Offensiva contro i talebani in Pakistan: oltre due milioni di profughi
L'offensiva militare intrapresa all'inizio di maggio dal Pakistan contro i talebani
ha causato finora circa due milioni e 400 mila profughi. Lo hanno reso noto l'Onu
e fonti del governo di Islamabad. Il calcolo riguarda i rifugiati interni provenienti
dai distretti di Lower Dir, Buner e Swat, dove è più duro lo scontro fra le forze
regolari ed i commando di fondamentalisti islamici. Del nevralgico punto della valle
dello Swat ci parla nel servizio Fausta Speranza:
Nella
valle dello Swat, in particolare, sono sempre più intensi i combattimenti. In queste
ore, i militari perlustrano tutte le strade di Mingora, la città più importante della
valle, considerata un importante bastione dei talebani che operano ai confini con
l'Afghanistan. Lì si troverebbe anche, tra gli altri, il responsabile dell'attentato
in cui è morta Benazir Bhutto. Ieri, intanto, i leader di Pakistan, Afghanistan e
Iran si sono riuniti per cercare strategie comuni contro il traffico di droga ed il
terrorismo. Combattere il terrorismo, per il presidente pakistano Zardari, è “non
solo una questione di sopravvivenza, ma è importante per la formazione e la sicurezza
delle future generazioni”. Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha affermato che occorre
una “strategia comune per portare la sicurezza nella regione”, indipendentemente dalle
“forze straniere” che “pensano solo ai loro interessi”. Il capo di Stato afghano,
Karzai, da parte sua ha sottolineato che la regione “soffre dell'estremismo, della
guerra e della divisione” e si è detto convinto che sia necessario “cooperare pienamente
ed agire da buoni vicini”.
Accordo tra Iran e Pakistan
per il gasdotto L'Iran e il Pakistan hanno firmato un accordo per la costruzione
di un gasdotto che porterà gas iraniano nel vicino Paese. Il portavoce del ministero
degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, ha detto che la conclusione dell'accordo,
dopo anni di trattative, è stata raggiunta ieri sera proprio al termine del vertice
svoltosi a Teheran fra i presidenti dell'Iran Ahmadinejad, del Pakistan Ali Zardari
e dell'Afghanistan Karzai. La costruzione del 'gasdotto della pacè, come è stato chiamato,
è stata pensata fin dagli anni '90 con l'intento di portare il gas iraniano in Pakistan
e in India. Ma negli ultimi anni New Delhi ha abbandonato le trattative. Hojatollah
Ghanimifard, responsabile iraniano per il progetto, ha detto che le autorità di New
Delhi non hanno comunicato ufficialmente il loro rifiuto. Speriamo che arrivino ad
una decisione definitiva”.
Incertezza Usa sull'identità del presunto capo
iracheno di Al Qaeda L'esercito statunitense in Iraq non “è certo” che l'iracheno
arrestato nell'aprile scorso sia il capo di al Qaida nel Paese. Lo ha affermato oggi
il portavoce delle truppe Usa, il generale David Perkins. “Non abbiamo elementi che
contraddicano le informazioni irachene, ma non abbiamo certezze sul ruolo che quest'uomo
ha effettivamente svolto”, ha affermato il generale. “Cerchiamo di stabilire chi era,
cosa faceva e cosa pianificava, a prescindere da quello che dice di essere”. Il 23
aprile scorso, le autorità irachene hanno annunciato l'arresto di Abu Omar al Baghdadi,
il fantomatico “emiro dello Stato islamico in Iraq”, il leader dell'alleanza di gruppi
terroristi guidati da al Qaida. In maggio, la tv al Iraqiya aveva mostrato la “confessione”
dell'uomo, che aveva detto di essere “una delle colonne del piano esterno per distruggere
l'Iraq con una guerra interconfessionale”.
India: scontri nel Punjab in
seguito alla sparatoria a Vienna La notizia della sparatoria ieri a Vienna,
nella quale è morto un predicatore Sikh, ha avuto come conseguenza disordini oggi
in varie città indiane. Il servizio di Anna Villani:
Due persone
sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in scontri a Jalhandar,
nel Punjab, tra il Pakistan orientale e l'India nordoccidentale. Gli
scontri sono scoppiati in città alla notizia della morte di un predicatore Sikh e
del grave ferimento di un altro esponente, avvenuta ieri a Vienna, nel tempio Sikh
di Pelzgasse 17. Alla base della sparatoria viennese ci sarebbe stata
una disputa religiosa. Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, appartenente
alla comunità sikh, ha lanciato un appello ai cittadini del Punjab affinché mantengano
la pace e l'armonia nello Stato. I protagonisti dei disordini - si è appreso - sono
i membri di una setta, scontratisi per tutta la notte con gli agenti di polizia a
Jalandhar ed in diverse altre città indiane. La folla aveva dato fuoco alle carrozze
di un treno che passava per la città del Punjab, mentre in altre zone sono stati dati
alle fiamme veicoli e negozi. Per effetto del coprifuoco, le forze di sicurezza hanno
sequestrato tutte le armi e imposto alla popolazione di restare in casa. La situazione
al momento resta tesa ma calma.
Birmania: ripreso processo Aung San
Suu Kyi L'Unione Europea chiede alla giunta militare birmana la liberazione
“immediata” della dissidente, Aung San Suu Kyi. Il processo nei confronti della donna
è cominciato lunedì scorso, per l'intrusione da parte di un americano nell'abitazione
dove la Premio Nobel per la pace stava scontando gli ultimi giorni degli arresti domiciliari.
Domani, una delegazione di giornalisti e diplomatici dovrebbe essere ammessa in aula.
Intanto, la Birmania ha reso noto di avere “vigorosamente respinto” la dichiarazione
dell'Asean, l'Associazione dei Paesi del sudest asiatico, che il 18 maggio scorso
si era detta “gravemente preoccupata” per il processo intentato contro la dissidente
birmana.
Venezuela-Ecuador, accordi commerciali I presidenti del
Venezuela e dell’Ecuador, Hugo Chavez e Rafael Correa, hanno sottoscritto in Ecuador
una serie di accordi di cooperazione. Dopo un confronto comune sugli sviluppi e le
prospettive dell'Unione delle nazioni sudamericane (Unasud), sono stati assunti una
serie di accordi di cooperazione. Riguardano quasi tutti i campi economici, dal settore
minerario alla pesca, al turismo, allo sviluppo delle tecnologie. I due presidenti
hanno insistito sulla necessità di preservare l'indipendenza dei rispettivi Paesi.
Immigrazione
irregolare Una piccola imbarcazione in vetroresina da diporto di circa 6 metri,
con a bordo 32 migranti, tra cui due donne, è giunta nel pomeriggio a Portopalo di
Capo Passero, a una cinquantina di chilometri da Siracusa. I migranti hanno dichiarato
di venire da Ghana, Gambia, Sierra Leone, Senegal e Guinea. Sono stati trasferiti
in pullman al centro di accoglienza e di identificazione di Cassibile. A scorgere
l'imbarcazione, quando si trovava a circa 16 miglia dalla costa siracusana, sono state
le unità della squadra navale della Guardia di finanza. Ad intervenire nelle operazioni
anche le unità della Guardia costiera di Portopalo.
Scontri al confine tra
Cecenia e Inguscezia Al confine tra Cecenia e Inguscezia, nel Caucaso settentrionale
(sud della Federazione russa), è in corso uno scontro a fuoco tra militari del Ministero
dell’Interno delle due repubbliche e un gruppo di guerriglieri. Come riferiscono le
agenzie Interfax e Itar-Tass, almeno uno dei ribelli è rimasto finora ucciso. Il conflitto
a fuoco è avvenuto dopo che i militari in perlustrazione si sono imbattuti in una
banda di 6-7 guerriglieri nei dintorni del villaggio di Berd-Iurt, sul territorio
della Repubblica di Inguscezia, non lontano dal confine con la Cecenia.
Darfur Un
grande numero di ribelli del Darfur ha assunto il controllo della città di Umm Baru,
a 100 km dalla frontiera con il Ciad, al termine di violenti combattimenti con l'esercito
sudanese. Lo ha riferito ieri un alto responsabile della missione di pace delle Nazioni
Unite (Unamid) che si trova nella martoriata regione del Sudan occidentale, aggiungendo
che questa operazione militare ha costretto alla fuga circa 300 civili. La città di
Umm Baru è da settimane teatro di violenti scontri tra il Movimento per la giustizia
e l'uguaglianza (Jem), il gruppo armato più forte dei ribelli del Darfur, e i militari
sudanesi.
Nigeria Il Mend, uno dei principali gruppi di ribelli della
zona del delta del Niger, ha rivendicato con una mail ai media internazionali la distruzione
di importanti oleodotti nella zona meridionale della Nigeria, che è il massimo produttore
africano di petrolio. Secondo il messaggio scritto, sarebbe fuori uso l'impianto della
Chevron situato nel Delta del Niger. (Panoramica internazionale a cura di Fausta
Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIII no. 145 E'
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