Il Papa ai futuri diplomatici della Santa Sede: preoccupatevi della santità non della
carriera o del plauso della gente
C’è un “codice” che permette ai cristiani di decifrare le problematiche del mondo:
il Vangelo. A questo codice Benedetto XVI ha invitato a fare costante riferimento
parlando agli allievi della Pontificia Accademia Ecclesiastica, i futuri sacerdoti
destinati al servizio diplomatico della Santa Sede. Il Papa li ha sollecitati a coltivare
una forte identità spirituale per non cedere alle lusinghe di una comoda carriera
o lasciarsi deviare, ha detto, da “logiche troppo terrene”. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Essere nel
mondo senza essere del mondo. Se ci sono uomini, all’interno della Chiesa, per i quali
la sapienza di questa frase è “tagliata” su misura, questi sono senza dubbio i sacerdoti
che lavorano nelle nunziature apostoliche sparse nel mondo. Un servizio di grande
importanza e al contempo - ha riconosciuto con schiettezza Benedetto XVI – esposto
al rischio di una contaminazione quando la saldezza spirituale dovesse entrare in
conflitto con logiche che non appartengono a chi è di Cristo: “In
effetti, il servizio nelle nunziature apostoliche si può considerare, in qualche misura,
come una specifica vocazione sacerdotale, un ministero pastorale che comporta un particolare
inserimento nel mondo e nelle sue problematiche spesso assai complesse, di carattere
sociale e politico. E' allora importante che impariate a decifrarle, sapendo che il
'codice', per così dire, di analisi e di comprensione di queste dinamiche non può
essere che il Vangelo e il perenne Magistero della Chiesa”. Dunque,
pienamente formati “alla lettura attenta delle realtà umane e sociali”, ma anche pienamente
“intimi” di Gesù: su questi pilastri, ha proseguito il Papa, si regge l’architrave
di questo particolare impegno. L’essere "uomini di intensa preghiera”, ha indicato
Benedetto XVI ai giovani di fronte a sé, vi aiuterà a superare solitudini e incomprensioni
e a non perdere di vista l’essenzialità del servizio: “Quella
capacità di dialogo con la modernità che vi è richiesta, nonché il contatto con le
persone e le istituzioni che esse rappresentano, esigono una robusta struttura interiore
e una solidità spirituale in grado di salvaguardare e anzi di evidenziare sempre meglio
la vostra identità cristiana e sacerdotale. Solo così potrete evitare di risentire
degli effetti negativi della mentalità mondana, e non vi lascerete attrarre né contaminare
da logiche troppo terrene”. Il Pontefice ha invitato
gli allievi della Pontificia Accademia Ecclesiastica a vivere con particolare intensità
l’Anno sacerdotale che inizierà il prossimo 19 giugno. “Valorizzate al massimo questa
opportunità - ha detto loro - per essere sacerdoti secondo il cuore di Cristo, come
san Giovanni Maria Vianney”: “Il Signore ci vuole santi,
cioè tutti ‘suoi’, non preoccupati di costruirci una carriera umanamente interessante
o comoda, non alla ricerca del plauso e del successo della gente, ma interamente dediti
al bene delle anime, disposti a compiere fino in fondo il nostro dovere con la consapevolezza
di essere 'servi inutili', lieti di poter offrire il nostro povero apporto alla diffusione
del Vangelo”.