Domenica, in San Pietro, la Messa del Papa per la Solennità di Pentecoste. Il Magistero
di Benedetto XVI sullo Spirito Santo
Domenica prossima, alle ore 9.30, il Papa celebrerà nella Basilica Vaticana la Santa
Messa della Solennità di Pentecoste. Alla Celebrazione, sottolinea la notifica dell’Ufficio
Celebrazioni Liturgiche, sono invitati i fedeli della diocesi di Roma e i pellegrini
presenti in città. Ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sullo Spirito
Santo e la Pentecoste nel servizio di Alessandro Gisotti:
(Canto
Veni Sancte Spiritus) Con l’evento della Pentecoste,
lo Spirito Santo supera la rottura iniziata a Babele, la confusione dei cuori, ed
apre le frontiere, conducendo gli uni verso gli altri: nel suo Magistero, Benedetto
XVI sottolinea che la Pentecoste è segno di comunione e di un amore più forte delle
divisioni provocate dall’uomo. Il 15 maggio 2005, il Papa celebra la Pentecoste per
la prima volta dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro e avverte: senza lo Spirito
Santo, la Chiesa “si ridurrebbe a un’organizzazione meramente umana, appesantita dalle
sue stesse strutture”. Per questo, deve sempre guardare alla sua nascita, all’irruzione
sorprendente del vento e del fuoco nel Cenacolo: “La Chiesa
deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i
popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere
né dimenticati né disprezzati (...) Vento e fuoco dello Spirito Santo devono senza
sosta aprire quelle frontiere che noi uomini continuiamo ad innalzare fra di noi;
dobbiamo sempre di nuovo passare da Babele, dalla chiusura in noi stessi, a Pentecoste”. L’anno
successivo, il Papa si sofferma sul significato delle lingue di fuoco che scendono
su Maria e gli Apostoli, mentre sono raccolti in preghiera: questo evento - afferma
il 4 giugno 2006 - sancisce l’estensione dell’antico Patto di Dio con Israele a tutti
i popoli della terra: “Lo Spirito, con il dono delle lingue,
mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L’orgoglio
e l’egoismo dell’uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d’indifferenza, di odio
e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere
le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell’autentica comunicazione fra
la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l’Amore”. “Avrete forza dallo
Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”: questo versetto degli
Atti degli Apostoli è scelto dal Papa come tema della Gmg di Sydney dello scorso anno.
Ai giovani, riuniti a Roma il 13 marzo 2008, in prossimità della Domenica delle Palme,
il Papa parla della gioia che deriva dall’aprire i cuori alla misericordia di Dio,
al Suo Spirito: “Di questa gioia che viene dall’accogliere i doni dello
Spirito Santo fatevi portatori, dando nella vostra vita testimonianza dei frutti dello
Spirito: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio
di sé”. Ricordate sempre che siete “tempio dello Spirito”; lasciate che Egli abiti
in voi e obbedite docilmente alle sue indicazioni, per portare il vostro contributo
all’edificazione della Chiesa e discernere a quale tipo di vocazione il Signore vi
chiama”. E due mesi dopo, l’11 maggio 2008, il Papa ribadisce: a Pentecoste
“si rende chiaro che la Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse”.
Ma la Chiesa cattolica, avverte, non è una federazione di Chiese, è un’unica realtà: “A
Pentecoste la Chiesa viene costituita non da una volontà umana, ma dalla forza dello
Spirito di Dio. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è
al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele. Solo infatti
lo Spirito Santo, che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità,
può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena
che vuole tutto dominare e uniformare”. (canti)