E’ stata indetta per sabato prossimo dalle Chiese cristiane in Pakistan una giornata
nazionale di preghiera e digiuno in segno di vicinanza con le migliaia di famiglie
vittime dell’estremismo. Un fenomeno che sta preoccupando i cristiani nel Paese, riunitosi
nei giorni scorsi a Lahore per un seminario organizzato dalla Commissione Giustizia
e Pace della Conferenza episcopale del Pakistan. “Chiediamo alla popolazione del Pakistan
– si legge in un messaggio reso noto dall’agenzia Fides - di riconoscere la realtà
di odio, discriminazione e ingiustizia che oggi viene incoraggiata e propagata in
nome della religione”. Le Chiese intendono alzare la voce contro il dilagante estremismo
religioso dei gruppi talebani che sta creando problemi all’intera popolazione pakistana,
sia nella provincia della frontiera di Nordovest, sia nelle grandi città. I cristiani,
fortemente preoccupati, hanno evidenziato poi che “la questione delle minoranze religiose,
violate e discriminate riguarda tutti perchè in futuro la violenza potrà toccare qualsiasi
altra comunità di minoranza, politica o sociale, che non si assoggetti alle leggi
dei talebani”. A soffrire per questa situazione sono oggi in special modo gli oltre
due milioni di rifugiati che, costretti a fuggire dalla valle di Swat, stanno affollando
i campi profughi e le periferie delle città pakistane. In programma ci sono anche
altre iniziative come un corteo, il 13 giugno, e una Giornata per la Giustizia sociale
che sarà celebrata, sempre in forma ecumenica, il 16 agosto prossimo. L’intento è
anche di esortare il governo ad operare una “riforma strutturale, a livello legislativo
e politico, per eliminare la possibilità che l’estremismo religioso si faccia strada
nel Paese”. (B.C.)