Celebrate al Verano le esequie di Irio Ottavio Fantini, l'artista della Radio Vaticana
scomparso ieri all'età di 65 anni
Si sono svolti questa mattina i funerali di Irio Ottavio Fantini, spentosi ieri a
Roma all’età di 65 anni. Per un trentennio, Irio ha lavorato alla Radio Vaticana divenendo
noto anche in campo internazionale per le sue grandi doti di illustratore, autore
di bozzetti filatelici e per i suoi ritratti dei Papi. Le esequie sono state concelebrate
questa mattina, fra gli altri, dal direttore generale dell’emittente pontificia, padre
Federico Lombardi, e dal cardinale Roberto Tucci, all’interno della Cappella “Pia
Unione” del Cimitero del Verano della capitale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
(musica)
Un
uomo cordiale, pieno di entusiasmo, che non sarà mai dimenticato perché le opere che
ci ha lasciato continueranno a raccontare la bellezza della sua creatività. E’ il
personale e commosso “tassello” che padre Federico Lombardi ha aggiunto al ricordo
che in molti hanno composto di Irio Ottavio Fantini, durante la cerimonia delle esequie.
Le parole di Padre Lombardi si sono aggiunte a quelle pronunciate all’omelia da padre
Lech Rynkiewicz, responsabile dell’Ufficio promozione della Radio Vaticana nel quale
Irio lavorava. Padre Lombardi ha ricordato anche gli istanti di emozione, alcuni anni
fa, suscitati nei colleghi della Radio dalla voce di Irio, diffusa nella sala dove
tutti erano radunati per l’annuale cerimonia di attribuzione delle onorificenze per
meriti di servizio. Irio era uno degli insigniti di quella giornata e la sua era la
voce provata di un uomo che stava lottando contro il suo male, ma anche la voce di
un collega che la malattia non aveva potuto far tacere in un giorno tradizionalmente
significativo per la comunità di lavoro dell’emittente. “Adesso - ha concluso padre
Lombardi - non abbiano più fili e onde a collegarci, ma saremo sempre in comunicazione,
come sempre ricorderemo l’esempio del suo impegno e del suo coraggio”.
Questo
il “ritratto” di Irio, dipinto dai suoi amici e colleghi. E il ritratto era una delle
specialità nelle quali rifulgeva il suo nitido talento. Chiunque entri nella Sala
Marconi della Radio Vaticana non può non rimanere ammirato nell’osservare il grande
quadro sulla parete di fondo: in esso, uno dopo l’altro, si susseguono come un’onda
i visi dei Papi che hanno segnato l’era radiofonica all’ombra di San Pietro, ma è
soprattutto il realismo “fotografico” dei loro volti - colti e fissati ciascuno in
una delle loro espressioni più tipiche - a colpire chi guarda e a evidenziare la maestria
di una pennellata del tutto immune dal rischio di molta ritrattistica celebrativa:
quella di dipingere “maschere” piuttosto che persone. Irio Ottavio Fantini è stato
un grande maestro dei ritratti della nostra epoca, sempre “vivi” sia gigantografati
su una tela, che miniaturizzati nel bozzetto di un francobollo. Dozzine e dozzine
di suoi disegni sono stati trasformati in piccole opere d’arte filatelica, come ben
sanno i collezionisti di mezzo mondo, che grazie al “pittore del Vaticano” - come
tanti comunemente chiamavano Irio - conservano emissioni dell’Ufficio filatelico della
Santa Sede, ma anche francobolli realizzati per il Principato di Monaco e altri Stati,
a conferma dell’apprezzamento internazionale di cui godeva l’artista e che alcuni
anni fa gli aveva ottenuto il premio forse più prestigioso del settore, il “Cavallino
d’Oro” per la migliore opera originale riguardante la serie vaticana “I Papi e gli
Anni Santi 1300-2000”.
Del resto, le capacità di
Irio Fantini - sposato con Adriana - si erano affinate nel mondo del cinema e del
teatro, dove aveva lavorato come costumista e scenografo, realizzando manifesti per
importanti film (ricordiamo "I ragazzi del coro" di Robert Aldrich, "Gran bollito"
di Renzo Bolognini, "Caligola" di Renzo Rossellini). Talvolta scultore e molto più
spesso grafico e illustratore - ricordiamo, tra gli ultimi, i 50 disegni per “Roma
in valigia”, di Fabio Della Seta, esposti al Museo di Roma, alcuni dei quali poi donati
allo stesso Museo - Irio aveva avuto il dono di una poliedricità che non si esauriva
nell’ingegno che ogni volta guidava le sue mani su una delle piste dell’arte. Irio
usava anche lo strumento della voce per comunicare, dai microfoni della Radio Vaticana,
pensieri filtrati attraverso le pagine dei grandi autori che faceva rivivere al microfono.
Lo ascoltiamo per qualche secondo in una registrazione tratta da “I misteri” di Charles
Peguy, una pagina che parla dell’angoscia di Gesù sulla croce insieme al grido disperato
dei due ladroni:
“Gridò più di un dannato, la spaventosa
angoscia (…) clamore che stonò come bestemmia divina. Tutto era consumato (...) Così
i ladroni non gettarono che un grido che si spense nella notte. E Lui gettò il grido
che risuonerà sempre, eternamente, sempre. il grido che non si spegnerà mai, in nessuna
notte, in nessuna notte del tempo e dell’eternità”. Anche questo,
per il Maestro di ritratti Irio Fantini, era un modo di ritrarre i valori nei quali
credeva e che lo hanno sostenuto negli ultimi anni di lotta, dove bellezza e dolore
si sono sfidati fino all'ultima notte. Il “pittore del Vaticano” ha smesso di dipingere
ma ci ha lasciato il ritratto più bello, il suo.