Sri Lanka: la Chiesa in prima linea nell’assistenza agli sfollati
Nei giorni in cui ancora si celebra la vittoria sulle Tigri Tamil dopo circa 28 anni
di conflitto, la Chiesa dello Sri Lanka rivolge le sue preoccupazioni alle migliaia
di feriti e sfollati civili tamil, la cui sorte continua ad essere incerta, e guarda
alla ricostruzione della pace e alla riconciliazione nazionale. Questo stesso spirito
anima i cristiani di tutto il Paese come confermano le parole di padre Nihal Ivan
Perera, sacerdote di Negombo, che nella messa di domenica scorsa ha sottolineato la
necessità di sanare le ferite profonde che devono cicatrizzare da entrambe le parti,
esortando i fedeli a offrire cibo ai rifugiati, secondo quanto rende noto la Zenit:
“E’ nostro dovere come cristiani prenderci cura dei nostri fratelli”. Nel nord del
Paese, a Vavuniya, nel cuore della regione devastata dai combattimenti, padre Emilianuspillai
Santhiapillai, parroco della chiesa di Sant'Antonio, ha parlato ai fedeli del soccorso
alla “popolazione civile, che vive grandi sofferenze”. In India, l'Arcivescovo di
Madras-Mylapore (Stato del Tamil Nadu), monsignor Chinnappa, ha espresso la propria
preoccupazione per gli sfollati, ricordando che “devono essere rispettati i diritti”
dei tamil originari del sud dell'India che vivono nello Sri Lanka da secoli, così
come quelli delle altre popolazioni dell'isola. Da parte sua, il portavoce del Consiglio
dei vescovi cattolici del Tamil Nadu e direttore della Commissione statale per le
minoranze, padre Chinnadurai, ha chiesto che i colpevoli del “genocidio di civili
innocenti” siano identificati e puniti. Anche Papa Benedetto XVI ha pregato questa
domenica a San Pietro per le “migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra
ha tolto anni di vita e di speranza”, rivolgendo un appello “alle istituzioni umanitarie,
comprese quelle cattoliche”, a “non lasciare nulla d’intentato per venire incontro
alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi”. Intanto, secondo l'Onu,
più di 200 mila rifugiati civili sono ammassati nei campi del Governo, in condizioni
sempre più critiche. Mentre la Caritas ha segnalato che devono essere ancora compiuti
alcuni passi prima che la Nazione possa dichiarare la pace. Tra questi il miglioramento
delle condizioni di vita negli accampamenti di sfollati e l'aiuto alle persone che
sono rimaste senza casa perché possano ricostruire la propria vita. La Caritas ha
inoltre dichiarato che i campi non rispettano le norme internazionali in materia di
sicurezza e condizioni di vita, e che famiglie traumatizzate continuano ad essere
divise. L’organizzazione cattolica ha anche evidenziato che a quanti sono stati costretti
a fuggire dalle proprie case deve essere garantito il diritto di tornarvi. Quello
che serve ora secondo la Caritas è soprattutto un clima di giustizia che risponda
alle necessità di tutti gli abitanti dello Sri Lanka, inclusa la minoranza tamil,
che rappresenta il 18% della popolazione. (M.G.)