Il cardinale Terrazas ricorda l’importanza dei mass media per una cultura del dialogo
“Benedetto XVI ci ricorda che evangelizzare è comunicare” e “comunicare la verità
aiuta a costruire una cultura del dialogo”. Con queste parole, domenica scorsa l’arcivescovo
di Santa Cruz, Bolivia, cardinale Julio Terrazas, ha ricordato l’importanza della
Giornata mondiale delle comunicazioni. La Chiesa cattolica ha proposto il messaggio
del Papa incentrato quest’anno sulle nuove tecnologie e le nuove relazioni per “promuovere
una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Questi strumenti per comunicare,
in particolare quelli di natura digitale che superano il tempo e lo spazio rendendo
tutto immediato, sono “un dono di Dio”. “Se saremo capaci di usarli bene – ha spiegato
il porporato - serviranno per creare una cultura del rispetto” che “al posto delle
urla preferisce il dialogo”, una cultura dell’amicizia. Ricordando che la Bolivia
il giorno successivo avrebbe celebrato il 200.mo anniversario della proclamazione
dell’indipendenza, il cardinale Terrazas si è anche chiesto: “Ma, noi ci capiamo,
siamo capaci di dialogare”, di costruire la “patria della pace, della giustizia, della
libertà e dell’amore” sognata dagli eroi che resero possibile la nascita della nazione
boliviana? Secondo l’arcivescovo si è creato un divario lungo questi due secoli fra
gli ideali e la realtà poiché non sempre questi principi hanno avuto la meglio. “Basta
accendere la televisione, ascoltare la radio e guardare fuori dalla finestra per costatare
la mancanza di rispetto nei confronti della dignità della persona e della vita: si
uccide e non si rispetta l’opinione dell’altro”, ha sottolineato il cardinale Terrazas
che ha voluto esprimere la sua solidarietà e quella dell’episcopato a mons. Tito Solari
Cappellari, arcivescovo di Cochabamba, recentemente assalito per strada da un piccolo
gruppo di manifestanti. “Quando il Signore ci invita ad amarci ci indica la via della
cultura dell’amicizia, del dialogo e dell’incontro”, ha osservato il porporato augurandosi
che quest’esortazione “dia a tutti frutti di libertà e fratellanza”. Da questa libertà,
riferita alla natura e alla dignità dell’essere umano, “dobbiamo trarre una prima
grande lezione: nessuno ci può dire quale è il dio che dobbiamo adorare” e perciò,
ha concluso l’arcivescovo di Santa Cruz, la Chiesa boliviana continuerà nella sua
missione di annunciare il Dio vero; il Dio della vita, che dà la forza per compiere
il bene, per marciare tutti insieme verso il benessere di tutti i popoli, senza escludere
nessuno e per costruire la cultura dell’amore”. (A cura di Luis Badilla)