2009-05-28 15:12:42

Imminenti sanzioni internazionali contro la Corea del Nord


Sembrano imminenti le sanzioni internazionali contro la Corea del Nord. Anche Russia e Cina sarebbero favorevoli a nuove misure dopo i test nucleari e il lancio di missili da parte di Pyongyang. Intanto le forze congiunte americano-sudcoreane, impegnate a sud del 38.mo parallelo, hanno alzato il livello di allerta. Una decisione seguita all’annuncio di Pyongyang di non considerare più valido l’armistizio del 1953 in vigore tra le due Coree.

Usa-Medio Oriente
Faccia a faccia oggi a Washington tra il capo della Casa Bianca, Barack Obama, ed il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas. L’incontro sarà dominato dalla necessità per i palestinesi di ricevere rassicurazioni sull'impegno Usa per la formula dei ''due Stati''. Quali sono i risultati che concretamente emergeranno? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Relazioni Internazionali all'Università di Bologna-Forlì:RealAudioMP3

R. – Credo che la cosa più importante sia che Barack Obama verifichi lo stato della riappacificazione tra palestinesi perché, fin quando Mahmud Abbas da una parte e Hanyeh o Khaled Meshal, cioè Hamas dall’altra, non avranno trovato la maniera di formare un governo di unità nazionale, Netanyahu ha ragione a dire che Israele non ha interlocutori per un possibile processo di pace. Processo di cui, peraltro, il premier israeliano non parla se non in termini economici.

D. – Pochi giorni fa, alla Casa Bianca, Obama aveva ricevuto proprio il premier israeliano Netanyahu che aveva messo in luce le divergenze sulla strada per giungere alla ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Quale è allora il percorso più praticabile?
 
R. – Allo stato attuale, credo che tutti stiano aspettando le mosse di tutti, nel senso che Netanyahu cercherà, fin quando possibile, di prendere tempo. Pertanto il premier israeliano punta su queste divergenze tra i palestinesi e anche tra il mondo arabo. Quindi serve a questo punto da parte degli Stati Uniti un’accelerazione perché con questa tattica attendista che tutti stanno mettendo in atto, la situazione sul terreno va deteriorandosi. Come abbiamo visto, nei Territori si procede ancora a moltiplicare gli insediamenti: quindi, sempre più nella realtà, la realtà dei due Stati sulla stessa terra diventa praticamente non percorribile e non praticabile.
 
Pakistan
Una forte esplosione ha scosso la zona nord occidentale di Peshawar. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni citati dalla Reuters, ci sono molti feriti. Su internet, intanto, i talebani hanno rivendicato l’attacco di ieri a Lahore contro polizia e servizi segreti pakistani, costato la vita a 24 persone. Un’azione, hanno precisato, compiuta per rappresaglia contro l’offensiva dell’esercito di Islamabad nella valle dello Swat. Fonti ufficiali non ritengono però autentica la rivendicazione.

Afghanistan
Sempre più insicura la frontiera tra Pakistan e Afghanistan. Oltre 30 militanti talebani sono rimasti uccisi negli scontri con le forze di sicurezza supportate dalle truppe americane nella provincia di Pathika.

Turchia
L’aviazione turca ha bombardato un covo di ribelli curdi nel nord dell’Iraq dopo la morte di sei soldati di Ankara in seguito all’esplosione di una mina avvenuta oggi nella provincia di Hakkari, al confine con il Paese del Golfo. Secondo fonti militari locali, l’ordigno era stato collocato da ribelli del separatista Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), molto attivi nella zona. Infine una trentina di persone sono state arrestate dalla polizia turca perché considerate direttamente legate al Pkk.

Myanmar
La giunta militare del Myanmar smentisce che il processo a carico del Premio Nobel Aung San Suu Kyi sia di carattere “politico” e chiede che non ci siano interferenze internazionali. Il servizio di Anna Villani:RealAudioMP3

Rispondendo alla richiesta del Consiglio di sicurezza dell'Onu di liberare il Nobel per la Pace e alla dichiarazione dei suoi avvocati, secondo i quali il processo è “di parte”, la giunta militare ha precisato che il processo a carico di Aung San Suu Kyi non è di natura politica. Il ministero degli Esteri birmano ha dichiarato inoltre che si tratta di “un'azione giudiziaria inevitabile e conforme alla legge”. Ma il tribunale birmano, che da giorni conduce il processo a carico della donna ha negato la maggioranza dei testimoni per la difesa al Premio Nobel. Il tribunale ha dato il via libera solo ad uno dei quattro testimoni convocati dalla difesa della leader dell'opposizione birmana. Proprio ieri erano scaduti i termini della misura domiciliare che avrebbero rimesso in libertà Aung San Suu Kyi, nuovamente nel mirino con l’accusa di violazione degli arresti domiciliari, per l’intrusione nella casa della donna il 3 maggio scorso del cittadino americano, John Yettaw, ora in carcere. La dissidente, divenuta il simbolo della difesa dei diritti umani nel Paese, ha detto in aula di essere stata proprio lei ad informare i responsabili della sicurezza di una prima intrusione che lo statunitense Yettaw aveva fatto il 30 novembre 2008. Suu Kyi, sotto processo dal 18 maggio scorso nel carcere di Insein, rischia fino a cinque anni di carcere. L’opposizione ritiene che il nuovo arresto sia l'ennesima prova che il processo è una pantomima per tenere la leader dell'opposizione in prigione durante le elezioni del 2010.
 
Honduras
Forte scossa di terremoto in Honduras. Il sisma di magnitudo 7.1 sulla scala Richter, che ha avuto come epicentro una zona al largo dell’isola di Roatan, ha provocato una vittima a La Lima, circa 230 chilometri a nord della capitale honduregna Tegucigalpa. Per il terremoto è stato lanciato un allarme tsunami oltre che in Honduras anche in Belize e Guatemala.

Angola
L’Angola, Paese africano risorto dalle ceneri del conflitto civile cessato nel 2002, è impegnato oggi in una corsa alla ricostruzione in tutti i settori dell'economia ed apre quindi le porte agli investitori esteri. Un programma di rilancio economico ambizioso che punta a diversificare le risorse nazionali andando oltre i settori leader, petrolifero e diamantifero. A cogliere l’occasione di una partnership privilegiata nella complessa realtà africana è stata proprio l’Italia che ha invitato i propri imprenditori a beneficiare delle nuove opportunità offerte dal mercato angolano. Il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

Sono state oltre 200 le imprese italiane che hanno partecipato all’incontro presso il Ministero degli Esteri italiano con le autorità di Luanda per valutare le possibilità d’investimento in Angola. Con tasso di crescita nel 2008 superiore al 16% l’Angola ha avuto negli ultimi anni un incremento costante delle importazioni dall'Italia per oltre 300 milioni di euro e delle esportazioni con 250 milioni. Sui problemi e le aspettative degli angolani abbiamo sentito Jaquim David, ministro dell’industria dell’Angola:
 
(Parole in portoghese)
“Ultimamente in Angola, nonostante la pace che regna ormai da sette anni, ci sono ancora molti problemi. In particolare problemi di disoccupazione, ora al 20 per cento. Quindi, quello che si chiede ad un partner come l’Italia e ai suoi imprenditori è di aiutare nella riduzione della disoccupazione e un incentivo per nuovi posti di lavoro. In sostanza un aiuto degli imprenditori italiani per poter diminuire questa piaga e aiutare nella lotta contro la povertà”.
 
Investire sull’Africa spiega Giuseppe Morabito responsabile per l’Africa subsahariana della Farnesina oggi significa imboccare una via innovativa per contrastare la crisi economica globale:

R. - Non dobbiamo pensare all’Africa, solo come ad un continente dove prendiamo le risorse minerarie. L’Africa ha tante altre risorse che vanno sfruttate dagli africani. E quindi con l’Africa possiamo collaborare anche in altri settori diversi dal petrolio.
 
D. – Un partenariato che aiuterà ad uscire dalla crisi quello tra Paesi sviluppati e Paesi dell’Africa...
 
R. – Direi di sì. C’è un mutuo interesse a cooperare. Noi vogliamo fare delle cose che convengono agli africani, ma non abbiamo l’ipocrisia di dire “facciamo delle cose che non ci convengono”. Le imprese italiane vanno in Africa se gli conviene. Nel fare questo, però, devono tener conto che il problema principale è lo sviluppo e al centro di tutto c’è l’uomo e la donna con la loro dignità.
 
Moldova
Il parlamento della Moldova ha spostato al 3 giugno il voto per l’elezione del presidente della Repubblica previsto oggi. Si tratta del secondo tentativo per scegliere il capo dello Stato dopo quello del 20 maggio scorso. In caso di mancato raggiungimento del quorum necessario, 61 voti, le camere verranno sciolte e si convocheranno nuove elezioni.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Anna Villani)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 148
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