2009-05-27 15:35:22

Mons. Fisichella: il rifiuto della vita nascente è spesso frutto della solitudine


La vita dal concepimento alla morte naturale va difesa “con testardaggine” e “senza compromessi”. Questo il monito lanciato da mons. Rino Fisichella in occasione dei dieci anni dalla fondazione del Centro Aiuto alla Vita (Cav) di Roma. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita – riferisce l’agenzia Zenit - ha presieduto lunedì sera la messa per l’anniversario, nella parrocchia dello Santo Spirito – alla presenza dei coordinatori e dei volontari del centro e dei bambini nati grazie al loro contributo, accompagnati dalle loro mamme. “Oggi non siamo qui semplicemente per ricordare il decennale del vostro Centro, bensì per celebrarlo, ovvero per rendere grazie al Signore di aver reso possibile quest’opera: da Lui tutto nasce e da Lui tutto proviene”, ha affermato mons. Fisichella. Il presule ha quindi illustrato la peculiarità del valore della vita nella fede cristiana: “Anche i pagani consideravano Dio come il padre e il creatore dell’uomo. Con l’incarnazione di Cristo, tuttavia, Egli ha assunto la vita umana stessa in tutte le sue contraddizioni: per questo motivo noi crediamo nella sacralità della vita, la quale non è affatto un concetto astratto, essendo essa, al contrario, qualcosa di assolutamente tangibile, visibile e udibile”. Congratulandosi con i volontari del Cav e augurando loro un rinnovato e sempre maggiore impegno, mons. Fisichella si è anche soffermato sulle ragioni che, al giorno d’oggi, inducono tante persone al rifiuto della vita nascente. “Alla base del dramma di chi interrompe una vita agli inizi c’è sempre una solitudine che può assumere mille volti: la solitudine di chi non si sente preparato a divenire genitore; la solitudine di chi si sente giudicato; la solitudine di chi vive in un contesto sociale che non aiuta chi è in difficoltà”. “Solo vincendo tale solitudine – ha detto il presule - si diventa consapevoli del valore della vita come qualcosa che ci trascende. La donna che percepisce dentro di sé il formarsi di una nuova esistenza, comprende che quella vita nascente supera infinitamente chi la porta in grembo”. Nella difesa dei diritti umani la Chiesa è sempre stata in prima linea, sebbene ciò l’abbia isolata come istituzione: “Ciò successe cinque secoli fa, quando i missionari difendevano la dignità degli indios e si schieravano contro la schiavitù, mettendosi contro i colonialisti che avevano tutto l’interesse allo sfruttamento della manodopera”. Sulla stessa lunghezza d’onda ritroviamo, nei secoli successivi, pontefici come Leone XIII che, nella Rerum Novarum, difendeva i diritti e la dignità dei lavoratori e Paolo VI che, nella Humanae Vitae, parlò di “paternità e maternità responsabili”. “In tante occasioni – ha concluso mons. Fisichella - la Chiesa è rimasta sola nelle sue battaglie. Il tempo e la tenacia dei suoi uomini, però, le hanno sempre dato ragione”. (A.L.)







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