Giornata Comunicazioni Sociali. Il Papa ai giovani: portate Gesù nel web
Si celebra oggi la 43.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il Papa nel
suo Messaggio, dedicato alle nuove tecnologie, si rivolge in particolare ai giovani,
alla cosiddetta “generazione digitale”, invitando a promuovere una cultura di rispetto,
di dialogo e di amicizia. E ai giovani cattolici chiede di “portare nel mondo digitale
la testimonianza della loro fede”. Quale il ruolo della Chiesa? Ascoltiamo padre
Fabio Pasqualetti, docente di teorie e tecniche del linguaggio radiofonico presso
la Pontificia Università salesiana. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R. – I
mezzi e le tecnologie fanno parte di quella realtà che non solo cambia il modo con
cui ci relazioniamo ma addirittura ridefinisce le nostre identità. Credo che in questo
processo complesso, in cui noi addirittura ridefiniamo la cultura e la realtà, la
Chiesa si debba preoccupare di essere presente cercando non solo di dare senso a queste
tecnologie ma soprattutto cercando di comprendere e di saper agire all’interno di
questi nuovi linguaggi, di questi nuovi spazi, per potere portare avanti sempre il
piano di evangelizzazione e creare il regno di Dio. D. - Recentemente
al convegno alla Lateranense, dedicato a questi temi, lei ha detto che le nuove tecnologie
ingigantiscono gli aspetti positivi ma anche quelli negativi della nostra umanità.
In che senso? R. - Credo che questo sia un po’ vero per tutta
la storia dell’umanità, soprattutto a livello tecnologico. Internet, che ormai è un
po’ in tutte le case, dà la possibilità effettivamente di condividere il meglio di
noi stessi ma - come sappiamo - purtroppo in internet fra le voci che hanno maggior
reddito e profitto ci sono dimensioni come la pornografia, la prostituzione, il gioco
di azzardo e, quindi, anche i lati negativi della nostra umanità. D’altra parte credo
sia uno spazio che la nostra umanità abita proprio con tutto il bene e il male che
facciamo nella vita reale e per questo è molto importante mettere in discussione i
nostri stili di vita, la nostra cultura per capire come poi poter essere presente
in queste dimensioni virtuali. D. – Quindi, invece di condannare
in maniera un po’ superficiale questi strumenti di comunicazione è più importante
cercare di trovare una coerenza esistenziale tra le scelte tecnologiche e i valori
culturali. A questo proposito lei ha detto che “i cristiani vivono in un modo schizofrenico
oggi”... R. - Direi di sì perché da una parte il Vangelo propone
tutta una serie di valori - non solo la centralità della persona, ma la collaborazione,
una vita fatta di essenzialità – mentre invece dall’altra, la nostra cultura è una
cultura di consumo, della sovrabbondanza, del superfluo. Quello che succede spesso
è che noi, magari in un’ora di catechismo e un incontro domenicale, viviamo o entriamo
in contatto con una certa visione di vita, per il resto della settimana la viviamo,
invece, con valori contrari; con l’ansia di non avere l’ultimo oggetto informatico,
di non avere l’ultimo vestito alla modo, di non avere l’ultimo videogioco... Questa
schizofrenia poi si riflette anche nei nostri comportamenti. Credo che sia necessario
ricominciare a ricostruire anzitutto il tessuto sociale, le persone, la cultura e,
allora, anche questi nuovi spazi, come possono essere queste nuove tecnologie, saranno
abitati da gente che ha qualcosa da dire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)