2009-05-25 15:06:43

Offensiva contro i talebani in Pakistan: oltre due milioni di profughi


L'offensiva militare intrapresa all'inizio di maggio dal Pakistan contro i talebani ha causato finora circa due milioni e 400 mila profughi. Lo hanno reso noto l'Onu e fonti del governo di Islamabad. Il calcolo riguarda i rifugiati interni provenienti dai distretti di Lower Dir, Buner e Swat, dove è più duro lo scontro fra le forze regolari ed i commando di fondamentalisti islamici. Del nevralgico punto della valle dello Swat ci parla nel servizio Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Nella valle dello Swat, in particolare, sono sempre più intensi i combattimenti. In queste ore, i militari perlustrano tutte le strade di Mingora, la città più importante della valle, considerata un importante bastione dei talebani che operano ai confini con l'Afghanistan. Lì si troverebbe anche, tra gli altri, il responsabile dell'attentato in cui è morta Benazir Bhutto. Ieri, intanto, i leader di Pakistan, Afghanistan e Iran si sono riuniti per cercare strategie comuni contro il traffico di droga ed il terrorismo. Combattere il terrorismo, per il presidente pakistano Zardari, è “non solo una questione di sopravvivenza, ma è importante per la formazione e la sicurezza delle future generazioni”. Il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha affermato che occorre una “strategia comune per portare la sicurezza nella regione”, indipendentemente dalle “forze straniere” che “pensano solo ai loro interessi”. Il capo di Stato afghano, Karzai, da parte sua ha sottolineato che la regione “soffre dell'estremismo, della guerra e della divisione” e si è detto convinto che sia necessario “cooperare pienamente ed agire da buoni vicini”.

 
Accordo tra Iran e Pakistan per il gasdotto
L'Iran e il Pakistan hanno firmato un accordo per la costruzione di un gasdotto che porterà gas iraniano nel vicino Paese. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hassan Qashqavi, ha detto che la conclusione dell'accordo, dopo anni di trattative, è stata raggiunta ieri sera proprio al termine del vertice svoltosi a Teheran fra i presidenti dell'Iran Ahmadinejad, del Pakistan Ali Zardari e dell'Afghanistan Karzai. La costruzione del 'gasdotto della pacè, come è stato chiamato, è stata pensata fin dagli anni '90 con l'intento di portare il gas iraniano in Pakistan e in India. Ma negli ultimi anni New Delhi ha abbandonato le trattative. Hojatollah Ghanimifard, responsabile iraniano per il progetto, ha detto che le autorità di New Delhi non hanno comunicato ufficialmente il loro rifiuto. Speriamo che arrivino ad una decisione definitiva”.

Incertezza Usa sull'identità del presunto capo iracheno di Al Qaeda
L'esercito statunitense in Iraq non “è certo” che l'iracheno arrestato nell'aprile scorso sia il capo di al Qaida nel Paese. Lo ha affermato oggi il portavoce delle truppe Usa, il generale David Perkins. “Non abbiamo elementi che contraddicano le informazioni irachene, ma non abbiamo certezze sul ruolo che quest'uomo ha effettivamente svolto”, ha affermato il generale. “Cerchiamo di stabilire chi era, cosa faceva e cosa pianificava, a prescindere da quello che dice di essere”. Il 23 aprile scorso, le autorità irachene hanno annunciato l'arresto di Abu Omar al Baghdadi, il fantomatico “emiro dello Stato islamico in Iraq”, il leader dell'alleanza di gruppi terroristi guidati da al Qaida. In maggio, la tv al Iraqiya aveva mostrato la “confessione” dell'uomo, che aveva detto di essere “una delle colonne del piano esterno per distruggere l'Iraq con una guerra interconfessionale”.

India: scontri nel Punjab in seguito alla sparatoria a Vienna
La notizia della sparatoria ieri a Vienna, nella quale è morto un predicatore Sikh, ha avuto come conseguenza disordini oggi in varie città indiane. Il servizio di Anna Villani:RealAudioMP3

Due persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in scontri a Jalhandar, nel Punjab, tra il Pakistan orientale e l'India nordoccidentale. Gli scontri sono scoppiati in città alla notizia della morte di un predicatore Sikh e del grave ferimento di un altro esponente, avvenuta ieri a Vienna, nel tempio Sikh di Pelzgasse 17. Alla base della sparatoria viennese ci sarebbe stata una disputa religiosa. Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, appartenente alla comunità sikh, ha lanciato un appello ai cittadini del Punjab affinché mantengano la pace e l'armonia nello Stato. I protagonisti dei disordini - si è appreso - sono i membri di una setta, scontratisi per tutta la notte con gli agenti di polizia a Jalandhar ed in diverse altre città indiane. La folla aveva dato fuoco alle carrozze di un treno che passava per la città del Punjab, mentre in altre zone sono stati dati alle fiamme veicoli e negozi. Per effetto del coprifuoco, le forze di sicurezza hanno sequestrato tutte le armi e imposto alla popolazione di restare in casa. La situazione al momento resta tesa ma calma.

Birmania: ripreso processo Aung San Suu Kyi
L'Unione Europea chiede alla giunta militare birmana la liberazione “immediata” della dissidente, Aung San Suu Kyi. Il processo nei confronti della donna è cominciato lunedì scorso, per l'intrusione da parte di un americano nell'abitazione dove la Premio Nobel per la pace stava scontando gli ultimi giorni degli arresti domiciliari. Domani, una delegazione di giornalisti e diplomatici dovrebbe essere ammessa in aula. Intanto, la Birmania ha reso noto di avere “vigorosamente respinto” la dichiarazione dell'Asean, l'Associazione dei Paesi del sudest asiatico, che il 18 maggio scorso si era detta “gravemente preoccupata” per il processo intentato contro la dissidente birmana.

Venezuela-Ecuador, accordi commerciali
I presidenti del Venezuela e dell’Ecuador, Hugo Chavez e Rafael Correa, hanno sottoscritto in Ecuador una serie di accordi di cooperazione. Dopo un confronto comune sugli sviluppi e le prospettive dell'Unione delle nazioni sudamericane (Unasud), sono stati assunti una serie di accordi di cooperazione. Riguardano quasi tutti i campi economici, dal settore minerario alla pesca, al turismo, allo sviluppo delle tecnologie. I due presidenti hanno insistito sulla necessità di preservare l'indipendenza dei rispettivi Paesi.

Immigrazione irregolare
Una piccola imbarcazione in vetroresina da diporto di circa 6 metri, con a bordo 32 migranti, tra cui due donne, è giunta nel pomeriggio a Portopalo di Capo Passero, a una cinquantina di chilometri da Siracusa. I migranti hanno dichiarato di venire da Ghana, Gambia, Sierra Leone, Senegal e Guinea. Sono stati trasferiti in pullman al centro di accoglienza e di identificazione di Cassibile. A scorgere l'imbarcazione, quando si trovava a circa 16 miglia dalla costa siracusana, sono state le unità della squadra navale della Guardia di finanza. Ad intervenire nelle operazioni anche le unità della Guardia costiera di Portopalo.

Scontri al confine tra Cecenia e Inguscezia
Al confine tra Cecenia e Inguscezia, nel Caucaso settentrionale (sud della Federazione russa), è in corso uno scontro a fuoco tra militari del Ministero dell’Interno delle due repubbliche e un gruppo di guerriglieri. Come riferiscono le agenzie Interfax e Itar-Tass, almeno uno dei ribelli è rimasto finora ucciso. Il conflitto a fuoco è avvenuto dopo che i militari in perlustrazione si sono imbattuti in una banda di 6-7 guerriglieri nei dintorni del villaggio di Berd-Iurt, sul territorio della Repubblica di Inguscezia, non lontano dal confine con la Cecenia.

Darfur
Un grande numero di ribelli del Darfur ha assunto il controllo della città di Umm Baru, a 100 km dalla frontiera con il Ciad, al termine di violenti combattimenti con l'esercito sudanese. Lo ha riferito ieri un alto responsabile della missione di pace delle Nazioni Unite (Unamid) che si trova nella martoriata regione del Sudan occidentale, aggiungendo che questa operazione militare ha costretto alla fuga circa 300 civili. La città di Umm Baru è da settimane teatro di violenti scontri tra il Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem), il gruppo armato più forte dei ribelli del Darfur, e i militari sudanesi.

Nigeria
Il Mend, uno dei principali gruppi di ribelli della zona del delta del Niger, ha rivendicato con una mail ai media internazionali la distruzione di importanti oleodotti nella zona meridionale della Nigeria, che è il massimo produttore africano di petrolio. Secondo il messaggio scritto, sarebbe fuori uso l'impianto della Chevron situato nel Delta del Niger. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 145

 
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