2009-05-24 14:43:52

Giornata Comunicazioni Sociali. Il Papa ai giovani: portate Gesù nel web


Si celebra oggi la 43.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il Papa nel suo Messaggio, dedicato alle nuove tecnologie, si rivolge in particolare ai giovani, alla cosiddetta “generazione digitale”, invitando a promuovere una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia. E ai giovani cattolici chiede di “portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede”. Quale il ruolo della Chiesa? Ascoltiamo padre Fabio Pasqualetti, docente di teorie e tecniche del linguaggio radiofonico presso la Pontificia Università salesiana. L’intervista è di Fabio Colagrande: RealAudioMP3

R. – I mezzi e le tecnologie fanno parte di quella realtà che non solo cambia il modo con cui ci relazioniamo ma addirittura ridefinisce le nostre identità. Credo che in questo processo complesso, in cui noi addirittura ridefiniamo la cultura e la realtà, la Chiesa si debba preoccupare di essere presente cercando non solo di dare senso a queste tecnologie ma soprattutto cercando di comprendere e di saper agire all’interno di questi nuovi linguaggi, di questi nuovi spazi, per potere portare avanti sempre il piano di evangelizzazione e creare il regno di Dio.
 
D. - Recentemente al convegno alla Lateranense, dedicato a questi temi, lei ha detto che le nuove tecnologie ingigantiscono gli aspetti positivi ma anche quelli negativi della nostra umanità. In che senso?
 
R. - Credo che questo sia un po’ vero per tutta la storia dell’umanità, soprattutto a livello tecnologico. Internet, che ormai è un po’ in tutte le case, dà la possibilità effettivamente di condividere il meglio di noi stessi ma - come sappiamo - purtroppo in internet fra le voci che hanno maggior reddito e profitto ci sono dimensioni come la pornografia, la prostituzione, il gioco di azzardo e, quindi, anche i lati negativi della nostra umanità. D’altra parte credo sia uno spazio che la nostra umanità abita proprio con tutto il bene e il male che facciamo nella vita reale e per questo è molto importante mettere in discussione i nostri stili di vita, la nostra cultura per capire come poi poter essere presente in queste dimensioni virtuali.
 
D. – Quindi, invece di condannare in maniera un po’ superficiale questi strumenti di comunicazione è più importante cercare di trovare una coerenza esistenziale tra le scelte tecnologiche e i valori culturali. A questo proposito lei ha detto che “i cristiani vivono in un modo schizofrenico oggi”...
 
R. - Direi di sì perché da una parte il Vangelo propone tutta una serie di valori - non solo la centralità della persona, ma la collaborazione, una vita fatta di essenzialità – mentre invece dall’altra, la nostra cultura è una cultura di consumo, della sovrabbondanza, del superfluo. Quello che succede spesso è che noi, magari in un’ora di catechismo e un incontro domenicale, viviamo o entriamo in contatto con una certa visione di vita, per il resto della settimana la viviamo, invece, con valori contrari; con l’ansia di non avere l’ultimo oggetto informatico, di non avere l’ultimo vestito alla modo, di non avere l’ultimo videogioco... Questa schizofrenia poi si riflette anche nei nostri comportamenti. Credo che sia necessario ricominciare a ricostruire anzitutto il tessuto sociale, le persone, la cultura e, allora, anche questi nuovi spazi, come possono essere queste nuove tecnologie, saranno abitati da gente che ha qualcosa da dire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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