Convegno internazionale a Roma sulla guerra a Gaza
“C’è un giudice per Gaza?”: questo il titolo del Convegno internazionale svoltosi
ieri a Palazzo Marini, a Roma, e dedicato a capire come si possa far luce sulle violenze
commesse nella Striscia di Gaza, teatro a fine 2008 dell’operazione israeliana Piombo
Fuso contro i missili palestinesi lanciati da Hamas. A seguire l’incontro, organizzato
dalla Fondazione Basso, c’era per noi Giada Aquilino:
27 dicembre
2008 - 17 gennaio 2009, tra i 1.300 e i 1.500 morti. Questi i tragici numeri dell’ultima
guerra nella Striscia di Gaza, resi noti da fonti palestinesi e confermati da associazioni
internazionali. Al Convegno della Fondazione Basso sono stati presi in esame documenti
e informazioni su presunte violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale,
presentati - in una denuncia - da organizzazioni non governative di tutto il mondo
al procuratore presso la Corte penale internazionale. Su quanto avvenuto nella Striscia
di Gaza, sentiamo Leila Shahid, responsabile generale della delegazione
palestinese dell’Olp presso l’Unione europea:
“Elle
a subi une des guerres les plus criminelles... La striscia di Gaza è stata
vittima di una delle guerre più criminose con 1.500 morti, nella stragrande maggioranza
donne e bambini. Successivamente, per fortuna, c’è stato il cessate-il-fuoco imposto
dalla comunità internazionale. Al vertice di Sharm el Sheikh i Paesi donatori hanno
offerto 7 miliardi di dollari per Gaza. Purtroppo, però, non è arrivato nulla, perché
a Gaza non fanno entrare alcun materiale, come pietre di costruzione, cemento, vetri
per le finestre. C’è anche il divieto di importare medicinali per rifornire gli ospedali”.
Sui
motivi dell’operazione dello Stato ebraico a Gaza, ascoltiamo Meron Rapoport,
giornalista della tv israeliana Channel 2:
R. - Le
ragioni ufficiali erano i missili kassam lanciati su Israele, su Sderot e altre città.
Io credo che dietro questa operazione ci fosse anche una volontà di cambiare la situazione,
a livello politico, sia a Gaza sia poi in tutta la Palestina: far cadere il governo
Hamas o almeno indebolirlo.
D. – Si parla di oltre
1.300 morti palestinesi: in Israele cosa si pensa di quanto successo nella Striscia
di Gaza?
R. – All’inizio hanno rifiutato di ammettere
questi dati. Poi anche l’esercito stesso ha ammesso che più di 300 degli uccisi erano
civili innocenti e forse anche altri lo erano.
D.
– Il premier israeliano Netanyahu nelle ultime ore ha detto: ''Gerusalemme
unita è capitale di Israele. E’ sempre stata nostra e così sarà”. Si allontana
l’idea di due popoli e due Stati?
R. – Molto dipende
anche dal presidente statunitense Obama; cambiano un po’ le regole del gioco che Israele
ha conosciuto fino ad ora. Ciò probabilmente non accadrà in questi mesi ma, forse,
tra un anno o due.
I docenti, gli avvocati e gli
esperti del diritto intervenuti all’incontro della Fondazione Basso hanno sottolineato
come stia proseguendo il dibattito sulle istituzioni palestinesi, che - riguardo ai
fatti di Gaza - hanno già inviato alla Corte penale internazionale una dichiarazione
con cui accettano la giurisdizione della stessa Cpi sul proprio territorio. Ce ne
parla la prof.ssa Flavia Lattanzi, docente di Diritto internazionale
all’Università Roma Tre e giudice ad litem al Tribunale per la ex Jugoslavia:
“Al
procuratore presso la Corte penale internazionale sono pervenute informazioni da numerosissime
organizzazioni non governative rispetto ai crimini che sarebbero stati commessi nei
Territori palestinesi. Il procuratore ora sta facendo un’analisi preliminare, determinando
se c’è una base ragionevole per andare avanti. Dato che la questione della ‘statualità’
o meno della Palestina è molto controversa a livello internazionale, secondo me il
procuratore non dovrebbe far altro che chiedere l’autorizzazione alla Camera preliminare
per aprire l’inchiesta. In quella sede, poi, la Camera preliminare si porrà il problema
di sapere se questa dichiarazione è ricevibile come una dichiarazione di accettazione
da parte di uno Stato o no”.
Al Convegno è stata
pure sottolineata l’esigenza che il mondo non dimentichi le vittime del conflitto
mediorientale. Ascoltiamo il prof. Gianni Tognoni, segretario
generale del Tribunale permanente dei popoli, l’organismo della Fondazione Basso che
dà voce a quegli argomenti che spesso non trovano spazio nelle agende ufficiali degli
Stati:
“E’ importante dare una visibilità alle vittime,
dicendo che ‘non erano dovute’, nel senso che ‘non dovevano esserci’. E’ qualcosa
che va esplicitamente contro la regola del convivere umano”.