2009-05-22 15:29:39

Vertice Russia-Ue: divergenze su sicurezza energetica e partnership orientale


Con forti divergenze tra le parti si è chiuso oggi, nell’estremo oriente russo, il 23.mo vertice tra la Russia e l’Unione Europea, dopo quello di Nizza del 15 novembre scorso. Il servizio di Anna Villani:RealAudioMP3

Restano alcuni nodi importanti, che vanno dalla sicurezza energetica alla politica commerciale, fino alla recente partnership orientale della Ue con sei ex Repubbliche sovietiche, che Mosca teme possa trasformarsi in una alleanza antirussa. Dall’Unione Europea la disponibilità a prendere in considerazione le proposte russe in merito alle forniture di energia, mentre Mosca ha rifiutato di concedere rassicurazioni contro nuove crisi del gas con Kiev, scaricando eventuali responsabilità sull'insolvenza ucraina. Medvedev ha invitato la Ue in particolare a definire un prestito bancario a garanzie delle forniture. “Se stiamo parlando di prestiti, lasciateci aiutare l'Ucraina a mettere insieme una rilevante quantità di denaro”, ha detto il presidente russo. Inoltre, nessun passo in avanti nel vertice russo-europeo di Khabarovsk sul fronte della sicurezza.

 
Al di là delle dichiarazioni di interesse da parte dell’Unione Europea, la proposta russa di un nuovo Trattato europeo in materia non ha registrato passi avanti. Medvedev non ha comunque rinunciato a rilanciarla. Nella conferenza finale, la Georgia è stata solo citata tra i temi discussi, ma nessuno dei leader è entrato nel merito. L'alto rappresentante Ue per la politica estera, Javier Solana, ne aveva parlato brevemente, ribadendo la posizione (negativa) della Ue sul riconoscimento da parte della Russia delle due regioni georgiane separatiste dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia. In definitiva, nel summit tenutosi nell’estremo oriente russo - detto "Eldorado" per la natura selvaggia e seguito da oltre 300 giornalisti di più di 20 Paesi - si è discusso di rinnovo della partnership con la Ue, energia, sicurezza, crisi economica e questioni internazionali: in parrticolare, rapporti con Iran, Afghanistan, Pakistan, Medio Oriente, Moldova e Georgia.

 
Ancora scontri nella capitale della Somalia
Un giornalista è stato ucciso stamani a Mogadiscio dai tiri incrociati di truppe governative in controffensiva e miliziani islamici ribelli. Un comunicato dell'Unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj) informa che la vittima si chiamava Abdirisak Warsameh Mohammed e lavorava a Radio Shabelle, network indipendente somalo. È stato ucciso dinanzi al popoloso mercato di Bakara. Il suo corpo - informa la nota nel Nusoj - è rimasto riverso al suolo per 45 minuti: i miliziani infatti sparavano contro chiunque tentasse di avvicinarvisi. Versioni contrapposte, intanto, sull'andamento della battaglia. ciò che è certo le truppe governative, ormai schiacciate da quelle dei ribelli, hanno tentato una controffensiva. Finora ci sarebbero una decina di morti e numerosi feriti.

Nigeria
Le forze armate della Nigeria hanno reso noto che 12 soldati risultano dispersi dopo una settimana di offensiva militare contro i ribelli del Movimento per l'emancipazione delta del Niger (Mend). Proprio oggi il Mend, attraverso un comunicato del portavoce, Jomo Gbomo, diffuso oggi per email alle agenzie di stampa internazionali, ha annunciato che 11 soldati sono caduti in un'imboscata la notte scorsa, poi uccisi da un piccolo commando. Non è chiaro se si tratti dello stesso gruppo di militari. Il Mend è stato, negli ultimi anni, autore di varie operazioni, compresi sequestri, contro il personale e gli impianti petroliferi di compagnie straniere nel Delta del Niger, accusate di sottrarre i proventi del petrolio alla popolazione locale.

Medio Oriente
Giornata di tensione ai margini della Striscia di Gaza, dove oggi si sono avuti tre incidenti di confine, nel primo dei quali due miliziani palestinesi sono stati uccisi dal fuoco di una pattuglia israeliana. Il primo episodio si è verificato a breve distanza dal valico commerciale di Kerem Shalom, nel settore meridionale della Striscia. Nel successivo scontro a fuoco - a breve distanza dal confine, all'interno della Striscia - sono stati uccisi i due miliziani.

Il Senato USA approva i fondi per le guerre in Iraq e Afghanistan
Il Senato ha approvato giovedì fondi per 91.3 miliardi di dollari per finanziare le guerre in Iraq e Afghanistan. In precedenza la Camera aveva approvato stanziamenti analoghi per 96.7 miliardi di dollari. Le due misure dovranno adesso essere armonizzate.

Obama - Guantanamo
Chiudere Guantanamo e sconfiggere Al Qaeda rispettando i valori base dell’ordinamento americano: è quanto ha ribadito il presidente statunitense, Barack Obama, parlando a Washington del progetto di smantellamento della base statunitense operativa a Cuba. Il Senato americano ha recentemente bocciato lo stanziamento di 80 milioni di dollari richiesti da Obama per mettere i sigilli all’installazione militare, dove attualmente sono detenuti 240 prigionieri accusati di terrorismo. C’è da dire che il ministro degli Affari esteri belga, in visita a Washington, ha detto stamani che il Belgio è pronto ad accogliere un certo numero di detenuti del carcere speciale, se verrà chiuso. Sulle parole del capo della Casa Bianca, ci riferisce nel servizio Elena Molinari:RealAudioMP3

Dopo più di due settimane di polemiche sulle sue decisioni di sicurezza nazionale, Barack Obama prende la parola e risponde alle critiche mossegli sia dai repubblicani che dai suoi compagni di partito. La chiusura di Guantanamo, per la quale il Senato gli ha negato i fondi, “è un pasticcio legale - ha ammesso - ma tenerla aperta crea ancora più terroristi”. Quindi, il presidente americano ha assicurato che nessun detenuto considerato pericoloso, verrà rilasciato. Alcuni saranno processati dai Tribunali federali, altri dalle Corti militari volute da Bush. E a chi lo accusava di voltafaccia, nel non volerle chiudere, Obama ha spiegato che, se riformate, sono il mezzo migliore per processare i prigionieri catturati in battaglia. Quanto alle foto di abusi commessi da americani in prigioni irachene ed afghane, il presidente Usa ha difeso la sua scelta di non pubblicarle per proteggere i soldati al fronte. Quindi, ha concluso che farà in modo che la sicurezza nazionale unisca e non divida. Non è d’accordo Dich Cheny: “Sulla sicurezza nazionale non c’è via di mezzo né possibilità di compromesso”, ha detto sempre da Washington, pochi minuti dopo Obama. L’ex vicepresidente ha difeso le decisioni dell’amministrazione Bush, comprese le tecniche dure di interrogatorio come il waterboarding che, a suo dire, hanno mantenuto l’America sicura.

 
Intercettazioni sul naufragio di 600 irregolari su coste italiane
La Procura antimafia di Bari ha seguito "in diretta", attraverso intercettazioni telefoniche, i commenti di trafficanti di esseri umani coinvolti nel naufragio di due barconi in legno, avvenuto a fine marzo scorso nelle acque tra l'Africa e l'Italia: nell'incidente morirono oltre 600 persone. Le intercettazioni sono in un'indagine della quale si è venuti a conoscenza oggi e nella quale si ipotizza il reato di strage colposa nei confronti di un uomo di nazionalità nigeriana. Questi ha più volte commentato al telefono le cause del naufragio con alcuni suoi presunti complici, non sapendo che la magistratura barese lo intercettava da tempo.

Immigrazione in Italia
L’Italia di oggi e la Germania di cinquanta anni fa: unite dal boom dell’immigrazione, ma divise da ragioni economiche e politiche. Ne parla il rapporto pubblicato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano nell’ambito di un progetto europeo. Viene sottolineato come in Italia l’immigrazione in quasi venti anni sia più che decuplicata, a dispetto di alcune normative e di un’economia che avrebbe dovuto disincentivarla. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

In Italia, gli stranieri sono quasi quattro milioni: in 18 anni, sono passati da essere lo 0,6 per cento della popolazione, al 6,5. Un incremento vertiginoso come quello registrato nella Germania degli anni ’50 e ’60, periodo in cui ad emigrare all’estero furono sei milioni di italiani. Tra i due Paesi però, ci sono profonde differenze: ad esempio, la crescita economica, estremamente lenta quella dell’Italia di oggi, e fortissima quella tedesca di allora. Tre le ragioni che hanno determinato, nonostante lo scenario, una crescita così elevata. Corrado Bonifazi del Cnr:

 
“Vengono gli immigrati perché l’Italia è un Paese ricco. Poi abbiamo delle tendenze demografiche per cui da 30 anni, il tasso di fecondità totale d’Italia è al di sotto del livello di sostituzione. Questo ha iniziato a comportare una diminuzione molto intensa delle popolazioni nell’età da lavoro. Abbiamo poi, ancora oggi, un sistema di welfare che non è in grado di rispondere ai bisogni della società che sta invecchiando a velocità elevatissima: oggi gli anziani non autosufficienti sono 2 milioni e 300 mila, quindi l’immigrazione è uno dei canali utilizzati per rispondere, in parte, a quelle che sono le esigenze del Paese”.

 
Anche il contesto politico è profondamente diverso. A differenza di quelli tedeschi, i governi italiani, da quando ha avuto inizio il flusso migratorio, hanno sempre cercato di limitare il numero degli immigrati:

 
“Il dibattito politico italiano non ha mai affrontato questo tema nella sua globalità, nonostante questa forte crescita che è avvenuta in maniera spontanea, attraverso, sostanzialmente, il sistema delle regolari regolarizzazioni. Ogni due, tre o quattro anni cioè, si è intervenuto per regolarizzare la situazione di persone che erano entrate irregolarmente in Italia o che soggiornavano irregolarmente”.

 
Polonia
In un messaggio in parlamento, il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha espresso oggi preoccupazione per la situazione economica del Paese ed ha accusato il governo del premier, Donald Tusk, di nascondere i fatti sulla reale situazione della crisi. “Le cattive notizie non possono essere nascoste all'opinione pubblica, la democrazia ha bisogno della verita”', ha detto il capo dello Stato sostenendo che la situazione si sta aggravando, gli investimenti diminuiscono, la produzione cala e la disoccupazione alla fine di quest'anno potrebbe raggiungere anche il 14% o il 16%. Il presidente ha criticato anche il progetto di ingresso della Polonia nella zona euro programmato dal governo per il 2012. Il messaggio del presidente, secondo i primi commenti, è in linea con la recente richiesta del partito di opposizione presieduto dal gemello ex premier Jaroslaw Kaczynski, che ha posto la fiducia per il ministro delle Finanze, Rostowski, accusato di essere troppo poco chiaro sullo stato delle finanze in Polonia. Due settimane fa, Rostowski aveva respinto le stime della Commissione europea secondo cui la crescita in Polonia nel 2009 sarà di meno 1,4%.

Sri Lanka - visita del segretario generale dell’Onu
Il capo del Palazzo di vetro di New York, Ban Ki-moon, sarà in Sri Lanka oggi e domani per fare il punto della situazione alla luce della fine della guerra, soprattutto rispetto ai rifugiati civili. Il segretario generale dell'Onu ha espresso “sollievo” per la fine della guerra in Sri Lanka, auspicando la soddisfazione delle necessità del popolo Tamil. L’India ha offerto aiuti economici al governo di Colombo per la ricostruzione e l'aiuto ai rifugiati. Le Nazioni Unite hanno chiesto al governo dello Sri Lanka di concedere accesso illimitato alle aree colpite dalla guerra, e soprattutto ai campi di accoglienza, per consentire alle organizzazioni umanitarie di proseguire a fornire gli aiuti necessari. Intanto, il Ministero della difesa fa sapere che nell'ultima fase dello scontro con l'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), oltre seimila militari sono morti e quasi 30 mila sono rimasti feriti. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato fra gli 80 e 100 mila morti (settemila solo da gennaio) e quasi 300 mila rifugiati interni. Resta da dire che, secondo la stampa locale, il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, sull'onda del successo ottenuto contro l'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte), sta per indire elezioni legislative anticipate. Il parlamento, eletto il 2 aprile 2004, è formalmnte in carica fino all'aprile 2010.

In India la Corte sentenzia: a 18 anni la donna libera di scegliersi il marito
Qualsiasi ragazza, compiuti i 18 anni di età, è libera di scegliere l’uomo della sua vita. Lo stabilisce una sentenza della Corte suprema indiana, che aggiunge pure che, laddove i genitori, non fossero d’accordo con la scelta della figlia possono “troncare i rapporti con lei ma non minacciarla, costringerla o torturarla”. In India, la “regola” locale è che siano le famiglie a preparare i matrimoni. La sentenza è seguita alla vicenda di una giovane indù, convertitasi due anni fa all’islamismo. Da allora la famiglia, infuriata, non le aveva dato più tregua al punto da costringerla a ritornare a casa per darla in moglie ad un indù. La ragazza è fuggita ed è ritornata dal suo sposo. I giudici del massimo tribunale le hanno dato ragione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

 Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 142

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