte e la sua resurrezione, ha compiuto tutto,
ha realizzato la nuova ed eterna Alleanza. Ma è lo Spirito che rende questa redenzione
di Cristo, attuale, disponibile ad ogni uomo ed in ogni momento della storia. Quindi,
per evitare questo rischio, io direi che i pastori, i teologi, le guide spirituali
della comunità, dovrebbero presentare la vera immagine dello Spirito Santo che non
è una astrazione, non è un’idea ma è una presenza, è la presenza di Cristo risorto
in mezzo al cuore dei cristiani. D. – Padre Cantalamessa, lo
Spirito Santo, è la terza Persona della Santissima Trinità, che quindi dobbiamo avere
sempre presente nell’esperienza del nostro vivere quotidiano... R.
– Sì, anzi, lo Spirito Santo, secondo la Scrittura, è quello che rende la Trinità
presente nel cuore, è l’inabitazione dello Spirito Santo in noi che si fa tempio di
Dio, tempio dello Spirito Santo. Questo deve avvenire sempre, la festa di Pentecoste
deve servire come una specie di accelerazione, di presa di coscienza; tutta la vita
della Chiesa, la liturgia tende a metterci in contatto, giorno per giorno, con questa
sorgente che è lo Spirito Santo.