Verso la Pentecoste. Salvatore Martinez: in tempi di crisi i cristiani devono riscoprire
i segni dello Spirito Santo nella loro storia
La settimana che porta alla solennità della Pentecoste è un periodo privilegiato per
approfondire la conoscenza dello Spirito Santo. Un “Dio sconosciuto”, nascosto -
nella Bibbia - dietro il velo di numerosi simboli, ma anche il Dio che rende realmente
tali i primi testimoni della Chiesa, dando loro la forza necessaria per uscire a vita
pubblica dal riparo del Cenacolo. Alessandro De Carolis ha chiesto a Salvatore
Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, come può
un cristiano prepararsi a ricevere il dono della Pentecoste:
R. - Bisogna
rimanere sul Cenacolo: la Chiesa nasce nel Cenacolo e rifiorisce nel Cenacolo. Gli
Apostoli erano concordi e perseveranti nella preghiera e questo credo sia un messaggio
che ancora oggi dobbiamo ricevere con amore e con umiltà. Intanto, la concordia nel
pregare: bisogna desiderare insieme la venuta dello Spirito Santo. E poi la perseveranza,
cioè non una preghiera superficiale, ad intermittenza o una volta per tutte. Inoltre,
c’è un segreto in questo atteggiamento orante della Chiesa e del cristiano: chi sa
parlare a Dio, sa anche parlare agli uomini e non a caso, dopo avere ricevuto lo Spirito
Santo in preghiera, Pietro e gli Apostoli furono capaci di dire: “Gesù” senza temere
il martirio e senza più provare la vergogna e la paura che avevano prima di avere
ricevuto lo Spirito Santo, seppure Gesù era già risorto e aveva dato loro coraggio.
D.
- Il fuoco, il vento sono alcuni dei simboli con i quali l’Antico ed il Nuovo Testamento
fanno percepire la presenza dello Spirito Santo. Talvolta, però, al credente di oggi
questa simbologia risulta un po’ sorpassata. Qual è il suo pensiero, al riguardo?
R.
- Non dimentichiamo che i Padri della Chiesa indicano lo Spirito Santo come il “digitus
Dei”, il dito di Dio: non come Colui che richiama su di sé l’attenzione, ma che indica
Gesù, che indica il Padre. E’ l’umiltà di Dio, lo Spirito Santo, e ama nascondersi
in questi segni, in questi simboli. Intanto è fuoco perché riscalda dall’interno la
vita della Chiesa, la vita del cristiano. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci hanno
ricordato, l’uno che bisogna sentire ardore - ardore di affetti nel cuore - tutte
le volte che parliamo di Gesù o proponiamo Gesù e l'altro che, senza uomini interiormente
toccati da Dio e dallo Spirito Santo, Dio non potrà fare ritorno nella storia. Poi,
lo Spirito è vento, e quando arriva, il vento è impetuoso, porta via la caligine,
la polvere, tutto ciò che è sinonimo di stanchezza, di stantìo… Il vento è la dimensione
del dinamismo e la Chiesa è in movimento. E i Movimenti che in essa vivono segnano
il movimento dello Spirito. E poi, lo Spirito è certamente acqua: viviamo un tempo,
in una società che si contraddistingue per un'aridità talvolta sconcertante, e lo
Spirito è refrigerante, a significare una nuova freschezza nella testimonianza cristiana
e nell’annuncio del Vangelo.
D. - Nel 1897, Leone
XIII - il Papa che fondò il magistero sociale moderno - pubblicò un’Enciclica sullo
Spirito Santo, la Divinum illud munus, con la quale affidava il secolo che
si apriva al “Dio sconosciuto”. Sembra quasi di cogliere un’analogia con l’attuale
Pontificato, anch’esso all’inizio di un secolo e con il Papa, Benedetto XVI, in procinto
di rendere noto il suo magistero sociale…
R. - C’è
davvero un ritorno storico e riteniamo che questa attenzione al primato dello Spirito
Santo sia in una chiave interpretativa ineludibile in questo tempo. Il Papa delle
encicliche sociali, Leone XIII, come lei ricordava, ebbe questa significativa intuizione
in un tempo di grandi travolgimenti, di grandi cambiamenti, di modernizzazione. Oggi,
la modernità segna il passo: ne raccogliamo spesso tutte le cadute, le inefficienze,
le povertà che essa ha generato. Pertanto, proprio nel tempo della crisi, noi dobbiamo
ribadire che non è in crisi lo Spirito Santo, che l’amore di Dio non è in recessione
e che nei momenti più difficili della storia dell’umanità, i cristiani hanno mostrato
questa forza che viene dal di dentro, che rende per l’appunto i deboli forti, gli
ignoranti sapienti, gli incapaci capaci. Questo è il primato dello Spirito Santo e
bisogna tornare allo Spirito Santo, come diceva Elena Guerra, che insistette a lungo
con Leone XIII perché lo Spirito Santo possa tornare a noi.