Iraq: nuovo allarme per la comunità cristiana lanciato dai vescovi caldei
Un nuovo allarme per la comunità cristiana in Iraq è stato lanciato dai vescovi caldei.
Da un paio di settimane alcune persone stanno contattando le famiglie di religione
cristiana, soprattutto di Baghdad, e, con la promessa di sovvenzioni o donazioni,
estorcono i dati anagrafici dei componenti per un non ben chiaro utilizzo. Che cosa
si teme da questa iniziativa che coinvolge i cristiani iracheni? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a don Renato Sacco di Pax Christi, più volte in missione in Iraq:
R. – Speriamo
niente di grave. Certo, fa pensare, se ripercorriamo questi anni, ad una realtà davvero
martoriata: la guerra con l’Iran, l’embargo, la prima guerra del Golfo, la seconda
guerra del Golfo, le armi all’uranio, i profughi... C’è davvero un accanimento. Quando
poi, qualche volta, sembra ci sia una tregua, riprendono gli attentati e i rapimenti.
E adesso anche questa forma di inganno, che forse ancora non sono in grado di valutare.
D.
– Quali ipotesi si fanno?
R. – Da quella più seria,
che potrebbe essere una schedatura, un controllo, a quella meno grave, ma comunque
pericolosa, che potrebbe essere un modo per ingannare le persone. Io spero che anche
il governo possa indagare. Certo, la cosa è un po’ sospetta, perchè rivolta ai cristiani,
quasi che si voglia sottolineare questo essere minoranze. Credo che la realtà dell’Iraq
ci chieda continuamente di non dimenticare soprattutto le minoranze e non solo i cristiani.
In ogni caso credo sia importante, come diceva il Papa nell’ultimo viaggio, costruire
ponti. I muri si possono abbattere e soprattutto mai dimenticarli.
D.
– Un’iniziativa questa che è favorita, secondo lei, dalla situazione permanente di
instabilità politica che vive il Paese?
R. – Penso
di sì. Mi dicevano in questi giorni che ci sono alcuni profughi che sono in Siria
e hanno già il visto per andare, per esempio, in Europa o negli Stati Uniti. Eppure
il governo siriano non li lascia partire. Allora, ci viene da chiedere, ma perché
non li lascia partire? Sarebbe un guadagno lasciarli andare, si risolverebbe un problema.
Qualcuno dice che sicuramente ci sono degli accordi con il governo iracheno, perchè
non lascino il Paese e tornino indietro. A quale prezzo? A che costo sotto banco tutto
questo? I potenti fanno grandi giochi e chi paga sono sempre i deboli. E sicuramente
anche questa forma di inganno delle firme alle famiglie cristiane, promettendo aiuti,
è da inserire in questo clima di instabilità. La pace è proprio un augurio grande,
perché potrebbe riportare un po’ di serenità e anche un po’ di legge, un po’ di rispetto
per tutti. Quando non c’è rispetto, come sempre vince il più forte.